Home / Recensioni / Album / Butterfly 3000 – King Gizzard & the Lizard Wizard

Butterfly 3000 – King Gizzard & the Lizard Wizard

KGLWI KGLW sono come giocatori di scacchi e i loro album i pezzi sulla scacchiera, ciascuno con la propria forma, il proprio nome, la propria mossa che gli consente di muoversi in maniera precisa tra le caselle esplorando le infinite combinazioni di schemi predeterminati. Senza inventare nulla (ma chi lo fa?), esplorano con inventiva le possibilità dei pezzi sulle caselle bianche e nere, tenendo fede ad una personale visione di gioco, salda come una partita alla siciliana. Con ben 18 album in 9 anni la band australiana ha messo sul tappeto un campionario di soluzioni e intuizioni mostrando una padronanza musicale fuori dal comune e una invidiabile capacità di scrittura. La stessa bizzarra ragione sociale, che gioca con il soprannome di Jim Morrison, Lizard King, ma richiama inconsapevolmente l’album Lizard dei King Crimson, fornisce un’indicazione delle fonti primarie della band e del loro approccio irriverente alla musica, sotto la guida del poliedrico multistrumentista Stu Mackenzie, autore della maggior parte dei brani. Con quest’ultima prova, immaginata scherzosamente come una visione dal futuro (l’avviso sulla pagina Bandcamp recita “Recorded by King Gizz in the year 3021″), il combo australiano indaga i territori di una sognante indie-tronica dalle derive psichedeliche, spesso presenti nella vasta produzione del gruppo, e sembra quasi impossibile che si tratti della stessa formazione che appena due anni orsono si cimentava con le ruvide asprezze del metal nell’album Infest the rats’ nest. Ed ecco che il nuovo album si apre invece con una Yours che discende direttamente da Computerwelt dei Krafwerk e da E2-E4 di Manuel Göttsching, per restare nella metafora scacchistica, con una spensieratezza spigliata che azzera tutte le asprezze kraut in una giostra psichedelica che è il filo conduttore di tutto Butterfly 3000. Una suite imprevedibile dove le carte si mescolano continuamente come ad un thè col Cappellaio matto, dove è facile che nel fraseggio orientale di Shanghai si innestino dei falsetti efebici che rotolano nel vortice pop di Dreams con le sue stramberie cicliche in linea coi Fiery Furnaces. Cerchi che si tramutano attraverso lo specchio nella distopia di Blue Morpho, che sviluppa il solare riff di tastiera del brano precedente annegandolo in una coltre di oscuri presagi. E dal buio risorgono come la Fenice le chitarre acustiche di Interior People e la leggerezza di un gustoso pop anni ’80 dalle venature esotiche sognanti, in cui si infila il tema di Shangai come a segnare un nuovo capitolo della storia che però conduce alla coda space rock in stile Hawkwind. Lo scampanellio che introduce Catching Smoke rinnova ulteriormente i legami con la scena krautrock, che la band mette improvvisamente da parte in uno sviluppo ritmico e armonico che richiama le forme più complesse di Prince in un funk pop caleidoscopico e sperimentale, in cui l’elettronica serve più che altro a fornire suoni diversi alle note suonate dai musicisti sempre imbracciando strumenti anziché cliccando col mouse. E questo avviene anche quando 2.02 Killer Year ci porta in un rarefatto universo di dub sintetico e vocalizzi sincopati, con accenni hip-hop e derive trance. Il rientro delle chitarre, accompagnate da cori degni dell’ultima St. Vincent, scatena un brioso riff sinusoidale in Black Hot Soup girandola psichedelica che aggiorna le sovrapposizioni lisergiche dei Grateful Dead con la spigliatezza acida dei Flaming lips e la ruvida compattezza dei Black Mountain. Ya Love dopo un’intro alla morricone si trasforma in un mantra sillabato da beat generation, tastiere vintage, drumming corposo e middle eight imbevuti di swingin’ London, quasi floydiani, che sfociano nel pulsante epilogo Butterfly 3000 che riassume, nella migliore tradizione dei concept album, tutte le istanze e i temi messi in campo dalla band in una breve “underture” resa elegante dal morbido piano sul fondo, prima d’esser squassata da crepitanti esplosioni chitarristiche. È di questi giorni l’annuncio di un remix in uscita il prossimo 21 gennaio che coinvolge ben 21 artisti, tra i quali Flaming Lips, Peaches e Kaitlyn Aurelia Smith, ognuno dei quali rileggerà un brano dell’album, di Blue Morpho ad esempio si potranno ascoltare addirittura cinque versioni diverse. Insomma, i King Gizzard & the Lizard Wizard sono inarrestabili e assolutamente da tenere d’occhio, chissà cos’altro bolle in pentola.

Credits

Label: KGLW – 2021

Line-up:
Stu Mackenzie (vocals, tracks 1–4, 6–10; synthesiser, tracks 1–10; mellotron, tracks 1–4, 7; acoustic guitar, tracks 1, 2, 4, 6, 8, 9; bass guitar, tracks 1–6, 8, 9; drums, tracks 1, 4, 6, 9, 10; piano, tracks 2, 6; wurlitzer, track 4; percussion, tracks 6–8) – Michael Cavanagh (drums, tracks 1–10) – Cook Craig (synthesiser, tracks 2, 6, 8–10; electric guitar, tracks 6, 8; percussion, track 8; mellotron, track 9; bass guitar, tracks 9, 10) – Ambrose Kenny-Smith (vocals, tracks 1, 2, 6–9; percussion, tracks 1–4, 6–10; harmonica, track 1; saxophone, track 4) – Joey Walker (vocals, tracks 5, 6; acoustic guitar, tracks 5, 6; electric guitar, tracks 5, 6; synthesiser, tracks 5, 6; keyboards, track 5)
Production

Tracklist:

  1. Yours
  2. Shanghai
  3. Dreams
  4. Blue Morpho
  5. Interior People
  6. Catching Smoke
  7. 2.02 Killer Year
  8. Black Hot Soup
  9. Ya Love
  10. Butterfly 3000


Link: Sito Ufficiale
Facebook

Ti potrebbe interessare...

IMG_5040

Sprecato – James Jonathan Clancy

La notte dell’anima non ha confini. Il castello del nostro Io più profondo non potrà …

Leave a Reply