Hatful of Hollow – The Smiths

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Vero è che degli Smiths qualunque disco meriterebbe un posto nella soffitta polverosa del Voyager3, che, per chi se lo fosse perso, è il nostro personalissimo baule cosmico discografico da restituire al futuro, terrestre e non. Partiamo da questo Hatful of Hollow, venuto alla luce nel novembre del ’84, di fatto una raccolta e forse un disco minore nell’economia globale della loro discografia, ma di certo un lavoro autentico, nella cui essenza brulica effervescente l’anima più vera dei nostri. Si tratta, di base, di una collezione di brani provenienti dalle sessions realizzate per BBC Radio 1 nel 1983, nelle preziose comparsate radiofoniche nelle trasmissioni di John Peel (voce storica della radio inglese) e David Jensen (il presentatore del Top of the Pops d’oltre manica). A queste si aggiungono alcuni singoli che appartengono alla primissima era smithsiana (da molti, sino ad allora, considerata la band dei singoli), tra cui Hand in Glove, offerta qui nella sua veste originaria anziché nell’arrangiamento finito su The Smiths; e poi una serie di b-sides (tra cui Girl Afraid e How Soon is Now?) e un pugno di brani, tra i loro più rappresentativi, pubblicati qui per la prima volta (tra cui Heaven Knows I’m Miserable Now e la celeberrima Please, Please, Please Let Me Get What I Want). La verità è che Morrissey non era per nulla contento della produzione e del suono raggiunto con il loro primo disco omonimo, pubblicato solo nove mesi prima nel febbraio dello stesso anno. E anche se quella poca distanza scontenterà il compagno Marr, per nulla convinto dell’operazione di questa raccolta, questo Hatful of Hollow, concentrato di potenza esecutiva e libertà espressiva, resterà, di fatto, l’occasione per cancellare quei mesi di mal di pancia e accontentare, al contempo, i tanti che sarebbero diventati loro fan proprio con quelle sessioni. Ed è una operazione che all’occhio dei posteri appare davvero fresca e autentica, non foss’altro per la presenza inedita in tutto lustro di un brano che è una pagliuzza d’oro: quella How Soon is Now?, in precedenza tanto osteggiata dalla Rough Trade e relegata soltanto a b-side di William, It Was Really Nothing, che qui splende invece come gemma preziosa e rara. In Hatful of Hollow è nel complesso sorprendente la caratura eccelsa e luminosa di Jonny Marr e il genio e il virtuosismo bassistico di Andy Rourke, tasselli di quel mosaico che stava per diventare leggenda. Nessuna scusa, qui nasce il mito: sia sul piano live che d’arrangiamento il disco è indimenticabile, e già prima ancora della loro agognata maturità stilistica, la band si esprimeva già a livelli eccelsi. Le copertine dei dischi degli Smiths raffigurano sempre divi cinematografici e icone generazionali, componendo negli anni un immaginario sospeso tra intimismo e culto iconico: qui l’omaggio è al musicista Fabrice Colette, fotografato da Gilles Decroix per il quotidiano francese Libération (in realtà esistono cinque diverse versioni di questo disco, le prime tre con copertina apribile).

 

GENERE: Jangle Pop, Indie Pop
PAESE: UK
LABEL: ROUGH TRADE (1984)

 

 

 

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