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Cercando la via: Giorgio Ciccarelli @ Cortile Cafè, Bologna, 04/02/2016

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Il fatto che ultimamente diversi piccoli bar si trasformino in liveclub non è una novità. Complice la crisi discografica combinata all’eccesso di proposta musicale e le difficoltà degli artisti nel vedersi riconosciuto il valore dei propri concerti, è sempre più facile ritrovarsi a gustare un drink mentre schiacciato in un angolo del locale un solista intona qualche nota imbracciando una chitarra. In questi tempi ne abbiamo viste veramente di ogni tipo e la qualità artistica diventa rara quanto un barman che sappia fare un buon Cocktail Martini. Però fortunatamente, a volte, capita. Capita per esempio nella piccola, ma sempre attiva, città di Bologna dove al Cortile Cafè la grande famiglia de La Fabbrica Live ha portato Giorgio Ciccarelli. Il chitarrista milanese può vantare un palmares davvero invidiabile: anni ed anni di splendore negli Afterhours di Manuel Agnelli (conosciamo tutti l’epilogo di poco più di un anno fa), progetti musicali precedenti e poi ripresi recentemente (Colour Moves), altri nati e sviluppati parallelamente (Sux!) fino all’esordio solista per l’etichetta campana XXXV.
Le cose cambiano è il laconico titolo dell’ambizioso progetto con il quale Ciccarelli ha fatto “incazzato viso a cattiva sorte”, afferrando il riflettore e puntandolo sulla sua persona.
Per il lato musicale Ciccarelli ha fatto completamente da sé suonando tutti gli strumenti (è facile pensare che una manciata di brani siano nati da qualche bozzetto ideato tempo addietro per gli Afterhours) e registrando in autonomia il disco. Per il lato testuale, invece, ha sentito la necessità di coinvolgere un’altra persona, il suo vecchio amico Tito Faraci, fumettista e autore solitamente al lavoro con diversi personaggi degli albi di Sergio Bonelli, Disney e Marvel. A corredo del disco è stato realizzato inoltre un piccolo libretto opera di dodici illustratori che hanno offerto i loro tratti per rappresentare, con altrettanti stili differenti, i brani del disco.
Dal vivo, però, è altra cosa: al Cortile Cafè, sfidando la geometria, Ciccarelli si presenta con l’intera band che lo accompagna nel tour di presentazione del disco. Fin da subito si percepisce che il live sarà di altissima qualità musicale nonostante non ci si trovi di fronte al palco di un grande live club. Il concerto inizia con i due brani più ostici e meno efficaci dell’album: Ciccarelli ha una voce che non spinge e non decolla (non è una colpa, ma un dato di fatto) mentre La tua prigione e Non puoi tradire un amico musicalmente attendono per tutto il tempo quel lancio, quella sferzata vocale che non arriva mai. Diversamente l’incedere lieve ma inesorabile di Trasparente si adatta perfettamente a Ciccarelli. Le seconde voci si intrecciano, la batteria picchia, le due chitarre si alternano in questo cammino marcato appassionatamente dal basso. Allo stesso modo Più vicino si sposa magnificamente alla voce di Ciccarelli, il quale fissando il vuoto di fronte a sè canta, salta, mentre intorno a lui il suono satura l’aria in un’affascinante amalgama.
Un due tre lo sai che cosa c’è…” canta un (antipatico) coro di bambini lanciando la furiosa Venga il mio regno. Il brano dal vivo offre una potenza devastante, magnifica, molto diversa da quanto espresso su disco. Il muro di suono, la forza e l’urlo sono collettivi: una band che incarna una sensazione espressa in una canzone appare molto diversa dall’invettiva di un singolo; è più credibile e matura.
La vita in generale è un brano che si sviluppa in modo particolare ed interessante. Un ritornello efficace assume melodie che nella mente richiamano un immaginario vintage, ma si ergono su strutture moderne e rock. Non c’è risposta si muove lieve anticipando l’elettricità di Nudo e Bella giornata, brani marchiati Sux!.
Il live riprende in un bis composto dalla proposizione di due brani già suonati, rimarcando ciò che già è apparso chiaro durante tutto il concerto: l’immagine di Ciccarelli dal vivo è molto differente di quella sul disco.
Le cose cambiano vuole apparire come un album di rinascita sostenuto da una componente personalistica molto forte che però si scontra con delle componenti di “lavoro” (sui testi e sull’immagine) che frammentano invece di unire l’opera. Paradossalmente quindi l’opera sembra più compiuta nell’atto del live dove Ciccarelli è affiancato da bravi musicisti come Gaetano Maiorano alla chitarra (preciso, misurato, dedito all’attenta esecuzione), Camillo Mascolo alla batteria (a tratti potentissimo, inaspettato e sorprendente per un live in uno spazio così ristretto), Nicodemo al basso e synth (incontenibile, stiloso, indispensabile).
La breve intro del disco ha un sottotitolo: “Per rinascere, bisogna prima morire”. Ciccarelli ha proposto questo album come l’atto di rinascita ma forse, a ben vedere, il processo è più lungo o almeno non completato. Una vera morte morale ed artistica avrebbe portato ad una rinascita più distante da ogni minimo collegamento con il suo passato; una vera rinascita dovrebbe avvenire dalla cenere, e non da un tizzone ancora fumante.
In questo progetto Giorgio Ciccarelli non ha convinto al cento per cento, ma un esordio è tale anche a 48 anni. Forse è ancora più complesso. Forse ci vuole ancor più coraggio, ma con Le cose cambiano l’artista milanese ha mostrato di averne in quantità, e di avere le qualità. Fare centro, poi è una questione di mira.

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