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Collateral – Armstrong

collateralA riprova e conferma della prolificità della scena musicale indipendente di Torino e provincia, ecco esordire gli Armstrong? sulla distanza di un intero full-lenght, dopo il promettente ep Me, You and Your Our Mutual Alibi (2005), ospiti ancora una volta della propria piccola etichetta 70Horses Records. Non ci vuole poi molto a capire che l’approccio alla materia sonora, nonostante prenda le mosse dai fondamenti classici del rock, decida poi di sperimentare vie meno conosciute: certe atmosfere post rock che si spingono fin quasi alla leggerezza spensierata più tipica del pop da sogno per non dimenticare mai nemmeno le peculiarità di un sound tipicamente italico, che tende a dilatarsi in un’aurea di malinconia dominante, che rimane elemento tipico dall’inizio alla fine, collimando con l’abilità di variare dinamiche e situazioni. Così le fattezze cristalline degli arpeggi di chitarre elettriche pulite si riempiono sapientemente di trascinanti flussi distorti che ampliano la percezione, pur su una base di basso e batteria sempre compatta, e che strizzano un po’ l’occhio, in maniera leggera, ad una certa concezione di shoegaze ’90 made in UK. Il tutto accompagnato da linee vocali spesso composte da sovrincisioni che non si arrogano mai la presunzione di protagonismo e tendono a porsi esattamente alla pari di tutti gli altri strumenti. E all’ascolto di questo nuovo Collateral tutte le suggestioni sembrano sospingerci al di fuori dei confini italici. Più che una questione di influenze riscontrabili (se pur non mancano echi di band come Dredg o Motorpsycho), mi riferisco alla scelta di un sound decisamente obsoleto per ciò che la musica indipendente offre oggi all’interno dello stivale, per determinate tendenze o abitudini musicali di gran parte del nostrano pubblico indie e, non ultimo, per le etichette discografiche che non sembrano intenzionate ad investire, soprattutto in certi periodi di crisi, sforzi e capitali su determinati prodotti (e non è un caso che gli Armostrong? l’etichetta se la siano dovuta fondare da sé). Promotori di un genere che in Italia non sembra destinato a grandi ed entusiasmanti prospettive, nonostante la presenza anche piuttosto nutrita di band di ottimo valore, quali Klimt 1918 e Room With a View tanto per citare gli esempi migliori, stupiscono davvero per la propensione melodica che mai si manifesta in cambi troppo repentini ma tende ad essere racchiusa in un flusso, a variare con la pazienza delle acque, per donare il tempo di abbandonarsi e lasciarsi trasportare, per alterare la normale percezione. Con quel punto interrogativo che sembra quasi voler fare atto di umiltà di fronte all’imponenza che quel nome inevitabilmente richiama in tutti i suoi omografi, questi ragazzi potrebbero andare molto lontano, magari toccare le più alte ed irte vette illuminando il mondo intero come Louis, o chissà magari arrivare fin lassù come Neil, dove ogni uomo sogna di poter mettere piede un giorno: sulla Luna.

Credits

Label: 70 Horses Records – 2009

Line-up: Rob (chitarre elettriche e acustiche, piano rhodes, e-bow, delay machine, synth, loops, pianoforte) – Stefano (basso, synth, loops) – Marco (batteria, percussioni, loops, roland mc-303, delay machine)

Tracklist:

  1. Winning You
  2. A Hope
  3. Shivers
  4. A Certain Inclination
  5. What Control
  6. Aftermath
  7. Wireless Crimes
  8. Collateral
  9. Haven’t Got Your Luck
  10. The Weezy Breath Of Ghosts
  11. High Precision Work

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