C’era una volta un cantautore che, con una chitarra e una manciata di canzoni, raccontava la provincia italiana con ironia e malinconia. Oggi quel cantautore è cresciuto, ma non ha perso la capacità di osservare il mondo con occhi disincantati e parole taglienti. Con L’albero delle noci, Brunori Sas torna a cinque anni da Cip! e firma un disco che, più che raccontare la vita, la interroga, la smonta e la ricompone pezzo dopo pezzo. L’album prende il titolo dal brano presentato a Sanremo, con il quale ha conquistato il premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo, a conferma della profondità della sua poetica. Un pezzo intenso e delicato che affronta la paternità con una sincerità disarmante. Dario Brunori non si nasconde dietro facili ottimismi: essere genitori è una sfida costante tra il desiderio di protezione e la paura di non essere all’altezza. Il linguaggio si fa essenziale, il tono più raccolto, eppure ogni verso risuona con una forza universale. L’albero delle noci è un disco che riflette sul tempo che scorre e sulle scelte fatte. Per non perdere noi apre la tracklist con una delicatezza incredibile, un dialogo intimo su amori che resistono tra abitudini e crepe. Poi arriva La ghigliottina, una delle tracce più pungenti dell’album, dove Brunori si fa graffiante, mettendo alla berlina le ipocrisie della società contemporanea. L’arrangiamento incalzante e il testo affilato la rendono una delle canzoni più incisive del disco. C’è anche spazio per il disincanto sulla modernità con La vita com’è, brano che fa parte della colonna sonora del film Il più bel secolo della mia vita. Ma Brunori non si limita a scavare nelle inquietudini esistenziali: c’è spazio anche per leggerezza e nostalgia. Pomeriggi catastrofici ripercorre la sua adolescenza, usandola come specchio per esperienze comuni. Il morso di Tyson, invece, cambia registro e utilizza la metafora del pugilato per descrivere una relazione intensa e tormentata, fatta di colpi dati e ricevuti. L’immagine di una coppia che si lascia su una panchina diventa simbolo di ogni addio che lascia lividi invisibili ma profondi. E poi c’è Fin’ara luna, un brano interamente in dialetto cosentino che rende omaggio alle radici dell’artista con una forza evocativa che trascende la lingua. Più acqua che fuoco fonde atmosfere alla Battiato con sonorità del rock inglese, raccontando il declino della passione e la fragilità dei sentimenti. L’album si chiude con Guardia giurata, che cattura l’emozione della nascita con spontaneità e immediatezza. Registrato con il cellulare, conserva un’intimità speciale, culminando in un crescendo musicale che esprime tutta la meraviglia di fronte alla vita. Dal punto di vista musicale, Brunori Sas continua a sperimentare senza tradire la sua essenza. L’influenza di Riccardo Sinigallia è evidente negli arrangiamenti curati, dove archi, sintetizzatori e chitarre si intrecciano in un equilibrio tra classicismo e innovazione. L’albero delle noci è un album che emoziona e lascia il segno. Il cantautore cosentino si conferma uno dei più lucidi narratori della contemporaneità, capace di trasformare il personale in universale, le esperienze individuali in racconti collettivi. Un disco che chiede attenzione e si svela piano piano, come un dialogo tra amici che si ritrovano dopo tanto tempo e si raccontano la vita, senza filtri e senza bugie.
Credits
Label: Island Records – 2025
Line-up: Dario Brunori (voce, chitarra) – Simona Marrazzo (voce, percussioni) – Dario Della Rossa (pianoforte, tastiere) – Mirko Onofrio (sax, strumenti a fiato) – Massimo Palermo (batteria) – Stefano Amato (violoncello)
Tracklist:
- Per non perdere noi
- L’albero delle noci
- La ghigliottina
- La vita com’è
- Pomeriggi catastrofici
- Il morso di Tyson
- Fin’ara luna
- Più acqua che fuoco
- Luna nera
- Guardia giurata
Link: Sito Ufficiale
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