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Marlene Kuntz + Verdena @ Settembre Pratoèspettacolo, 03-09-2016

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Se qualcuno mi dovesse chiedere di scegliere, in un fanta festival musicale per il quale ho i poteri di direttore artistico, chi far suonare in una serata (sullo stesso palco e a distanza di pochi minuti) i nomi che mi balenerebbero per la testa sarebbero (quasi) sicuramente Marlene Kuntz e Verdena.
I motivi non ve li sto a spiegare per filo e per segno: evidenza oggettiva e gusto personale.
Per questo, quando qualche mese fa ho scoperto il programma di Settembre Prato è Spettacolo, ho pensato che Natale, quest’anno, sarebbe arrivato due volte.
Andiamo un po’ con ordine.
Settembre Prato è spettacolo è una manifestazione musicale (e non) che prende il via poche ore dopo aver svuotato le valigie e messo sulla schiena la crema doposole, illudendoci di un rientro in ufficio post ferie abbronzato più che mai. Siamo alla seconda edizione. La location, ovviamente, è Prato; il merito va a Fonderia Cultart.
In una piazza Duomo abbastanza piena, i primi a salire sul palco sono i Marlene Kuntz.
In 60 minuti di concerto si alternano brani dell’ultimo album Lunga Attesa e pezzi storici. Si apre con L’odio migliore.
Già dai primi giri di chitarra è evidente: Godano è in splendida forma. Per lui il tempo sembra essersi fermato 15 anni fa; le movenze, la teatralità, l’empatia con il pubblico sono sublimi.
Fecondità, Niente di Nuovo, Narrazione seguono senza interruzioni; Io e me, La canzone che scrivo per te, Il Genio non danno spazio neanche ad un briciolo di nostalgia. Si chiude con Ape regina e Sonica: certezze.
Capitolo suoni: mostruosi. Nel senso della potenza. Siamo tornati, finalmente, alla ruvidità del rock viscerale, senza grossi abbellimenti. Il rock che penetra e scuote, anche le ante delle finestre dei palazzi affacciati su Piazza Duomo. I puristi del soundcheck staranno ancora facendo polemica sulla pulizia, il riverbero, la poca adeguatezza di una piazza “chiusa” per un live. Io, personalmente, mi sto ancora godendo i brividi.
60 minuti ci lasciano un po’ con l’amaro in bocca: siamo abituati a sentirli suonare più a lungo, abbiamo bisogno di sentirli suonare più a lungo. Siamo tutti un po’ smarriti, come quando sei costretto, per qualche motivo e all’improvviso, a toglierti le cuffie ripiombando nella realtà.
Smarriti ma ancora carichi, ci sono i Verdena ad aspettarci.
Il trio di Albino (quartetto ormai grazie al contributo live del polistrumentista Giuseppe Chiara), è alle battute finali di un tour lungo un anno, dopo l’uscita di Endkadenz vol. 1 e vol.2 (e dello split con Iosonouncane di qualche giorno fa).
Cambio palco ragionevolmente rapido ed eccoli; Ho una fissa scuote nuovamente il pubblico di Prato che, per ancora un’ora, dovrà fare i conti con la potenza di cassa, chitarra e rullante.
Per chi segue i Verdena ormai dai tempi delle audiocassette e delle felpe sformate sotto il ginocchio, è cosa nota: i suoni sono un po’ cambiati. Maturati, raffinati, non saprei. Sicuramente le atmosfere sono un po’ meno crude e più avvolgenti. I Verdena sono cresciuti, e noi con loro.
In ogni caso: grazie a Settembre Prato è Spettacolo per questo Natale anticipato.

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