C’è un momento in cui le favole lasciano spazio alla vita vera, senza però smettere di brillare. Volevo essere un duro è quel momento per Lucio Corsi, un disco che cambia prospettiva senza perdere il tocco visionario che lo ha sempre contraddistinto. Dopo anni trascorsi a raccontare mondi immaginifici, stavolta il viaggio si fa più terreno: i personaggi non vengono da galassie lontane o leggende antiche, ma dalla realtà, da ricordi che si mescolano alla fantasia. Ed è proprio in questo equilibrio tra sogno e quotidianità che l’album trova la sua forza.
La galleria di figure che abita Volevo essere un duro è straordinariamente vivida: Francis Delacroix sembra uscito da una ballata di Bob Dylan, un bugiardo epico che racconta verità impossibili; Il re del rave è una sagoma sgangherata e romantica, un’ombra dell’adolescenza di Corsi; Let There Be Rocko riporta alla luce le avventure scolastiche di un compagno delle medie. Ma è Tu sei il mattino a rivelare il lato più intimo dell’album, una ballata delicata e struggente che si muove tra amore e consapevolezza, tra speranza e malinconia. Una dichiarazione dolce e sincera, che si distingue per la sua semplicità e per la forza emotiva che racchiude. E poi c’è la title track, il pezzo sanremese che ha portato Corsi davanti al grande pubblico senza snaturarne lo stile. Tra nostalgia e sogno, il brano si muove tra cantautorato e rock, con un arrangiamento che richiama i Dire Straits e la scuola italiana. L’atmosfera dell’album è quella di un microcosmo in cui convivono memorie personali e riferimenti culturali complessi. Tra le pieghe delle canzoni si percepisce un realismo magico che mescola quotidianità e immaginazione, restituendo un senso di familiarità e meraviglia al tempo stesso. Ogni storia è trasfigurata dalla memoria, che la rende più intensa e vivida. Il sound dell’album riflette questa scelta narrativa: meno stratificato rispetto ai lavori precedenti, ma con arrangiamenti raffinati che non rinunciano alla profondità espressiva. Gli archi e i fiati aggiungono un ulteriore livello senza appesantire, mentre le influenze spaziano da Ivan Graziani a Edoardo Bennato, con un tocco di teatralità che ricorda Lucio Dalla. Le atmosfere oscillano tra la delicatezza acustica e momenti di energia contagiosa, creando un perfetto equilibrio tra intimismo e spettacolarità. E poi c’è la voce di Lucio Corsi, sempre più sua, capace di trasmettere un calore sincero e un’ironia sottile, come se ogni canzone fosse una piccola scena teatrale. Se in passato Corsi ci aveva insegnato a guardare il mondo con occhi nuovi, ora ci invita a scavare nei ricordi e a scoprire che il passato può essere sorprendente quanto il futuro. Volevo essere un duro è un album che, nella sua apparente semplicità, nasconde un’intensità straordinaria. Non è un’operazione nostalgia, ma un modo di riscoprire ciò che siamo stati per capire meglio ciò che siamo. Ogni brano sembra un frammento di un film mai girato, in cui sogno e realtà, mito e quotidianità si mescolano con naturalezza. E in un momento in cui la musica italiana sembra spesso perdersi tra mode passeggere e derive prevedibili, Lucio Corsi continua a dimostrare di essere un autore unico, capace di raccontare l’ordinario con una magia che gli appartiene soltanto.
Forse non è diventato un duro, ma di certo ha imparato a rendere straordinario ciò che è normale.
Credits
Label: Sugar Music – 2025
Line-up: Lucio Corsi (voce, chitarra acustica ed elettrica, pianoforte) – Marco Ronconi (batteria, percussioni) – Giulio Grillo (tastiere, organo elettrico) – Filippo Scandroglio (chitarra elettrica, slide guitar) – Michelangelo Scandroglio (basso) – Iacopo Nieri (pianoforte) – Antonio Cupertino (cori, percussioni)
Tracklist:
- Tu sei il mattino
- Sigarette
- Volevo Essere Un Duro
- Francis Delacroix
- Let There Be Rocko
- Il Re del Rave
- Situazione Complicata
- Questa Vita
- Nel Cuore Della Notte
Link: Sito Ufficiale
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