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Un grande dice solo la verità. Riflessioni post X-factor: intervista a Manuel Agnelli

agnelli_inter0217Siamo in un’epoca in cui tutto è frutto dell’emotività del momento. Caccia alle streghe e complotto ovunque. Non c’è più il tempo di discutere per capire, figurarsi approfondire  punti di vista diversi. Nello spazio di pochi mesi la partecipazione di Manuel Agnelli ad X-factor ha generato un vortice di contrasti, siamo passati dallo sdegno degli oltranzisti al plauso di tanti per il suo modo di esser personaggio televisivo, prima di tutto questo c’era stata l’unanimità dei consensi di critica e pubblico per il disco Folfiri o Folfox. Troppo labili le certezze della nostra era per spostarsi rapidamente da un polo all’altro! Ora che l’onda anomala di popolarità si è equilibrata, abbiamo voluto incontrare Manuel e in una lunga intervista abbiamo tirato le somme di quest’esperienza, incentrata sulla volontà di  provare a cambiare il programma focalizzando anche sull’aspetto creativo e cantautorale dei partecipanti. Le sue parole hanno sottolineato ancora una volta una visione lucida e razionale della musica, sia mainstream che indipendente, così avvilita da troppe zavorre obbedienti alla logica dei numeri. E fidatevi, le sue sono parole che non risparmiano nemmeno il Dio Rock! Noi ci siamo goduti 51 minuti di verità senza peli sulla lingua, ancora una volta onorati dalla sua disponibilità al confronto. (Si ringrazia Nora Bentivoglio – Fleisch; in collaborazione con Amalia Dell’Osso).

Come va in questo momento così particolare per la tua carriera?
Sto bene, sono in un periodo convulso, ma va bene così.

Ora sanno di te anche gli insospettabili. E’ una gran cosa, no?
Mi fa molto piacere. Mi sto prendendo anche il lusso di fare ostruzionismo nelle situazioni che non mi piacciono, creando scompiglio vero. Una volta quando rinunciavo era perchè non trovavo disponibilità, ora se rinuncio causo dei guai. Sto avendo degli attestati di stima non da poco. Quindi, sto bene!

A bocce ferme, ora che è più calma l’ondata mediatica, cosa ti è piaciuto e cosa non ti è piaciuto dell’esperienza ad X-factor? La rifaresti? Si vocifera di una possibile partecipazione anche per l’anno prossimo…
Sì, se ne vocifera! Ti dirò senza mezzi termini che per me è stata un’esperienza esaltante, durata mesi, molto impegnativa tra i live, le riunioni organizzative. Ovviamente in cose che durano così tanto ci trovi anche dei lati negativi. Non ultimo proprio l’impegno temporale, notevolissimo, che ti porta via la tua vita. Una dinamica difficile da sostenere. Però, ti ribadisco che la considero un’esperienza molto esaltante perchè non avevo mai lavorato con una produzione di quel livello. Non avevo mai lavorato con quelle logiche televisive, che dal di fuori ho sempre pensato essere soffocanti, restrittive, controllate, troppo organizzate. Non credevo a quello che mi dicevano, cioè  che avrei avuto la piena libertà di dire quello che volevo, invece è stato così. Mi sono sorpreso in positivo perchè sono riuscito ad essere me stesso in pieno, dalla A alla Z… e questa è una cosa che non ha prezzo.

Chi ti ha conosciuto fuori dal palco ha potuto apprezzare lo stesso spiccato senso di umorismo e l’ironia che ti contraddistinguono. Lo hai espresso al 100%…
Questo mi fa molto piacere. Non volevo essere condizionato dal mezzo televisivo e volevo portare in quel contesto la mia visione della musica. Se questo approccio non fosse stato considerato come rivoluzionario, non sarebbe stato un mio problema. Il mio obiettivo era essere me stesso con le mie idee sulla musica. E ti dico la verità, mi sono trovato anche facilitato ed incoraggiato nel farlo. Sai, in queste situazioni si tende ad essere più realisti, si tende a limitarsi, invece devi puntare su qualcosa di fresco, nuovo, dinamico. Ad ogni modo è difficile sintetizzare quest’esperienza.

Dalla prima all’ultima puntata sei riuscito a far passare un messaggio fondamentale: il valore artistico di un musicista non si misura in views, likes, vendite in generale, ma si misura con il criterio dell’unicità, della personalità. Non si può “copiare” per essere famosi! Questo è emerso anche nei battibecchi con gli altri giudici, a vantaggio della tua veridicità più forte di ogni possibile coercizione del programma…
Sì, è propio così e ti ringrazio perchè non è facile captare questo. Per molta gente è scontato che chi vende abbia ragione. Per molta gente è facile pensare che per vendere devi fare musica in un certo modo, o peggio che per fare musica devi vendere. Per molti è scontato che per giudicare oggettivamente la musica vadano considerati i risultati in termini di vendite, indipedentemente dalla qualità. Per me invece non è così. Anzi, spesso succede proprio il contrario. Io sono l’esempio di un musicista che ha raggiunto un soddisfacente livello professionale lungo una duratura carriera senza aver venduto tonnelate di dischi. Questo concetto l’ho detto in quella sede. L’avete davanti quello che non ha venduto mai un cavolo, che non ha vinto neanche il disco di legno eppure è qui a fare il giudice di X-factor e lo conoscono tutti. Sicuramente questa mia partecipazione ad X-factor con questo messaggio non cambierà le cose, perchè è propro il pubblico che oggi giudica in base al numero di visualizzazioni, di dischi d’oro e di platino. Questo è un aspetto molto triste dei nostri giorni. E’ un peccato avere una consideazione così medievale della musica, dell’artisticità, della creatività. Ero ad un meeting d’Italia Creativa, c’erano il ministro Franceschini, tutta la SIAE, la FIMI… c’erano tutti i parrucconi… e, ti dico la verità, ho trovato più coraggio, dinamismo di idee tra quelle persone che avevano una media di sessant’anni che nei ragazzi che vedo muoversi sul web. Da questo punto di vista siamo totalmente destrutturati.

Siamo in un futuro distopico che però è reale…
(Ride, ndr) Infatti!

Per dare un seguito a quell’esperienza, so che stai lavorando alla produzione artistica del disco di Eva, correggimi se sbaglio.
Sì, non c’è niente di ufficiale ma non ho abbandonato nessuno, sto seguendo anche Andrea e Silva, ma certamente non riesco a dare il massimo a tutti. Con Eva è molto facile lavorare perchè ha attirato molta attenzione su di sè. Eva non ha raggiunto il disco d’oro, non è prima nelle vendite su Itunes, ma alla fine ha un futuro come musicista e come cantautrice.

Credo anche come personaggio. Ha una personalità ricca di sfumature. E sicuramente tu sei riuscito a far emergere la sua artisticità in maniera originale, con altri giudici (tipo Fedez) avremmo avuto una nuova copia di qualcuno, mentre tu hai fatto uscire qualcosa di diverso, diciamo una Nada moderna…
Che bel paragone! Bravo, mi piace tantissimo. E’ proprio quello che può diventare, un’autrice che può collaborare con altri autori, che ha un suo fascino particolare e che non è quella classica fatalona tettona che deve bucare lo schermo. Mi piace sottolineare che da X-factor possono venir fuori figure di questo genere. Poi c’è il grosso equivoco di attribuire ad X-factor anche la responsibilità del dopo, quindi al fatto che molti poi spariscono del tutto. La colpa non è del talent, ma della gestione del dopo che non è all’altezza di X-factor. E’ ovvio che quelli che escono da lì non avranno più un livello di visibilità paragonabile e neanche probabilmente un livello di professionalità simile. Io stesso ti dico che quello è stato il livello più alto di professionalità della mia carriera. Intediamoci bene, succede perchè c’è una squadra di numeri uno, dallo scenografo all’ultimo imbianchino… nessuno sta a guardare l’orologio, sono tutti intenti a voler far bene. Quindi stare in un ambiente del genere a livello professionale è veramente una grossa occasione. Quel livello non lo ritovi più quando finisce il programma, a meno che tu non sia Bowie! Alcuni dei ragazzi fanno un disco d’oro e poi dopo scompaiono. Questo è causato dalla casa discografica che non ha coraggio, che vuole solo puntare su un dettaglio che faccia momentaneamente vendere, non punta sul talento vero. Per questo motivo sto portando avanti Eva, nonostante non abbia venduto come gli altri finalisti, proprio perchè ha più possibilità sul lungo periodo. Hanno possibilità anche Silva Forte e Andrea Biagioni, anche se in maniera più limitata sul meracto italiano. Non li ho scelti solo perchè mi piacevano, ma per dare un segnale sul possibile futuro che la musica italiana potrebbe avere. Cercare un certo tipo di qualità non basata sulla teatralità, sulla recitazione cantata, tipico della nostra canzone italiana, che si è cristallizata in questo senso soprattuto dagli anni ottanta in poi, innescando un vero e proprio stillicidio… quanti sono quelli finti all’inversomile quando cantano?

Tanti, troppi. Durante il programma hai spesso parlato di cantato muscolare, un po’ un eufemismo, no?
Sì, mettiamola in questo modo: ho detto così perchè vittima di un altro errore che ho commesso, quello di essere amico con i concorrenti delle altre squadre.

Però, se ci pensi, non è stato un errore, è stata anche quella una manifestazione di trasperanza, di dimostrazione di essere se stessi pienamente. Gli intelligenti lo hanno capito, gli altri… si arrangino!
Sì, hai ragione tu! Come si dice? A lavà a capa ‘o ciuccio se perde l’acqua e ‘o sapone!

Ecco le influenze napoletane! C’è qualcosa che stona con tutta la perfezione del baraccone di X-factor. Pur essendo un programma di musica, regala poco spazio all’aspetto creativo. Gli inediti occupano una fase molto marginale del programma e sono a firma di altri.Tra i partecipanti un potenziale cantautore non potrebbe mai emergere, no?
Sì, sono d’accordo. Infatti nel mio team avevo una brava a scrivere: Veronica Marchi. Ho dovuto scartarla, anche se a me piaceva molto, perchè come interprete aveva poche probabilità di crescere e combattere, mentre come autrice è molto brava. Quindi avere un’attitudine alla creatività è un po’ un limite per come è strutturato il programma ora. Veronica sarebbe stata eliminata dopo due serate al massimo, perchè il pubblico di X-factor si sarebbe stufato prorio per questa sua attitudine di cantautrice, che però, sia chiaro, non dovrebbe stufare. Veronica avrebbe gareggiato su un terreno non suo, dove gli altri con la muscolarità vocale si giocavano più carte. Comunque è giusto quello che dici ed io sto combattendo in tal senso, non so se riuscirò a favorire questo cambiamento e l’attenzione verso questo lato della musica, ma ci spero  perchè il programma è alla decima edizione, quindi ha bisogno di mutare un po’. Quest’anno ha stracciato tutti i record di spettattori in ogni fase. Grandi numeri.

Diciamoci la verità, questi numeri sono stati raggiunti per un’edizione, a detta di tutti, dominata dai giudici. Grazie a personaggi come te il programma si è ripreso rispetto alle ultime edizioni…
Mi fa piacere se è messa così, in virtù di questo mi faccio forza con la produzione per portare il cambiamento nel programma focalizzando di più sull’aspetto creativo. E’ una dura lotta perchè alla fine è sempre stata troppo grande la sproporzione tra l’aspetto televisivo e quello musicale, non a caso quest’anno ha vinto il gruppo che rispecchia questo stilema. Quindi diventa difficile far cambiare le cose. Squadra che vince non si cambia. Poi alla fine la musica c’è. Comunque qualcosa si può fare. Aprire agli autori sarebbe molto interessante. Diciamo che introdurre la libertà di scelta da parte dei ragazzi di presentare una cover o un loro pezzo aiuterebbe a comprendere se siamo davanti ad artisti completi e non solo davanti meri interpreti. Sarebbe un rischio che prenderebbero i ragazzi e i loro coach. Ma ho paura che dietro ci sia tutto il circuito non troppo virtuoso di quelli che hanno interesse a far emergere solo interpreti perchè devono piazzare i propri autori. Confidono in chi è consapevole che X-factor è la trasmissione musicale più potente in Europa, un grande cannone che potrebbe essere usato più per la musica e non solo per i numeri ed il mercato. Sembra un discorso votato all’utopia, ma non lo è poi troppo. Bisognerebbe solo cavalcare con coraggio questo aspetto.

La musica non dovrebbe essere solo puro intrattenimento ma anche proposta di qualità. Trovo giusto ciò che auspichi: non fare dischi di sola plastica, non fermarsi alla musica che ti portanto con il cucchiaino, ma studiare e cercare di scoprire qualcosa di diverso, di qualità al di là dei numeri…
Sì, ho cercato di instillare questo messaggio sin dall’inizio. Dobbiamo produrre dei dischi non scadenti, ma di qualità. Mi sono trovato in opposizione a tutti nel programma, da Fedez ad Arisa, e naturalmente a Mara Maionchi, che insistevano sull’aspetto del mercato.

Infatti per Mara Maionchi un artista come te, che fa i suoi numeri nei concerti da una vita, si deve ritenere frustrato perchè non vende miliardi di dischi…
A questo proposito, ribadisco che io preferisco la mia carriera trentennale dove ho fatto sempre quello che ho voluto e sono pienamente soddisfatto di quello che canto, mentre ci sono altri che vendono tanto ma che al terzo disco vanno dallo psicologo perchè non sono affatto contenti. Dico questo perchè testimonia che il successo è relativo. Per lei, che è discografica, ovviamente è giusto che il successo significhi vendere dischi. Io vorrei portare avanti il mio messaggio: il successo non è solo vendere dischi ma è tante altre cose e spero di riapprofondirlo nella prossiama edizione, se ci parteciperò. Questa è la funzione primaria che voglio avere in quel programma. Il male del talent è proprio immettere nella testa dei ragazzi che o saranno dei vincenti o dei falliti a seconda dei dischi venduti e dell’eventuale vittoria o sconfitta. Per Andrea, Silva e Eva era più importante fare un percorso artistico che vincere X-factor. Pensa che è stata Eva che mi ha consolato quando ha perso nella finale. Io ero incazzato nero. Lo ero anche perchè la finale è considerata una festa, non ci può essere un contraddittorio, ed io non potevo usare la mia unica arma, la parola, contro quegli imperi che dovevo froteggiare… come gli svariati dischi di platino di Alvaro Soler o i milioni di followers di Fedez. Di che cavolo di par condicio dobbiamo parlare? Proprio perchè non potevo parlare tanto, la finale l’ho vissuta in maniera abbastanza frustrata. Quindi ho sfasciato i camerini come non mi succedeva da tempo. C’è stata una situazione ridicola: entro nei camerini con un sorriso smagliante poi il fragore della roba che sfascio. La cosa veramente ridicola è che quando sono ritornato dopo mezz’ora, quindi dopo i saluti finali, quel camerino era ritornato perfetto. Immagina che hanno riparato persino un buco nel muro. Pensa che efficienza esagerata! Mi hanno fatto sentire un impotente!

Nell’ultimo periodo mi sono appassionato alle serie di Netflix ed in particolare a Black mirror. L’hai mai vista?
No, ultimamente sto vedendo Making a Murderer…

Te l’ho chiesto perchè per un episodio di questa serie mi sei venuto in mente tu. L’episodio in questione è il terzo, una satira sui programmi d’intrattenimento, anche sui talent. Per fartela breve, in una dimensione distopica, il concorrente di un talent minaccia di uccidersi in diretta come gesto di ribellione al sistema. I giudici, in un gioco paradossale, vengono colpiti dalla performance e gli offrono un programma in cui poter parlare proprio del sistema. Quindi la ribellione viene strumentalizzata dal sistema stesso. C’è il rischio che la TV ti assorba come l’ennesimo fenomeno mediatico da commercializzare e  sfruttare finchè si può?
Non è un rischio, è una cosa molto concreta. Anche se io non sono un personaggio, e tu lo sai, per loro io lo sono. Ma il rischio lo decido io, decido io quanto voglio alimentarlo e quanto voglio correrlo. Loro sono stati onesti, presentandomi un programma televisivo che dà molto spazio alla musica ma non è un programma musicale. Trattare l’aspetto musicale in una maniera piuttosta che un’altra sta a te, alla tua personalità. Se io facessi X-factor per molti anni, ci sarebbe sicuramente il rischio di diventare il personaggio, colui che deve recitare la sua parte, quella del disturbatore che tutti si aspettano. Devo giocare bene le mie carte ed essere rapido nel portare avanti il mio spicchio di verità che sta piacendo e che potrebbe condurre molti a seguirmi in questo modo di fare. Perchè Fedez mi ha fatto i complimenti? Primo perchè è un grande paraculo, io lo adoro come persona! Secondo perchè lui si è divertito quest’anno. Gli ho dato filo da torcere, ho subito lanciato tre interpreti grandissimi con tre pezzi particolari e lui è stato costretto a documentarsi, perchè voleva vincere, perchè è un competitivo. Quindi sono riuscito ad alzare il livello generale di tutti. Tutti spingevano in una maniera impressionante. Questa spinta, questa incisività potrei darla anche l’anno prossimo perchè conosco ora i tempi del programma, i suoi meccanismi. Oltre non potrei continuare perchè poi rischi, appunto, di diventare una macchietta. Già quest’anno ho avuto quattro imitazioni. Sto alimentando volutamente questa sorta di sdramtizzazione della mia persona, sia chiaro, perchè per pochi che come te mi conoscono davvero, molti mi vedono come un tristone!

Fra poco ricomincia il tour degli Afterhours. Sarai molto carico perchè ritorni a fare quello che più ti piace…
Assolutamente si, alla fine tutte le mie scelte portano a questo. La televisione mi ha offerto l’opportunità di avere un pubblico diverso, meno molesto. Mi rispetta e mi ha fatto cambiare anche attegiamento. Ora sono molto calmo. L’aspetto bello di questa fase è che mi sono ritagliato una libertà diversa con questo tipo di visibilità. mi prendo il lusso di dire no a certe situazioni, come ti dicevo prima. Sto facendo una lista delle cose che ho rifiutato e dei soldi a cui sto rinunciando, questo giusto per rispondere al prossimo che mi dice che io faccio le cose solo per soldi (ride, ndr). Una lista speciale che riguarderò a settant’anni e mi darà una martellata in testa! E’ una grande libertà avere tante possibilità perchè davvero puoi tracciare un percorso di qualità. Hai più risorse. Hai più strutture. Hai più disponibilità di certe persone che fanno un lavoro di un certo tipo. Con Sky mi sto trovando benissimo proprio perchè mi stanno facendo offerte di gran qualità, per esempio mi hanno offerto di fare una relazione su Raffaello su Sky Arte. Cose di questo genere sono veramente importanti.

Diciamoci la verità, è stata una scelta giusta quella di partecipare a X-factor perchè sicuramente avrebbe portato a simili possibilità. Possibilità che meritavi da anni per il talento creativo che hai sempre dimostrato. La televisione ha fatto conoscere un nome diverso da quelli di Vasco e Pelù. Ti sei preso quello che volevi essendo coerente, cercando sempre di non appartenere a niente ed in particolare di non fossilizzarti nel mondo indipendente che molto spesso ha più gabbie di quelle del mainstream…
Forse questa scelta l’avrei fatta anche se mi fossi trovato bene nell’ambiente indipendente, perchè dopo trent’anni può prenderti la voglia di cercare solo nuovi stimoli. In realtà l’ho fatto perchè in quell’ambiente mi trovavo veramente malissimo. Molti non lo vogliono accettare, tutti inseguono la vanagloria, il potere, i soldi. Ma alla fine, a quelli dell’indie dico: accettate che l’atmosfera in mezzo a voi è brutta, con questa scelta vi sto comunicando che con voi non voglio più avere a che fare. Bisogna dare dei segnali a questo mondo indipendente che è collassato su se stesso. E’ caduto nell’autocommiserazione.

Molti dischi della scena indipendente italiana scimmiottano le produzioni mainstream nella peggior maniera. La grande domanda da porsi sarebbe: perchè la scena americana indipendente riesce a fare grandi numeri?
Quelli che oggi fanno un po’ di numeri sono comunque paragonabili al peggior Venditti. Questa musica è molto lontana da quella che ho cercato di difendere anni fa volendo sottolineare una differenza di livello qualitativo meritevole di rispetto e in opposizione al mainstream. Osano professarsi indie ma alla fine sono solo le etichette indie, ma il genere che fanno non ha nulla che possa essere considerato indie… Secondo me è soltanto un escamotage per vendere e diventare un caso in quel mondo, poi se vanno nel mainstream vendono poco e sono poco considerati. Quindi alla fine non avrebbero alcun significato e quindi gli conviene continuare a definirsi indie!

Hai ascoltato l’ultimo dei Flaming Lips? So che ti piacciono tanto…
Sono sincero, ho ascoltato tanta musica che non avevo mai ascoltato perchè se dicevo ad Arisa di studiare anche io lo dovevo fare. Ho bisogno di pulirmi le orecchie, di recuperare dischi… Cohen, Nick Cave. Comunque ho scoperto cose interessanti, non stereoptipate come accadono oggi nel rock, in bei progetti più radio-friendly, come gli Alabama Shakes, Ibeyi, LP. Ci sono molte più cose coraggiose nelle produzioni pop e rap che nel rock contemporaneo. Questi ascolti mi sono serviti, mi hanno aperto gli occhi rispetto a certo rock tanto conservatore.

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