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Crawler! – Idles

crawler_idlesLe dipendenze, le debolezze di oggi sono figlie dei traumi di ieri. Ad un passo dal baratro abbiamo sempre la possibilità di aggrapparci a quel ramo secco nel terreno di una vita che in fondo resta ancora bella da vivere. Questo è il nucleo principale del quarto album in studio degli Idles. Un seguito più introspettivo, riflessivo dell’ acclamato capitolo precedente Ultra Mono. In Crawler! c’è tanta sperimentazione, si esplorano le potenzialità del post-punk contaminandole con altri generi, dal grim al glam. Il mood complessivo del disco è un’incipiente oscurità, improvvisa immobilità… un lento strisciarsi a terra verso la sopravvivenza dai propri errori.  Il leader Joe Talbot lancia un approccio narrativo nella scrittura: parte dal suo trauma personale (una madre alcolista che ha dovuto accudire da giovane, The Wheel) per approdare all’ammissione della sua dipendenza da droghe e alla sua sopravvivenza per un pelo, usando la metafora di un incidente, quella di quel motociclista che ha visto cadere dalla moto accanto  alla sua auto in quella notte di febbraio, come racconta nella prima traccia MTT 420 RR. Quindi questa danza della disperazione prosegue in tutto il disco. In brani come The Wheel questa danza è più pesante, rimbobante in altri, in When the Lights Come On diventa più ipnotica, ciclica a rappresentare la ripetitività delle cattive abitudini (es. continuare a cercare l’apparente felicità delle feste notturne anche quando sei fuori tempo massimo con l’età). In Car Crash siamo davanti ad un mantra post-sbornia, c’è tanta sperimentazione di suoni. The New Sensation è la più politica, scritta di getto contro Rishi Sunak che durante la pandemia suggeriva di trovare nuovi lavori per gli artisti. La sperimentazione degli Idles raggiunge il culmine con The Beachland Ballroom, dove arriva la miscela impossibile, l’attitudine post-punk che si incrocia con un valzer rock ‘n’ roll ispirato agli anni ’50. Qui Joe Talbot ci dimostra di non essere solo un indiavolato urlatore ma anche un notevole cantante melodico da colori quasi soul-blues. In Crawl! è il punto di svolta di questo flusso di coscienza interiore, si giunge all’autorealizzazione dei propri limiti e alla sfida per superarli e conviverci al tempo stesso. Alla fine “Nonostante tutto, la vita è bella” come Trotsky scrisse sul proprio diario, prima del suo assassinio, quando sapeva che era stato messo nella lista nera di Stalin ed aveva ammirato sua moglie nel giardino (The End). Con questo disco la band di Bristol si è superata, è il classico esempio di come si possono tirare fuori nuove idee da generi rock del passato come il post-punk. Crawler! è un album di rock ancora vivo, non piegato alle logiche dello stream  e del click. Un disco che suona dannatamente forte, senza compromessi, che ci aiuta a brancolare nel buio dei nostri abissi, accettando il walking dead che è in ognuno di noi.

Credits

Label: Partisan – 2021

Line-up: Joe Talbot (lead vocals) – Adam Devonshire (bass guitar, backing vocals) – Mark Bowen (lead guitar, production) – Jon Beavis (drums) – Lee Kiernan (rhythm guitar).

Tracklist:

1. MTT 420 RR
2. The Wheel
3. When the Lights Come On
4. Car Crash
5. The New Sensation
6. Stockholm Syndrome
7. The Beachland Ballroom
8. Crawl!
9. Meds
10. Kelechi
11. Progress
13. Wizz
14. King Snake
15. The End
Link: Sito Uffciale.

The Beachland Ballroom – Video

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