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Stiamo cercando il mondo – James Senese

stiamo cercando il mondo - cover_hdCon un titolo come Stiamo cercando il mondo, sintesi di smarrimento globale e speranzoso impegno, non si poteva non raccontare sulle pagine di LostHighways il nuovo album di James Senese, che arriva ad appena due anni dal precedente James is back, segno di una vitalità artistica che non si rassegna al trascorrere del tempo, ai cambiamenti inafferrabili del mondo contemporaneo. Col fidato e solido accompagnamento della ritmica quadrata della batteria di Fredy Malfi, specialista in pattern poliritmici che reggono con disegno articolato battiti pulsanti, James si lancia a far quasi tutto da solo, sovrapponendo voci, spremendo il suo tenore, intrecciando tastiere e linee di basso, mettendosi in gioco ancora una volta. Quanti musicisti avrebbero l’ardire di iniziare un album con la dissacrante, sfrontata autoironia di Muscio muscio? La gioia di suonare e fare musica, “perché ogni tanto bisogna anche ricordarsi di sorridere” dichiara James, che fa conti esilaranti con la propria vecchiaia, l’intimità, il sesso, dialogando col corpo su un ritmo brioso onomatopeico e incalzante. Con un pathos che ricorda Children of Babylon nella versione dei Bisca 99Posse, la drammatica Senza libertà segna forse il punto più alto dell’album, invocazione appassionata e lamento funebre, “l’America è vecchia, Milano è luntana, sanghe perduto ‘e na terra fernuta“, solcata da un tema orientale di sintetizzatore che sanguina come una ferita aperta e squarcia le carni sotto le bombe di tasti gravi di piano, con parole di brace ardente, “c’annascunnimme ancora, senza libertà, senza l’ammore, senza futuro“, paura paralizzante d’incubi di guerra alle porte, disperazione e morte. Ma James non è certo uno che si arrende, così anche se non sembra più ‘ngazzate niro o comunque non ha più bisogno di dirlo, crede ancora all’amore, e lo canta nelle trame sospese di Ancora ancora, cercando in punta di piedi di ricucire un rapporto finito, nella traccia più verbale del disco. Sviluppata su un solo accordo ritmicamente sgrattugiato, Abballa abballa mette in piedi un coro di voci metropolitane, mezze sbronze, che si rincorrono con sussurri, grida e armonizzazioni sul groove, e un ritornello di inglese impastato e caldo che porta Napoli nella grande tradizione della black music. Territorio in cui naviga comoda la title track, con suadente soul dalle lente umettate cadenze, un po’ crooner un po’ Barry White: Stiamo Cercando Il Mondo sembra vinta da imbattibile torpore mentre afferma a chiare lettere di non riconoscersi “in un mondo che non c’è“, scagliandosi al rallentatore, contro una società che ha barattato la libertà con l’assuefazione, credendo quello che non c’è. È il punto di svolta dell’album, che dopo aver sparso con parsimonia frasi semplici e dirette, rinuncia a parlare, manifestando dissenso solo coi suoni di quattro strumentali, sapientemente orchestrati per le evoluzioni misurate del sassofono di James, che parla senza dir nulla, tace dicendo tutto. E parte col ritmo sudamericano di El Popo, retto da un arioso disegno di charleston in levare solcato da colpi dei tom, il sax di Senese dispiega le sue carte sul tavolo mostrando un brillante full che ribadisce le doti di strumentista che ha fatto la storia del jazz (quanto avrà amato questi fraseggi Daniele Sepe). Resta nel continente latino anche Cocobumbubao che omaggia la passionale audacia di Gato Barbieri, affilando le lame della tensione melodica con sofferta sottrazione e silenzi tra le frasi ripetute di un tema che si concede un ultimo tango a Parigi. L’isola di niente, che non ha nulla a che vedere con la PFM, guarda al miglior cantautorato nostrano tra Dalla e Daniele, rinvigorita dal basso fluido di Rino Calabritto e da un riff per una sei corde che non c’è eppure affretta la dinamica del brano, mentre il sax di Senese affronta il tema melodioso di una voce cristallina, divagando in concisi assoli di synth e pianoforte. E forse la ricerca si conclude fiduciosa nel messaggio d’amore spirituale di Jesus is love che rimanda alle ballads di Coltrane e ai classici del jazz anni ’60, le sue strutture minimali eppure complesse, come i cambi di chiave che movimentano la progressione armonica del brano preparando l’ascesa delle note del sax, lanciate con garbo delicato dalla campana d’ottone puntata al cielo. Che altro si può chiedere a James?

Credits

Label: Arealive srl – 2023

Line-up: James Senese (Sax tenore, synth EWI, tastiere, voci, basso) – Rino Calabritto (Basso) – Fredy Malfi (Batteria)

Tracklist:

  1. Muscio Muscio
  2. Senza Libertà
  3. Ancora Ancora
  4. Abballa Abballa
  5. Stiamo Cercando Il Mondo
  6. El Popo
  7. Cocobumbubao
  8. L’isola Di Niente
  9. Jesus Is Love


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