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Favola nera – Tommaso Primo

Tommaso Primo - Favola neraIl quadrato si chiude. Il quarto vertice di questa geometria è una Favola Nera, da ascoltarsi in loop senza ricavarne alcuno sfinimento. Tommaso Primo passeggia con sempre maggiore convinzione sulla Promenade della scena musicale indipendente, rivelando, anzi confermando, angoli assolutamente abbaglianti di un talento cantautorale che emerge incontenibile. Come quando dopo un restauro accurato, condotto da occhi nuovi ed orecchie attente, scopri che sotto un Teomondo Scrofalo in realtà si nascondeva un Caravaggio, così appare, mondata, la Napoli che esplode da queste nove tracce; una Napoli che ha strappato via le corde dei mandolini e che invece li fa suonare tamburellando le dita sulla cassa. Striature corvine di un Pino Daniele che tutti abbiamo scolpito dentro, soffi di un Concato delicatissimo, atmosfere travolgenti e colorate dell’immenso Avitabile, insieme tagliano il nastro per dare il via alla festa. Oltre a quelle intuite, sono tante le presenze fisiche di altri artisti in questo quarto lavoro del Tropicalista Napoletano. Incontriamo, e si badi bene, sono incontri tutt’altro che casuali e soprattutto dal notevole valore aggiunto, icone come Peppe Barra, giovani ma oramai consolidati esponenti della new wave napolitana come la ensemble de La Maschera, pionieri del cambio di passo della scena Posse che rispondono all’acronimo Jrm (al secolo Max jovine from 99 Posse), il teatrale cameo della promettente Denise Capezza a rivendicare l’essere Femmena, una volta indossata l’armatura necessaria a non soccombere ed il gemellaggio con IL Cile in Forcella Dream.
Il disco si apre con la incantevole Cavalleggeri è New York nella testa di Laura, un racconto-cortometraggio che dipinge uno scenario di disperata ricerca di riscatto sociale, sempre sospeso tra gli interrogativi senza risposta sulla presenza di alternative a percorsi già scritti e la presenza di gabbie in cui l’aria non passa. Asfissie che trovano ossigeno solo attendendo le stelle e gli abbracci desiderati più di ogni cosa. Laura guarda fuori, più lontano che può, per mettere anni luce tra lei e quella periferia che ingoia i piedi e che malvagiamente lascia addosso ancora più impetuosa la voglia di scappare, almeno con il pensiero, sconfitti da “questa deriva culturale che poi ci porta ad andare lontano” accompagnati da una lacerante ed insuperabile nostalgia del mare e del venerdì. Solo chi è stato in un altrove che non ha mai sentito suo, emigrato, deportato, può comprendere, risentendo immediatamente il fiato spezzarsi, quella sensazione invincibile dei venerdì con le centinaia di chilometri a renderlo solo una parola, a significare l’inizio di qualcosa che non parte, che resta arrugginita prigionia. Chiedersi cosa è l’Amore e trovare una risposta convincente, impresa titanica. Ma in quel verso “è miracolo e devozione, è perdono e rivoluzione” c’è la sintesi perfetta, pura poesia incastonata in una cornice sonora da brividi. Segue Madonna Nera, storia di un “vecchio puttaniere” dedito all’amore mercenario, raccontata con diabolica ironia, calcando con la punta della penna sulle debolezze di personaggi insospettabili, Dottor Jekyll e Mr. Hide in salsa nostrana, che finiscono con lo sbattere il muso contro impensabili sorprese. I fiati ed il featuring de La Maschera iniettano allegrezza e colore in un quadro degradato ma che fa sorridere per come mette a nudo un certo tipo di indomita erotomania, semplicemente avvicinando una candela ad un lato oscuro della città, al suo basso ventre. Femmene, con il prezioso apporto alla voce di Denise Capezza, andrebbe tradotta in tutte le lingue del mondo; una rivendicazione a schiena dritta e testa alta dello spazio che non può e non deve essere solo laterale, e che ogni donna dovrebbe detenere, senza dover sgomitare in un mondo che le vorrebbe arrabbiate e sole. E Allora arrivederci ciao rende impossibile mantenere asciutti i fogli, ferme le mani, calmo lo stomaco. Lo strazio di un addio, per quanto inevitabile, con i suoi spasmi da spalle voltate e timore di incontri con altre mani intrecciate. E mentre il mare ha smesso di profumare ed il tempo si è cristallizzato su odiose tonalità di cielo, l’unica preghiera di chi resta è quella di preservare quello che è stato dallo squallore del presente che imbarbarisce mortalmente i ricordi. Avrò ripetuto a mezza voce milioni di volte, ascoltando delle parole cantate, che avrei voluto vederle fluire dalle mie dita e finire intrappolate tra le pagine incurvate di una Moleskine lucidata in ogni momento di malinconia. Solo che stavolta lo penso per davvero, con convinzione. Ancora luce a rischiarare la fine, cercando di renderla meno sanguinosa e sanguinaria. Alle mani di Tommaso Primo si uniscono quelle sapienti di Dario Sansone dei Foja a comporre quello che possiamo ritenere il brano definitivo del disco. La disillusione di chi ha visto scappare via l’amore, o quello chiamato tale fino a pochi istanti prima, preso all’amo dalla bruttura dei tornaconti, gettando sale sulle macerie di un lazzaretto sentimentale, decadente quanto apparentemente non redimibile. Da questo basso in Vico Pace, da cui fuoriesce musica allegra, si affaccia Peppe Barra a raccontarci in un affresco scabroso le diverse umanità e disumanità presenti, insospettabilmente, anche nei posti a pochi passi dalla Questura, che crederemmo incontaminati. E così piaghe come la pedofilia e la prostituzione, avvolte e protette dall’omertà universale che permette solo sussurri, qui vengono raccontate con lo sdegno necessario ad incendiare “il viscido silenzio generale”, mentre il sipario di questo cafè chantant urbano si apre e si chiude forsennatamente. In Partenope la Sirena adagiata in spiaggia usando Posillipo come cuscino, viene cullata e ritratta come solo un vero innamorato sa fare, pronto a difenderla ostinatamente, anche contro la ragione, ed a perdonarla quando alle volte riesce a ferire inconsapevolmente con gli aculei delle sue mille contraddizioni. Onorato delitto ‘e passione è una sceneggiata 3.0 con un refrain che si attanaglia alle viscere e che arriva puntuale a separare i successivi atti di una tragedia in itinere. La passione cieca, folle, che rende assassino anche il più quieto dei personaggi, quell’Esposito Salvatore che può essere uno, nessuno e centomila, vittima di sé stesso e dell’incapacità di schermarsi dalla vergogna, dal chiacchiericcio per un tradimento subito e da giustificare agli altri e che lascia scie di sangue in terra e serrature di celle chiuse alle spalle. Un’ultima strofa epica, a blindare una verità scomoda ma incontrovertibile. Forcella Dream con il featuring de Il Cile, è una allegra ballata che affonda le dita in un amore adolescenziale, su carni fresche che arrossiscono sotto la pressione dei polpastrelli ma che poi tornano candide e piene di tutte le speranze di chi non ha ancora sbattuto il muso contro Sua Maestà Il Disincanto. Con Ludopatico d’amore rimbalziamo su un tappeto elastico di percussioni, urtando con ogni parte del corpo sulle pareti troppo strette del pregiudizio e che sembrano ricacciarti verso il basso ad ogni beat. Le linee di basso inconfondibili di JRM ci traghettano in una storia di ribellione, coraggio ed autoaffermazione, perché bisogna sempre ambire ad “essere una rosa in nome della propria libertà”. Tommaso Primo con la sua Favola Nera porta l’asticella ancora più in alto e nella rincorsa prima del salto non lascia trasparire nessun rallentamento. Ribadendo chiaro che ci sono scie da seguire, ma ancor più che ci sono scie da tracciare perché siano seguite. Consapevoli, per usare le sue parole, che “per raccontare serve calarsi nelle tenebre”. Ed è proprio da lì che riesce ad estrarre tanta luce, non intermittente, ferma, orgogliosa, NAPOLETANA. Che irradia senso di appartenenza, da cui si fatica a distanziarsi, come quello che scorgevamo nelle espressioni fiere di alcuni calciatori centroamericani ai mondiali negli anni ‘80, con la mano sul petto, quadrante in alto a sinistra. Riuscendo a rappresentare senza girare lo sguardo per evitare di inquadrare le storture, gli abomini, anzi raccontandoli infilando coltelli in queste crepe su di una tela altrimenti imbattibile quanto a meraviglia. Alzando ancora di più la voce a ricordare che le cose vanno guardate nelle tre dimensioni per schivare gli scivoli unti e pericolosi del qualunquismo e della miopia colpevole. Decisamente si è compiuta la quadratura del cerchio, o per quanto sopra, la cubatura della sfera. E quando è suonata l’ultima nota di questo disco le dita vanno in automatico a cercare il tasto play sul telecomando, ancora una volta. Mentre appena sopra il mento si compone una ruga di soddisfazione che deflagra in un sorrisetto compiaciuto mentre Laura torna a guardare fuori dai vetri.

Credits

Label:
Full Heads Records/Area Live – 2021

Line-up:

Tommaso Primo (Voce, Chitarre) – Giuseppe Spinelli (Chitarre, Mandolini E Percussioni) – Antonio Esposito (Batterie, Cori) – Luigi Castiello (Contrabasso, Basso Elettrico, Basso Acustico) – Arcangelo Michele Caso (Archi) – Pasquale Benincasa ( Percussioni ) – Carla Boccadifuoco ( Cori) – Roberto Colella (Voce, Sax Tenore In “Madonna Nera”) – Enrico Scarpa ( Sax Baritono, Tenore, Soprano) – Paolo Sessa ( Pianoforte) – Denise Capezza (Voce In “Femmene”) – Peppe Barra (Voce In “Vico Pace”) – Massimiliano Jovine From 99 Posse (Basso Elettrico In “Ludopatico D’amore”) – Il Cile (Voce In “Forcella Dream”) – Gianluca Rovinello ( Arpa) – Stella Manfredi (Violino In “Ludopatico D’amore”) – Antonio Gomez Taddeo ( Tuba) – Vincenzo Capasso ( Tromba) – Stella Manfredi (Violino In “Ludopatico D’amore”) – Antonio Gomez Taddeo ( Tuba)

Tracklist:

  1. Cavalleggeri è New York nella testa di Laura
  2. Madonna Nera (feat. La Maschera feat. Le Ragazze di Via Argine)
  3. Femmene (feat. Denise Capezza)
  4. Allora arrivederci ciao
  5. Vico Pace (feat. Peppe Barra)
  6. Partenope
  7. Onorato delitto ‘e passione
  8. Forcella Dream (feat. Il Cile)
  9. Ludopatico d’amore (feat. Max Jovine from 99 Posse)


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