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Diritti e desideri: intervista a Cesare Basile

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Essere attori autonomi dei propri diritti e desideri e non semplici fruitori di “favori”: è’ questo il messaggio veicolato da Cesare Basile attraverso il nuovo album Tu prenditi l’amore che vuoi e non chiederlo più, in uscita il 16 Marzo scorso. Un lavoro composto per lo più in dialetto siciliano e che tiene fede all’impegno politico e sociale intrapreso dal cantautore siciliano con l’Arsenale (Federazione Siciliana delle Arti e della Musica). Cesare Basile ci racconta delle sue idee e del nuovo disco. (Foto di Corrado Lorenzo Vasquez).

In un post facebook di fine Gennaio, annunciando l’uscita del nuovo album, hai dichiarato che le canzoni in esso presenti non saranno soggette a S.I.A.E. Ti interrogavi inoltre sul tema del diritto d’autore, ponendo l’attenzione su come tale diritto (cito testuali parole) “sia diventato nient’altro che l’ennesima declinazione perversa dell’intoccabile mito della proprietà privata, con tutto ciò che comporta in termini di privilegio, intrallazzo, maltolto, ricatto.” Cos’altro hai da aggiungere in merito al discorso S.I.A.E./diritti d’autore e quali soluzioni pratiche avanzeresti per rendere meno marcio questo meccanismo?
Sulla S.I.A.E. c’è poco da aggiungere. La società gestisce un giro incontrollato di soldi e li ridistribuisce con metodi arbitrari. Lo fa in regime di monopolio, toglie ai piccoli per dare ai grandi, mantiene una struttura di privilegio gestita sul territorio in maniera familista. Altro discorso riguarda invece il diritto d’autore sul quale esprimo dei dubbi sia di legittimità che di funzione. La creazione artistica è sempre il risultato della sintesi individuale di esperienze e materiali precedenti, come una storia che attraversa le generazioni e a cui aggiungiamo di volta in volta dei capitoli. Credo che vada liberata, riconoscendo a ognuno il valore della propria partecipazione e non recintata come un orticello intoccabile.

Partiamo dal brano che presta il titolo al disco Tu prendi l’amore che vuoi e non chiederlo più. La canzone sembra essere un’esortazione a prendersi, con armi lecite e almeno una volta nella vita, tutto quello che ci spetterebbe di diritto. E’ un’interpretazione corretta o volevi comunicarci altro?
Il lecito e l’illecito vengono determinati dal bisogno. Quello che mi preme è far passare l’idea che veniamo allevati nell’elemosina e nelle concessioni, che elemosine e concessioni sono funzionali a un ordine sociale che investe la totalità delle nostre esistenze, relegandoci al ruolo di fruitori di “favori” quando dovremmo essere attori autonomi dei nostri diritti e dei nostri desideri.

In ogni caso, qual è l’amore che Cesare Basile vorrebbe conquistare e non chiedere più?
Quello per la libertà.

Come per l’omonimo album di due anni fa, hai scelto il dialetto siciliano per la maggior parte dei brani che compongono il tuo nuovo lavoro. Qual è il valore aggiunto del dialetto rispetto all’italiano?
Il Siciliano è la lingua della mia infanzia e delle promesse che fai a te stesso proprio durante l’infanzia. E’ il primo suono a raccontare il mondo e del mondo coglie dettagli e ritmi celati a una lingua nazionale, concordata a tavolino e imposta politicamente come strumento di unificazione forzata.

I testi del nuovo disco parlano di cantastorie, pupari, transessuali innamorati di Cristo, ladri anarchici, acrobati e giocolieri della barricata. Per ogni testo in dialetto, vi è la rispettiva traduzione in italiano. Solo per A muscatedda (testo di Biagio Guerrera) non è presente. Di cosa tratta?
Di una spietata rappresentazione dell’esistenza attraverso un bicchiere di vino dolce.

I testi in dialetto e/o il cantare dei vinti e delle realtà ai margini delle società riporta alla mente un grande cantautore del passato: Fabrizio De André. Quali sono le canzoni di De André che ti stanno più a cuore?
Quello che mi sta a cuore di De André è la sensibilità libertaria che ispira ognuna delle sue canzoni, a dispetto del fatto che per molti i suoi dischi servono da arredamento.

E in generale quali dischi hanno influenzato maggiormente la tua carriera?
Fortunatamente tanti. Un titolo fra tutti Harvest di Neil Young.

L’art-work della copertina è a cura di Monica Saso. Che cosa rappresenta?
Un’arma, un amuleto, un’avventura.

Franchina – video


diretto da Maria Arena, tratto dal suo film Gesù è morto per i peccati degli altri (trailer su Vimeo)

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