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The Resistance – Muse

muse-the-resistanceE’ il quinto album e la band afferma che si tratta della produzione in cui sono stati più liberi ed incondizionati: piaccia o non piaccia, gli ingredienti di The Resistance sono Muse al 100%. I fan si dividono riguardo a quest’ultima opera della band britannica, le critiche piovute spesso additano il frontman Matthew Bellamy di esasperata saccenza prossima allo sproloquio musicale e citazionale. Come paragonare, infatti, questo ultimo lavoro a pietre miliari del rock alternativo quali Origin of Symmetry o Absolution? Impossibile, ed insensato direi. In fondo, però, quel che resta non è la polemica ma il disco: 54 minuti di musica capace di miscelare in modo stupefacente una quantità di generi musicali che i Muse non erano mai riusciti ad offrire prima agli ascoltatori. L’album si apre con il singolo Uprising, brano caratterizzato da un riff che ricorda i Goldfrapp, all’insegna di una contaminazione tra rock ed “elettro-glam”, sonorità già accennate in Supermassive Black Hole (singolo di lancio di Black Holes & Revelations). La title track è introdotta da una melodia di forte impatto: con fare epico, un piano strappato ad un pezzo dance degli anni ’90, si staglia nel silenzio. La voce di Bellamy intona un canto dinamico e sfacciatamente pop, mai banale ma di una immediatezza disarmante. The Resistance è probabilmente il brano meglio riuscito dell’intero album, capace di stuzzicare davvero tutti i palati ed offrire un’intensità che nei live sarà amplificata ulteriormente. La successiva Undisclosed desire rappresenta indubbiamente la più azzardata sperimentazione per i Muse: la graffiante chitarra è lasciata a riposo per dare spazio a voce ed elettronica. Basi, synth ed effetti portano la band sul tracciato dei Depeche Mode. L’epicità è una componente che spesso affiora nelle più recenti produzioni dei Muse, e ben si accosta al tema principale dell’album, quasi un concept che descrive una deriva antidemocratica e totalitaria in tutto il mondo. Lo scenario dipinto da Bellamy e compagni attinge visioni e idee dal famoso romanzo di George Orwell, 1984. Con suoni e melodie orientali, divagazioni progressive, cori e costruzioni che tanto sembrano citare i Queen di Bohemian Rapsody, i Muse assemblano United States of Eurasia (+Collateral Damage), un brano di certo ostico a chi è più amico della classica forma canzone. In Guiding Light la voce di Bellamy è nuovamente messa in primissimo piano, accontentando appunto chi era rimasto stordito dalla precedente complessità. Una lenta ballata che anticipa la velocissima ed intensa Unnatural Selection, decisamente più familiare a chi i Muse li riconosce dal suono della chitarra di Bellamy. Il livello di adrenalina è mantenuto alto anche in MK Ultra, in cui gli archi fanno da cornice ai momenti di quiete prima della tempesta elettrica sostenuta dall’irresistibile crescendo di batteria. Nell’intero album si distinguono chiaramente due periodi: quello rock (composto dai primi sette brani), e quello sinfonico che occupa le ultime tre tracce di un’unica composizione intitolata Exogenesis. Tra questi due periodi fa da ponte la sognante I Belong To You (+Mon Coeur S’Ouvre A Ta Voix), che porta in sé momenti rock e divagazioni strumentali che vedono la partecipazione anche dell’onnipresente Enrico Gabrielli al clarinetto. A seguire poco più di dodici minuti complessivi di sbalorditivi intrecci sonori che pongono sullo stesso piano un’intera orchestra e la band britannica. La fusione tra musica classica e rock non è nulla di nuovo, ma pochi sono riusciti a proporlo in un modo così efficace ed ampio: due mondi diversissimi, con regole e storia differente, trovano nei Muse un punto d’incontro realistico, che può risultare stucchevole, ma può anche piacere, interessare e stupire. Proprio questa capacità di non lasciare mai indifferenti rimane sempre la più invidiata qualità del trio. Tutti gli album dei Muse hanno portato in sé piccole e grandi rivoluzioni interne alla band, che poi hanno avuto un effetto domino su parte della musica moderna. In The Resistance i Muse invertono la tendenza, volendo essere loro stessi, in primis, i soggetti da contaminare, attingendo dal passato glorioso (Queen su tutti) e seguendo l’istinto diretto al futuro. Ne esce questo, un album discutibile, ma che è capace di emozionare molto più di alcune strombazzate nuove promesse del rock, che sistematicamente, nel giro di uno-due album finiscono nel dimenticatoio.
A dieci anni dall’esordio discografico con Showbiz i Muse sono ancora qui, e mi sento di perdonarli se talvolta pensano di essere i migliori dell’universo.

Credits

Label: Warner Music – 2009

Line-up: Matthew Bellamy (voci, chitarre, tastiere, synth) – Christopher Wolstenholme (basso, voci) – Dominic Howard (batteria, percussioni, synth). Hanno collaborato: Edodea Ensemble (orchestra, diretta da Audrey Riley, primo violinista Edoardo de Angelis) – Enrico Gabrielli (clarinetto basso).

Tracklist:

  1. Uprising
  2. Resistance
  3. Undisclosed Desires
  4. United States Of Eurasia (+Collateral Damage)
  5. Guiding Light
  6. Unnatural Selection
  7. MK Ultra
  8. I Belong To You (+Mon Coeur S’Ouvre A Ta Voix)
  9. Exogenesis: Symphony Part I (Overture)
  10. Exogenesis: Symphony Part II (Cross Pollination)
  11. Exogenesis Part III (Redemption)

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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