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Asperities – Julia Kent

recensione_JuliaKent-Asperities_IMG_201512L’archetto è una lama affilata. Lentamente, sfiorando la pelle, incide la sua storia nel più profondo anfratto della carne.
L’ampia sala vuota di una casa in cima ad un colle (Hellebore). Una donna avanza a passi dolorosi verso la finestra dalle tende consunte. La testa un nido di pensieri gravosi, mentre la fronte si adagia sul vetro. Il suo corpo è un violoncello dilaniato dall’attesa (Lac des arcs), in contemplazione, dietro l’infisso legnoso, degli alberi che perdono foglie sotto il cielo grigio d’autunno. Una fiera solitaria (The leopard) attraversa il bosco spoglio in muta processione, attratto dai raggi di un pallido sole. La segue, annunciata da un fischio da western di Leone, una truppa priva di insegne (Flag of no country), sconfitta, che cede il passo alle orde nemiche che mettono tutto a soqquadro in Terrain, travolgendo anche la pura invocazione di una superstite. Restano le macerie di Empty states e gli echi delle onde di un mare lontano da cui qualcuno ritorna inatteso e i suoi Heavy eyes si riempiono del dramma vissuto in cerca di un abbraccio. Qualcuno venuto a portar via la protagonista (Invitation to the voyage), i corpi si incontrano, si accarezzano, lacrime li solcano, si stringono, nulla dovrebbe separarli, ma la Tramontana torna a soffiare tra gelidi versi di gabbiani, riportando l’amante negli abissi del mare.

Credits

Label: The LeafLabel (2015)

Line-up: Julia Kent (cello, electronics, found sounds)

Tracklist:

  1. Hellebore
  2. Lac des arcs
  3. The leopard
  4. Flag of no country
  5. Terrain
  6. Heavy eyes
  7. Invitation to the voyage
  8. Tramontana

Link: Sito UfficialeFacebook

Asperities – streaming

Invitation to the Voyage – video

 

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