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Indossai – Alessandro Grazian

Una patina d’antico, dalla nostalgica poetica delle immagini al recinto verbale di un titolo che osa il passato più remoto che il cuore sappia rintracciare. Un passato vissuto. Un passato rispolverato e recuperato tra i frammenti di un percorso individuale che lancia ancore di sosta per abbordare dettagli, sfumature, suoni, poesie, respiri della Vecchia Europa che offre in dono raro al cantautore padovano Alessandro Grazian le vene pulsanti delle sue geografie, della sua pittura sfacciata e provocante nei tratti nervosi e spezzati dove la tenerezza della sensualità/sessualità di Klimt cede al gioco degli equilibri intermittenti, del suo romanticismo stagnante ma rivoluzionario e seducente, del suo surrealismo arrogante e veggente fino alle nuove forme oniriche e segmentate. Francia, Austria, Vienna. Louis Aragon (Saint’Epine), Egon Schiele (Fiaba), Aleksandr Puskin (A San Pietroburgo). Referenti colti. Raggi di luna sulle pagine oblique di una scrittura raffinata tanto nella struttura dei versi quanto nelle visioni sonore stese sulle macule del pentagramma. Grazian abbraccia con candore e levità l’Arte nella sua forma di passato e la restituisce al presente con la discrezione e l’eleganza dei passi misurati eppur di slancio; beve alla fonte dei ricordi che sedimentano e si moltiplicano in Creazione personale; dosa le gocce del cantautorato degli anni ’60 (Sergio Endrigo, Serge Gainsbourg, Luigi Tenco, Umberto Bindi), i voli delle composizioni per il cinema (Nino Rota; Fiorenzo Carpi, Ennio Morricone); apre le porte alle soluzioni geniali del polistrumentista Enrico Grabrielli, ai velluti reading di Emidio Clementi, alle traiettorie morbide dei violini di Nicola Manzan, alle voci fiabesche di Solenn Le Marchand e Alberto Stevanato dei Grimoon; si concede il lusso delle bolle orchestrali e degli indugi cameristici; contamina e rimane classico; mesce tradizione e convinzione; osa nel giardino degli avi e sa uscirne col canto maturo e circolare delle rarità, con i suoni plasmati da un’ispirazione trasparente e cupa fino all’orgoglio delle speranze.
L’armonia tra gli strumenti rompe le pareti dell’aria e invoca la poesia dell’intensità: “Avevi il tuo nome illuminato / da un raggio di sole usato / e non pensavi che la Gioconda / avesse un sorriso da combattimento / che mai indossai” (Indossai). La teoria dei recuperi nei sensi lascia spazio a Soffio di nero (brano escluso dal disco d’esordio – Caduto, 2005 – e inserito nell’EP omonimo dell’aprile 2008) e a Tema di Sueña (brano strumentale scritto per uno spettacolo teatrale). Splendida la consistenza e la divagazione di linee di Chiasso: “Ero ancora sotto il cielo di una scrivania / tra una sedia e un muro pallido / ero un piccolo mosaico di malinconie”.
Indossai è una goccia di pioggia autunnale che rimane nel perimetro della sua forma, contro la mediocrità di una terra affamata di inganni. “Donne-moi tes mains pour l’inquiétude / Donne-moi tes mains dont j’ai tant rêvé / Dont j’ai tant rêvé dans ma solitude / Donne-moi te mains que je sois sauvé” (Les mains d’Elsa, Louis Aragon).

Credits

Label: Trovarobato – 2008

Line-up: Musiche, testi e produzione artistica: Alessandro Grazian; Tra gli ospiti: Enrico Gabrielli, Nicola Manzan, Emidio Clementi, Vincenzo Vasi, Sergio Marchesini, Romina Salvadori, Solenn Le Marchand & Alberto Stevanato, Tommaso Cappellato; Registato allo studio Magazzino Bis (Bologna) da Enzo Cimino; Voci e batterie registrate al Donkey Studio; Registrazioni addizionali realizzate da Alessandro Grazian; Mixato al Donkey Studio da Matteo Romagnoli assistito da Alessandro Grazian; Masterizzato da Maurizio Giannotti al Newmastering Studio (Milano); Fotografie dell’album di famiglia Grazian e di Janina Mić ed Emanuele Savi; Progetto grafico e impaginazione di Alessandro Grazian

Tracklist:

  1. Indossai
  2. Ballata
  3. E’ vero
  4. Acqua
  5. Diteci che siamo sani
  6. A San Pietroburgo
  7. Sainte Epine
  8. Fiaba Rossa
  9. Soffio di nero
  10. Chiasso
  11. Tema di Sueña

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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