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“What a dangerous night to fall in love”: Thirty Seconds To Mars @ Unipol Arena (BO) 17/03/2018

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Dopo quasi quattro anni dal loro ultimo tour, i Thirty Seconds To Mars sono tornati in Italia con due date: il 16 marzo al Palalottomatica di Roma e il 17 all’Unipol Arena di Bologna.
Il “Bel Paese” non deve portare molta fortuna alla band dei fratelli Leto: se nel 2014 avevamo assistito ad alcuni live con le basi di batteria registrate, quest’anno i problemi hanno colpito il chitarrista Tomo Miličević, costretto a rientrare in America alla vigilia delle date italiane. Assenza che, comunque, non ha intaccato l’energia respirata durante i live.
La tappa bolognese del Monolith Tour si è svolta in un’Unipol Arena gremita di “echelon”, il fandom creato da Jared Leto e che lo venera quasi fosse un Dio.
Un live dei Thirty Seconds to Mars non è semplicemente un “concerto”, ma sembra di assistere a una festa. Come ha ribadito più volte lo stesso Leto, si respira aria di “famiglia”, di voglia di stare insieme, di intonare canzoni i cui testi, spesso, suonano come inni alla rinascita, al continuare a inseguire i propri sogni, al non mollare mai.
Dopo l’intro, la partenza vera e propria del concerto è affidata al brano Up In The Air, tratto dall’album del 2013 Love, Lust, Faith + Dreams. Un pezzo coinvolgente che, con i suoi coretti, riscalda il pubblico. Sin dalle prime battute si nota che i fratelli Leto sono in gran forma. Jared è un vero animale da palcoscenico: con il suo look da guru hippie, salta da una parte all’altra del palco (alla faccia dei 46 anni compiuti qualche mese fa) incitando la platea, che lo segue alla perfezione. Shannon sprigiona tutta la sua energia picchiando sulle pelli della sua batteria e segnando il battito di 15.000 cuori che risuonano all’unisono.
Kings And Queens, Search And Destroy, This Is War sono tutt i brani che vengono urlati, saltati da un pubblico che accoglie con entusiasmo la scossa elettrica che gli viene regalata da chi sta infiammando il palco dell’Unipol Arena.La ballad Dangerous Night, brano tratto dal nuovo album della band (America, in uscita il 6 aprile), segna uno dei momenti più appassionanti del live. La voce di Jared Leto non sarà potente come una volta, ma quando intona “I am a man on fire and you a violent desire” riesce davvero ad accendere tutta la platea. La ritmata Do Or Die, diventata quasi un inno per  gli echelon, è il brano che chiude la prima parte del live.Dopo un intramezzo musicale (Pyes Of Varanasi, tratta sempre dall’album Love, Lust, Faith + Dreams), il live riprende con la splendida cover del brano Stay di Rihanna: un pezzo che Leto propone da qualche anno e che ormai ha fatto suo, tanto da far quasi dimenticare la versione originale. Giunge anche il momento per fermarsi un attimo e omaggiare alcuni degli artisti che hanno influenzato di più la formazione di Leto: il mash-up Purple Rain/Heroes/Freedom! ’90/Crawling/Black Hole Sun è interpretato con trasporto, rendendo il momento uno dei più commoventi dell’ intero live.Il set acustico vede il cantante intonare alcuni dei brani storici della band (Hurricane, From Yesterday, The Kill), aggiungendo la presenza di alcuni fan sul palco. City Of Angels, con il suo “I am home” armonizzato in coro da tutto il pubblico, Night Of The Hunter anticipano la sensuale e intensa Rider, altro brano nuovo.Il  finale, con i brani Walk On Water e Closer To The Edge, è tutto all’insegna dell’energia e della festa, celebrata con una buona parte del pubblico sul palco a saltare a cantare con la band.
Dopo un’ora e quarantacinque, i Thirty Seconds To Mars lasciano il palco dell’Unipol Arena e un pubblico in visibilio, consapevole di aver assistito a un live energico e trascinante.
Se ne sono dette tante sulla band in questi anni, anche perché molti fan storici fanno fatica ad accettare il nuovo corso musicale intrapreso da Leto e soci, ma non si può negare che i loro live lascino un segno in chi ha la fortuna di assistervi. Si ritorna a casa con un sorriso sulle labbra, consapevoli che “One day, maybe we’ll meet again”.

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