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Ironia della sorte che una delle esperienze italiane del jazz contemporaneo più quotate e apprezzate all’estero sia quasi del tutto anonima e sconosciuta in patria e persino bistrattata nei circuiti festivalieri nostrani. Per di più una big band, un’orchestra dedita all’esplorazione armonica e all’avanguardia prima che all’improvvisazione, al metro della contaminazione e allo studio, prima che all’espediente del virtuosismo fine a se stesso. Parliamo dell’Italian Instabile Orchestra, creatura multiforme nata nel 1990 dal soffio vitale del trombettista pugliese Pino Minafra, già allievo di Nino Rota e astronauta solcatore dei più grandi palcoscenici europei e mondiali. Accanto a lui compagni di viaggio altrettanto preziosi come Riccardo Bergerone, Vittorino Curci, Bruno Tommaso e in questa opera seconda dal titolo enigmatico Litania Sibilante (anagramma di Italian Instabile) anche ospiti d’eccezione come il trombettista Enrico Rava, il fisarmonicista Antonello Salis ma anche il giovane trombettista Alberto Mandarini (reduce dall’orchestra di Paolo Conte). Avanguardia, orchestrazioni complesse, l’etno jazz che fa sentire un po’ d’Italia e del suo profumo al mondo intero, si mescolano all’unisono a un estro che più che ricordare esperienze di complicazione estetica di matrice nordeuropea riporta al Mediterraneo, al Sud Italia, al sarcasmo intenzionale, a Miles Davis. Un disco anarchico ma non violento, visionario ma mai ostico, melodico ma mai mainstream. A vent’anni di distanza, un lavoro che appare seminale e rappresentativo e che l’Italia del jazz riscoprirà forse un giorno, quando comincerà a elevare musicisti e compositori del genere a vessillo della propria tradizione musicale e culturale. Nello stesso anno l’orchestra collaborò con il pianista Cecil Taylor in Italia al Talos Festival, diretto dal maestro Minafra nella sua città natale di Ruvo di Puglia.
GENERE: Experimental Big Band
PAESE: ITALIA
LABEL: ENJA (2000)