Home / Recensioni / Album / Niente di nuovo tranne te – Andrea Satta

Niente di nuovo tranne te – Andrea Satta

SAN113LP_12Dprint_A quasi dieci anni dall’ultima prova dei Têtes de Bois, Andrea Satta approda al suo primo album da solista, Niente di nuovo tranne te, assieme ai vecchi compagni di strada e ospiti di lusso come Paolo Benvegnù, Daniele Silvestri e Giovanni Truppi, complice la produzione artistica del polistrumentista Giorgio Maria Condemi, che gli consente di comporre una raccolta di  canzoni nuove quanto in linea con la sua storia, mettendo a nudo i suoi drammi personali e nello stesso tempo narrando con discreta lucidità le derive delle vite di tutti, lette dall’osservatorio particolare di un cantautore che di giorno fa il pediatra nella periferia di Roma. Coupon, da cui è tratto il cortometraggio omonimo per la regia di Agostino Ferrente, getta uno sguardo sarcastico al consumismo con un rock andante preso in prestito al White album, con in mente Battisti Mogol di Ma è un canto brasileiro e un middle eight squisitamente sixties che andrebbe a braccetto con i Lovin’ Spoonfool di Do you believe in magic, ma anche con l’Equipe 84. E da quell’orizzonte di riferimenti sentimentali di Andrea arriva il romanticismo sofferto di Bellissima, sorniona dichiarazione d’amore che riecheggia la spontanea curiosità di Bruno Lauzi, la sua enfasi misurata, il coraggio malinconico di usare parole anche smielate ma alleggerite dall’ironia di un parapapà in chiusura di frase. Si arriva al complesso cantautorato di Dalla in Abbi pazienza, con l’aiuto urlato di Giovanni Truppi, che graffia grintoso fino al loop del ritornello che affonda in un vortice calante e infiammato. Si danza un tango circense in Amore al centro commerciale, sfilata andante di fiati frondosi e piatti spumeggianti per uno che ha suonato nella vasca delle otarie allo zoo. L’inquietudine urbana prende il sopravvento nel noir retrò di Selfie, in cui le genialate del Dalla di 1999 convivono con suoni industriali, marchingegni scordati e bassi claustrofobici in cui annega il rimpianto: avrei dovuto fare, avrei dovuto dire, avrei dovuto avere, avrei dovuto essere, avrei dovuto, ma. In fondo non è così importante il dovere, infatti, Che meraviglia, finalmente sono finite le vacanze, si torna a gioire dei piccoli gesti quotidiani al ritmo di un’acustica bucolica e un sognante ritornello corale che stappa l’assolo di chitarra memore di Gilmour e di Ivan Graziani. Eppure anche l’ambito sicuro del proprio habitat può iniziare a ruotare al rovescio e allora Suonano le sirene, scritta da Satta e Condemi, annunciando la discesa rovinosa nel caos, dove tutto ha smarrito il senso, per questo suona meravigliosamente ironica l’irruzione di Paolo Benvegnù che intona il più improbabile degli alleluia inneggiando alla primavera. Ed è proprio lì che Maddalena aspetta l’autobus, accompagnata da una chitarra acustica in odor di bossa nova e calde scosse caraibiche di timbales, in duetto con la voce di Daniele Silvestri, glissati e melodie fischiate come in un vecchio film romantico. La nevrosi torna con una nuova crisi e scivola nel ritmo sincopato di un lieve reggae desertico e asfissiante ne Il meccanico, incredulo e sprezzante analista di una psiche tormentata dalle sue onomatopeiche ossessioni, che finisce per subirne l’indesiderato contagio in drammatico instant karma, trasfigurando l’Addio a Cheyenne che va a morire dissanguato lontano dagli occhi di Claudia Cardinale. La coppia Satta Condemi affina le armi anche in Hobo Sapiens, combat folk a corde tese e un giro armonico claustrofobico da cui si esce in crescendo agitato, tra ronzii urticanti e bassi pulsanti, a raccontare una deriva di alienazione urbana sepolta dall’indifferenza contemporanea. Per ritrovarsi bisogna scavare nelle proprie radici, Cosa Ti Ricordi Di Tuo Padre, una domanda piena di risposte a cui aggrapparsi come ossi di seppia, di momenti banali oppure eroici, la ragazza del Pireo era sua, fischiettando una marcetta da scolaretti proprio l’attimo dopo in cui arrivò la notte che non ce la faceva più. Per questo la risposta definitiva non può essere che Io Amo Te, in mezzo al traffico, solo in mezzo alla gente, tra le mille luci delle metropoli, voce distante che non passa dalle corde vocali, risuona soltanto nella mente, solcata da trombe di requiem, chitarre sibilanti e malate come in Syd Barrett. Potremmo restare con l’amaro in bocca, non fosse che Andrea Satta dimostra così di avere ancora i polmoni per far girare il suo palco a pedali.

Credits

Label: Santeria – 2023

Line-up: Andrea Satta (voce) – Giorgio Maria Condemi: chitarre, batterie, basso, banjo) – Angelo Pelini (pianoforte) – Matteo Scannicchio (pianoforte in “Suonano le sirene”) – Simone Padovani (percussioni in “Maddalena”) – Giovanni Truppi (voce in “Abbi Pazienza”) – Daniele Silvestri (voce in “Maddalena”) – Paolo Benvegnù (voce e chitarre in “Suonano le sirene”) – Carlo Amato (basso) – Luca De Carlo (tromba in “Io amo te”) – Elvin Dhimitri (violino) – Ilia Kanani (viola) – Eszter Nagypal (violoncello) Mauro Ottolini (fiati) – Agnese Ermacora (coro in “Che meraviglia”)

Tracklist:

  1. Coupon
  2. Bellissima
  3. Abbi pazienza
  4. Amore al centro commerciale
  5. Selfie
  6. Che meraviglia
  7. Suonano le sirene
  8. Maddalena
  9. Il meccanico
  10. Hobo Sapiens
  11. Cosa Ti Ricordi Di Tuo Padre
  12. Io Amo Te.

Link: Facebook

Ti potrebbe interessare...

Genesis - The Lamb

The Lamb Lies Down on Broadway – Genesis

All’uscita di The Lamb lies down on Broadway, il 22 novembre del 1974, Peter Gabriel …

Leave a Reply