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Tangk – Idles

idles-tangk-album-coverDalla rabbia con amore. Dal rumore del rancore alla pace del cuore. Dall’hard-core punk all’alt-rock più innovativo dell’ultimo decennio. Da Ultra Mono a Tangk passando per il transitorio Crawler! gli Idles completano la metamorfosi del loro suono. Il tornado è ingabbiato, il fuoco è domato ma non spento. L’impeto propulsivo di Mark Bowen trova equilibrio tra le magie elettroniche radioheadiane di Nigel Godrich e le intuizioni hip-hop di Kenny Beats. Questa catarsi sonica è stata sincrona anche alla svolta delle tematiche testuali: si passa dalla mascolinità tossica, dal razzismo, dalla follia della Brexit ad una ritrovata pace interiore aggrappata all’unica salvezza terrena che è l’Amore. Sì! Attraverso il suono onomatopeico (“Tangk“) dei suoi groove taglienti, la band di Bristol ha scolpito la pietra grezza dell’oscurità umana portando alla luce degli affreschi di resistenza sentimentale. Con IDEA 01 si comincia subito nel flusso di coscienza di Talbot, un immagine lucida di disperazione passata, raccontata attraverso un affiorante arpeggio di piano, ipnotico alla Satie, intrecciato ad una grancassa cardiaca… gli spettri che ritornano sempre a ricordarci la radice della nostra rabbia. Gift horse è il risveglio sudato dalla scena di subconscio precedente, riconosciamo le frustate sulle sei corde di Bowen mentre Talbot con un cantato quasi hip-hop manda al diavolo il Re in nome dell’Amore. Questo mantra dell’Amore ritorna nelle stesse atmosfere rappate di POP POP POP. In Roy si attua la trasformazione: i grooves di noise diventano bridge di chitarre cristalline e la voce di Talbot si muta melodicamente seventy ed ipnotizza in un crescendo di rara bellezza. Gospel è la ballata che scorre dritta fino alle ossa. Tra accenti di piano melanconici e corde di violino pizzicato, scopriamo che la voce di Talbot non è nata solo per cantare usando l’urlo. Spasmi della vita passata sono sempre dietro l’angolo ed ecco che in Dancer risorge l’impeto e l’assalto degli Idles, dove su una sola nota del basso di Bowen Talbot compie l’incesto del punk con l’hip-hop. Grace è la canzone d’Amore del 2024, il mantra “Love is the Thing” resterà. Come resterà quel suo incipiente senso di esplosione soffocata che regala un’alba sonora intorno ad  un sinuoso basso senza tempo. E Chris Martin l’ha capito bene,  cedendo i diritti del video di Yellow che è proprio, rispetto a Grace, quel polo opposto della canzone d’amore. Il disco approda ad un quartetto di brani che ci indica la strada dei nuovi Idles, dove emerge la versatilità vocale di Talbot, che lascia il registro dell’urlo e si muove in strutture più melodiche, meno rumorose e più ritmate, ricche di sfumature come accade principalmente in Jungle e Gratitude. Uno struggente e memorabile sassofono chiude Monolith, l’ultimo brano del quinto lavoro in studio degli Idles e ti viene voglia di riascoltarlo di nuovo. A volte l’ambizione di commistionare generi conduce a miscele esplosive. Tangk è il frutto di un percorso verso l’originalità creativa muovendosi tra passato e presente guardando a nuovi orizzonti rock. Abbiamo bisogno di band rock che osano come gli Idles.  Tangk è un album che resta impresso nell’anima, ha un altro linguaggio per parlare dell’unica cosa che ci è rimasta: l’Amore.

Credits

Label: Partisan – 2024

Line-up: Joe Talbot (lead vocals) – Adam Devonshire (bass guitar, backing vocals) – Mark Bowen (lead guitar, production) – Jon Beavis (drums) – Lee Kiernan (rhythm guitar).

Tracklist:

01. IDEA 01
02. Gift Horse
03. POP POP POP
04. Roy
05. A Gospel
06. Dancer
07. Grace
08. Hall & Oates
09. Jungle
10. Gratitude
11. Monolith
Link: Sito Uffciale.

Grace – Video

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