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Per le strade del cambiamento: intervista a Nicodemo

È sempre un piacere poter fare due chiacchiere con i musicisti di cui vi presentiamo album, ep, live. È un modo per approfondirne la conoscenza, per avvicinarci e avvicinarvi a loro. E quando questi musicisti stanno anche dall’altra parte della barricata (quella di chi la musica la produce, di chi cerca canali di diffusione e di aggregazione), diventa ancora più interessante. In questo caso abbiamo la possibilità di porre qualche domanda a Nicodemo, poliedrico artista campano.

Inizierei questa chiacchierata con Nicola Pellegrino, alias Nicodemo, ringraziandolo per la disponibilità a raccontarci un po’ di sé e del suo nuovo lavoro Viola e inizierei rivelando a Nicodemo un piccolo aneddoto. Quando ho ascoltato la prima volta il tuo disco ho pensato che avessi scelto uno pseudonimo perfetto, un nome biblico, da “vecchio saggio”. Poi ho scoperto che invece hai “semplicemente” fuso il tuo nome con la parola demo, il biglietto da visita di ogni artista. Ecco, come sono stati gli inizi di Nicodemo e quali sono, secondo te, le differenze per chi inizia oggi a fare musica?
La passione per il basso elettrico e la composizione mi hanno tenuto per anni nelle quattro mura di uno scantinato umidissimo ed ho così compreso il significato dell’inversamente proporzionale: le mie ossa marcivano quanto le canzoni nascevano. I primi esperimenti con i marchingegni elettronici, lo stesso computer, tutte novità e scoperte che annullavano il vivere reale, catalizzando “altrove” il mio interesse (intere giornate trascorse con i miei compagni di viaggio ad ascoltare e suonare musica ininterrottamente, come se null’altro esistesse)!
In effetti non credo siano molte le differenze tra chi ha cominciato a far musica in “altra epoca” e chi inizia oggi; a livello emozionale penso sia la stessa cosa. A cambiare, probabilmente, è la costruzione del sogno. Anni fa ci si confrontava con un miliardo di persone prima di spedire “provini” alle case discografiche, poi la demo andava impacchettata, spedita fisicamente; ora, per fortuna, è possibile fare tutto da casa con un semplice click! Il confronto, come dicevo, indispensabile per migliorare ed affinare le canzoni stesse, nel presente avviene in chat, quando ho cominciato io… in sala prove.
La modernità spinge chi fa musica ad adottare un meccanismo ragioneristico decisamente non proprio della figura dell’artista. La stessa scelta dei brani da includere in un disco viene fatta spesso in base a ciò che trasmettono le radio, alla richiesta del mercato o dei massonici bombardamenti della Tv e non, come dovrebbe essere, alla “visione” personale. Non è improbabile che dalla crisi, però, nasca una rivoluzione culturale, semmai proprio da uno scantinato umido… quelli esistono ancora!

Viola è stato prodotto da XXXV, etichetta sperimentale (rubo la definizione dal sito) che vuole essere non solo una casa discografica in senso tradizionale ma anche e soprattutto un insieme di professionisti e appassionati che mettono la propria esperienza e le proprie energie a disposizione di giovani musicisti. Ci racconti un po’ come è nato questo progetto?
Ho la fortuna di conoscere e frequentare persone che da sempre affogano come me nello scapigliatissimo mondo della musica, comunicazione, organizzazione eventi e questa passione comune ha spinto noi tutti a perseverare sotto un unico marchio… XXXV appunto.
L’idea di tutti i “soci” è quella di agire in modo sinergico con l’intento di cercare formule altre per la valorizzazione artistica di persone e progetti, tutto questo, partendo dal territorio. Sostegno a nuove realtà musicali emergenti e già note, l’ideazione e la produzione di format e soprattutto di momenti “live”… tutte iniziative che tendono a creare famiglia, una famiglia… la più allargata possibile.

Progetto che ne ha in seno degli altri. Primo fra tutti Studio 35 Live, programma dedicato alla musica dal vivo. Dicci qualcosa di Studio 35 Live.
Studio 35 Live è un programma crossmediale in cui si suona dal vivo, giunto alla terza edizione. Le prime due programmazioni sono state realizzate a Cava de’ Tirreni nella sala di Studio 35 Live (da cui il format prende il nome) alla presenza di un intimissimo pubblico selezionato tra i fan degli ospiti stessi; la terza, invece, è stata girata al Teatro 16 di Cinecittà – Roma, anche grazie alla nuova collaborazione con il NUCT, la Scuola di Cinematografia, appunto di Cinecittà. Di quello che a me piace pensare come il lato “educational” del programma, ovvero lo spazio dedicato alle interviste ed al confronto con l’artista, se ne occupa il Centro Studi Etnografia Digitale, un consorzio tra le migliori Università europee impegnato nella ricerca del rapporto tra identità ed innovazione, anch’esso, insieme a YouTube, partner del programma.
Davvero tanti gli ospiti che fino ad ora hanno partecipato a questa entusiasmante iniziativa: Edda, 99 Posse, Baba Sissoko, Roberto Angelini, Jennifer Gentle, Roy Paci, Paolo Benvegnù, 2Pigeons, Jolaurlo, Teresa De Sio, The Niro ed altri ancora…
Le puntate delle prime due “tornate”, ventitrè live in versione integrale, sono visibili sul canale ufficiale del format
e siamo in trepidante attesa di pubblicare le ultime registrazioni, quelle romane… accadrà tra non molto!

Scrivendo di musica mi è capitato spesso di imbattermi in interessantissimi gruppi e musicisti del territorio campano. Tu da addetto ai lavori, che impressione hai della scena musicale campana? E quanto i tuoi progetti paralleli alla musica sono connessi a questo territorio?
La Campania è una regione dalla così forte tradizione musicale (poesia, melodie così ispirate e contaminate) che, quasi per un naturale “destino ancestrale”, continua a sfornare realtà di talento e nuove correnti musicali. Sono sempre stracontento di collaborare con artisti del territorio con il quale ho un forte legame. La band che mi accompagna “dal vivo”, ad esempio, è formata da musicisti facenti parte di altre realtà musicali campane e mi capita spesso di lanciare o fa parte di progetti che vedono una partecipazione regionale allargata.
Purtroppo, come accade un po’ in tutta Italia, si soffre della mancanza di spazi in cui potersi esprimere e della poca considerazione che il mondo reale ha nei confronti di chi vive d’arte: come dicevo prima, XXXV nasce anche per questo motivo, ovvero dal desiderio di crearli… gli “spazi” che mancano.

Vengo adesso a Viola, ultimo tuo lavoro. Ci sono diversi elementi che mi hanno colpito in questo disco, ma prima toglimi una curiosità. Perché Viola?
È certamente una provocazione. Il viola è un colore associato alla sfiga proprio perchè, nel Medioevo, in tempo di Quaresima, i Preti vestivano di questa tonalità per le celebrazioni liturgiche ed erano assolutamente vietate tutte le rappresentazioni teatrali e musicali, procurando grave danno economico ad attori e cantanti. Il viola, storicamente, è anche il colore usato dai potenti per ostentare “onnipotenza”.
Ho così scelto come titolo
Viola, perchè è tempo di decidere, di reagire alle drammatiche dinamiche del presente. Non è logico concedere a pochi la facoltà di gestire le sorti di un mondo intero, senza neanche condividerne logiche e decisioni. È improbabile costruire un buon futuro se si vive un presente che si regge su meccanismi e logiche sballati.

Viola mi sembra un lavoro estremamente coerente, con un filo conduttore musicale e tematico molto forte. Da un punto di vista tematico si avverte da parte tua l’urgenza di scuotere chi ti ascolta da una sorta di torpore. Ti confesso che quando ho ascoltato Legionari la prima volta ho pensato che avevi scritto una cosa che è sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno l’aveva scritta così bene… È tempo di decidere, anche di soffrire ma almeno di muoversi, di non lasciarsi trascinare. Da dove è nato questo pensiero? Pensi che le cose possano cambiare?
Le cose “devono” cambiare anche perchè si è arrivati al punto di non godere nemmeno delle piccole gioie quotidiane. L’economia, le differenze, il progresso pensato come forma di arricchimento ma non culturale… tutte strategie che non appartengono ad un mondo reale, ad un progetto comune. Qui non si parla di rivoluzione, in Italia non ce l’ha fatta neanche Masaniello, ma di cambiamento! Il disco suggerisce di non star fermi, di non assecondare la “scrittura diabolica” di coloro che per fame di fama e soldi sono capaci di pisciare in testa pure ai propri figli.

Ascoltando Viola ho pensato che tu fossi un cantautore “vecchio” stile, uno che fa musica e scrive anche assumendosi delle responsabilità, uno che si sente coinvolto nella società in cui si trova e che fa quello che può per migliorarla. Cosa pensi possa fare un musicista e più in generale un intellettuale in questo momento?
Sono certo che la più grande conquista sia proprio riuscire a vivere come attori il proprio tempo e soprattutto con sereno senso del compiuto. Gli artisti, sensibili per antonomasia, non possono non sentire il peso di questo momento storico e le loro opere, quasi per una condizione intrinseca ed assoluta, fotografano il tempo… inevitabilmente. Gli intellettuali penso possano fare solo ciò per cui sono definiti tali, ossia trovare formule altre… ed i musicisti? Loro cantino la rinascita!

Ti faccio una domanda più leggera… In Viola ci sono moltissime collaborazioni. Raccontaci qualcosa di questi incontri e se ci sono altri musicisti coi quali vorresti collaborare.
Con alcuni degli ospiti presenti in
Viola collaboro da tempo in progetti musicali paralleli. Con Luca Urbani, ad esempio, ho scritto e condiviso varie produzioni, di Garbo sono stato il bassista in occasione dell’uscita del disco La Moda, con Raffaella Destefano ho girato mezza Italia per la promozione di Lui, Lei, L’Altro (altra “missione live” fantastica), Andy ha bissato la sua estrema disponibilità “regalandomi” per l’ennesima volta le sue parti di sax e così Renè Delacroix, Sergio Di Nicola ed una serie di artisti/amici che stimo tantissimo e che mi hanno onorato della loro presenza. In futuro desidererei collaborare con qualche produttore elettronico straniero, ecco!

In Viola c’è anche una grande contaminazione musicale. Rock, elettronica e cantautorato. Ma quali sono i riferimenti di Nicodemo? Quali sono stati i musicisti che ti hanno avvicinato alla musica e cosa ascolti adesso.
In
Viola c’è ovviamente tutto ciò che ho vissuto e di conseguenza le vibrazioni dei tanti ascolti avvenuti nel tempo. Mi piace musicare testi alla cui scrittura dedico particolare attenzione; mi sento quindi figlio della ben più autorevole scuola dei cantautori italiani, ma è pur vero che, essendo cresciuto di pane e rock, “soffro” di una sorta di dualità compositiva… Il risultato credo sia poesia non proprio canonica.

Internet, social network, spotify. La musica oggi ha una accessibilità che prima era inimmaginabile. Cosa ne pensi?
Penso che sia cosa assolutamente democratica e positiva. Molti lamentano la condizione di crisi del mercato discografico, attribuendo la colpa all’esplosione del Web e di quelle piattaforme che, distribuendo praticamente gratis i cataloghi, concorrono con le grandi etichette discografiche.
Sono le Major a doversi adeguare investendo in nuove direzioni e non perseverando su logiche oramai antiquate. Sono certo che gli appassionati continueranno ad acquistare sempre e comunque il disco del
loro beniamino ma, nel frattempo, tutti gli artisti meno facoltosi economicamente sono finalmente nella condizione di realizzare un album senza dover affrontare costi e passaggi estenuanti riguardanti la distribuzione fisica del supporto… Cosa si vuol di più dalla vita!?! E cosa dovrebbero “dire” gli studi di registrazione, ora che un LP puoi fartelo a casa!

Ho letto sul sito di XXXV che state progettando un evento particolare da portare in un’importante piazza italiana…Qualche anticipazione?
Stiamo valutando molte cose… ed è ancora presto per parlarne. Sicuramente inviteremo un botto di band!

Ti ringraziamo ancora per questa chiacchierata e speriamo di risentirci presto.
Grazie a voi, davvero!

Tutti a teatro (ft Microlux) – video

 

 

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