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Rivitalizzando il blues: intervista a Hugo Race

Hugo Race @ Cella Theory 01In una notte di fine novembre abbiamo avuto l’onore di scambiare quattro chiacchiere con una leggenda del rock-blues contemporaneo, Hugo Race. Vi raccontiamo la visione del musicista e del produttore discografico australiano che iniziò con Nick Cave.  Un’occasione per mettere a fuoco i suoi ultimi progetti John Lee Hooker ‘s World Today con Michelangelo Russo e Long Distance Operators con Catherine Graindorge ed esplroare le passate e future esperienze dei Dirtmusic con Chris Brokaw e Chris Eckman. L’intervista è stata realizzata grazie a Peppe Guarino, immenso promoter indipendente napoletano che ha organizzato un magico concerto al Cellar Theory di Napoli nel segno della causa benefica dei suoi eventi, a sostegno dell’Associazione Camilla la stella che brilla. (Live show gallery by Alessio Cuccaro)

Partiamo da John Lee Hooker ‘s World Today, la prima cosa che ho notato è che sei riuscito a rivitalizzare il blues classico di  John Lee Hooker attraverso il tuo modo di interpretare il rock-blues contemporaneo, puntando sull’uso sapiente dei riverberi hai espanso l’anima soul di quelle canzoni giungendo ad un viaggio sonoro incredibile. Ti ritrovi in questa analisi?
Era proprio questa la visione. Io e Michelangelo avevamo registrato degli inediti sperimentando molto con l’elettronica, suonando però strumenti classici come armonica e chitarra. E’ venuto spontaneo contaminare il blues di  John Lee Hooker  con l’elettronica. Essenzialmente è stato un viaggio durato un giorno nello studio di registrazione, poi è seguita una postproduzione di alcuni mesi dove cercavamo l’espansione giusta in alcuni passaggi.

Infatti ci sono delle dilatazioni fantastiche in alcuni momenti…
Sì, John Lee Hooker si presta a questo tipo approccio, non cambia tonalità, c’è il fascino della sua voce e le linee ipnotiche della sua chitarra. Ho utilizzato molto della mia esperinza in Mali per il progetto Dirtmusic. C’è stata anche una riesumazione di una parte di me degli anni novanta dove in alcuni dischi avevo già provato a coverizzare due pezzi di John Lee Hooker. E poi c’era l’intento di far conoscere questo bluesman alle generazioni future. I miei figli pensano che la musica sia nata con l’avvento del pop fine anni sessanta, a me piaceva fargli scoprire questa parte dimenticata della storia.

Come è arrivata questa rinnovata collaborazione con Michelangelo dopo l’esperienza passata dei True Spirit?
E’ stato del tutto casuale. Dopo una tournée con i True Spirit a Berlino, un amico, dj promoter che aveva organizzato una serata revival di musica anni cinquanta, ci ha chiesto di riempire un buco di mezz’ora, causato da un gruppo rhythm and blues che aveva annullato la data. Così gli abbiamo proposto di poter eseguire alcune cover di John Lee Hooker. Con Michelangelo mi trovo alla grande perchè lui non è proprio un musicista, il suo vero lavoro è quello di dipingere quindi con lui c’è un bello scambio di esperienze artistiche diverse. Ora siamo in un momento un po’ particolare, frutto di questa tournée andata bene e siamo un po’ confusi se ritornare come True Spirit e approfondire ancora questa nuova strada sperimentale intrapresa con John Lee Hooker ‘s World Today.

A quale delle cover che ci sono in questo disco sei più affezionato e perchè?
Il pezzo è When My First Wife Left Me. Amo molto i versi perchè la storia è molto vicina a me.

Quale progetto della tua lunga carriera, da Nick Cave and Bad seeds ai Fatalists passando per i True Spirit e Dirtmusic, ti ha veramente segnato artisticamente?
Sono stati i viaggi in Mali durante le registrazioni del progetto Dirtmusic. Io venivo solo dal blues e avevo poca attitudine alla world music che aveva invece Chris Eckman. In quei viaggi, in quella società così povera la musica ha un valore molto significativo che non c’è nel nostro mondo occidentale.

Il blues viene da un mondo dove la musica è stata la prima forma di comunicazione dell’individuo per creare unione, condivisione di uno stato. Concetti totalmente assenti nelle nostre società individualiste moderne.
D’accordo. Lì tutti suonano, la musica ha un altro valore rispetto a noi. Ritornando ai vari progetti in cui sono stato coinvolto, amo anche i Fatalists perchè posso esprimere la mia anima nel quotidiano, mi prendo il mio spazio mentre con i True Spirit mi prendo lo scambio di energia nella band. Sono legato per diversi motivi ad ogni progetto ma ora sono in un momento della mia vita in cui devo scegliere, per dieci anni ho fatto tutto, ora non posso più, devo scegliere al massimo due strade maestre.

A proposito di queste mille collaborazioni che ti hanno visto coinvolto in contemporanea a John Lee Hooker ‘s World Today, è uscito Long Distance Operators con Catherine Graindorge. Parliamo di quest’altra avventura sonora?
Si tratta di un sound diverso, nato da una mia voglia recondita di fare una cosa con gli archi. Catherine è bravissima. E’ stato semplice registrare il disco ma è stato complicato organizzare un set per concerti live. Non siamo riusciti a realizzare un tour, e proprio da questo progetto ho capito che non posso realizzare dischi se poi non posso portali in giro live. Siamo in un’epoca che lo pretende altrimenti il disco va nel dimenticatoio subito. Poi John Lee Hooker ‘s World Today è un progetto perfetto per girare live, perchè ci ha permesso di partecipare a diversi festival di blues ed abbiamo venduto tantissime copie. Siamo molto soddisfatti del successo del progetto nonostante all’inizio ci siano state molte critiche perchè ci accusavano di fare techno e non blues, invece la contaminazione è talmente piaciuta che abbiamo girato tutta l’Europa. Purtroppo non posso dedicarmi continuativamente a questo progetto, devo cercare di condesare le date in Europa in una manciata di mesi perchè alla fine devo tornare a Melbourne, a casa dalla mia famiglia. E’ molto dura seguire questi ritmi alla mia età, la vita non perdona, ed io ho bisogno di questo. Per il momento devo pensare al nuovo disco dei Dirtmusic, uscito a gennaio 2018, è bellismo ed è stato registrato con la band BaBa ZuLa a Instambul. Nuove contaminazioni, nuovo tour che mi vedrà coinvolto nella prossima estate.

Cosa pensi dei talent show? Quest’approccio alla musica come una gara?
E’ molto pesante questa cosa. Sta ammazzando la musica. Dà un messaggio sbagliato per i giovani. La musica non è una competizione. E’ un grosso tradimento dei fondamenti della musica stessa. Non sopporto proprio questo fenomeno.

Cosa pensi anche della perdita di materialità del disco? Una volta era un manufatto con un valore artistico anche di tipo estetico come le copertine dei vinili…
L’aspetto tecnologico della fruizione liquida è un aspetto di secondaria importanza, non possiamo tornare indietro. Non possiamo tornare a quei giorni in cui desideravamo un disco nell’attesa di accomulare i soldi per acquistarlo. Il palco è la verità su un artista, e lì che si vede la reale artisticità dell’individuo. In internet puoi ascoltare tutta la musica che vuoi, ma l’esperienza di ascoltarla sotto il palco è un’altra cosa.

 

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