“Fa’ che sia un viaggio. Prova a vedere”.
Comincia così un ascolto, sacro, di ventre e cuore. Comincia mentre i fiori si riproducono nel vento. Comincia portando dietro solo undici respiri di note e parole avvolte nei petali di rosa, rossa. Rosso, come Le labbra, come la piaga mai sanata che stilla amore. Comincia, levando ogni ancora di sicurezza, dimenticando ogni piccolo fragilissimo ricordo del passato perché Paolo Benvegnù è l’uomo d’altri tempi e d’altri luoghi. Comincia, senza bussole e senza nemmeno bisogno di elemosinare orientamento tra le stelle.
Comincia, lungo, tra corde, tasti, voci a urtarsi, farsi male, rincorrersi fino alla divagazione che cerca dissonanza ma rimane schiacciata dalla grazia della melodia. Melodia che accarezza il pathos, l’incursione violenta nella carne e nel pensiero, fino a farli precipitare nella voglia solo intuita del potere sconfinato dei segni/sensi. Comincia… “Tutti i respiri che ho sono per te”, e la mente cerca una sera d’inverno gelido quando gli occhi raccontarono di poter cantare la possibilità dell’Amore Assoluto, come una fede, come una speranza, come una gioia e allora… “Respira. Guarda il cielo. Guarda le stagioni passare./ Prendi posizione. Viaggia./ Ricerca la tua parte migliore./Non hai nemmeno un idolo da venerare./Nemmeno quattro soldi per andare al mare/di notte a immaginare./Nuotare.” (
L’amore Santo E Blasfemo, a graffiare, a sedurre, a dar stimolo al sangue… “E non può stupire il turbamento/la perdita di senso di ogni cosa/perchè ogni cosa gli appartiene/e così si infila dritto nelle vene. A tormentare/a mescolare il bene con il male/e come il mare non lo puoi fermare.”
Ogni incrocio d’uomo e donna nel corpo e nell’anima sa di sfida, anche. Sa di lotta, fino allo sfinimento, fino a
Le parole, quelle che svestono la poesia per ballare con la musica. Le parole, quelle che attraversano le labbra e le lasciano nude, poi… fino a L’ultimo Assalto al silenzio che sa far male, e poi fino al precipizio di Cinque Secondi in cui decidere di alzarsi per sopravvivere.
Le parole, quelle che sanno essere sfrontate ma tenere perché cercano di farsi di lato fino a saper chiedere… “Avvicina le labbra/Poi Diventi Luce. Illumini./E non esiste nessuno/che non possa vederti Volare/e sorridere sfiorando le Parole./E nei tuoi occhi. I miei sogni. Esplodono.” (1784).
Andrea Franchi, Guglielmo Ridolfo, Luca Baldini e strumenti al servizio del miracolo che violenta e accarezza, che punge e bacia, che ammazza e cura. Paolo Benvegnù e il cuore che scorre di voce, di mano sulle corde di basso e chitarra fino a molestare di intensa bellezza. Quattro musicisti ovvero la cura dell’intarsio orchestrato col taglio netto della precisione che solo il guizzo della genialità può osare.
Rimangono solo Le Labbra… “Questo il mio ritratto: profilo di Parole./Mi siedo nella rugiada che diventerà ruggine./E il rumorio del tempo che graffia le mie braccia./Il sacrario della notte ha segreti di palpebre rosa./Sanguino in lettere che fermo con le labbra./Nettare e volti di un infinito arcano” (L. Manco).
Credits
Label: La Pioggia Dischi – 2008
Line-up: Andrea Franchi (Batteria, Basso, Chitarre, pianoforte) – Guglielmo Ridolfo Gagliano (Violoncello, chitarre, Pianoforte) – Luca Baldini (Basso, Contrabbasso, Pianoforte) – Paolo Benvegnù (Voce, chitarre, Basso); Testo 1784: Paolo Benvegnù, L. Manco; Poesia Le Labbra: L. Manco; Prodotto, Registrato e Mixato Al Polimero Studio (Prato); Masterizzato allo Sterling Sound di New York da Chris Athens
Tracklist:
- La Schiena
- Amore Santo E Blasfemo
- La Peste
- Il Nemico
- La Distanza
- Interno Notte
- L’ultimo Assalto
- Jeremy
- Sintesi di un modello Matematico
- Cinque secondi
- 1784
Links:Sito Ufficiale,MySpace
Le parole, quelle che svestono la poesia per ballare con la musica.
Una danza infinita e romantica.
Di quei balli dove le parole si sussurrano alle orecchie…
e talvolta, si urlano.
E’ difficile trovare parole migliori di quelle di Amalia per parlare di questo splendido album!
Un’opera che voglio vivere live il più presto possibile!
Grazie Paolo. Grazie Luciana. Grazie Amalia. Grazie alla poesia che vi avvolge.
“levando ogni ancora”
Sì, è così. a mare aperto, in piena tempesta, con il sale che brucia le labbra e scava la pelle, fino a morire nella pace del tramonto perchè lì c’è la vita. ma solo dopo la tempesta. solo dopo aver urlato. solo prendendo. carpendo. afferrando.
Con la stessa dolcezza che solo la passione riesce a carpire, ad infondere.
La tua bolla di vetro, Amalia, ha la luminescenza dell’acciaio ed il profumo del corallo.
altri luoghi…
quelli in cui le parole tremano e le emozioni si rincorrono, i luoghi delle sfide e quelli in cui si sublimano tutte le possibilità dell’esistenza.
un mondo che Amalia ci ha ridato con questa pagina :
canzoni che rubano l’anima.