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Il mio popolo si fa… di rock! Afterhours @ Stadio Mirabello (Regio Emilia) 16/07/2016

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Lo Stadio Mirabello è stato per diversi anni uno dei punti di riferimento per i reggiani, almeno finchè non è stato costruito il nuovo stadio. A molti era dispiaciuto questo abbandono, tanto che avrebbero voluto ridargli una nuova vita. Per riqualificarlo si è scelto di renderlo teatro di una serie di eventi che hanno incluso anche un live degli Afterhours.
Dopo mesi in cui le polemiche hanno fatto da padrone nel mondo della band milanese (prima il controverso cambio di line-up, poi le vicende legate ad Agnelli e al suo ruolo di giudice del programma X Factor), è finalmente giunto il momento di far parlare la musica. Folfiri o Folfox, album uscito il 10 giugno, è un disco che trasuda verità, composto da pezzi in cui l’anima della band si è messa a nudo, ricevendo un ottimo riscontro, sia dalla critica che dal pubblico. L’occasione per goderne dal vivo è una di quelle da non farsi scappare.
Luci potenti, un telo nero come sfondo con impressa la copertina del nuovo album: questo è il palco degli Afterhours. La partenza vede Agnelli imbracciare una chitarra acustica e intonare le note di Grande, brano che riversa sul pubblico il dolore legato ad una vicenda personale e al tempo stesso occasione di immedesimazione, creando subito una forte empatia. Ti cambia il sapore suona aggressiva e coinvolgente. Fin dalle prime note, s’intuisce che Agnelli e soci sono in gran forma. Il mio popolo si fa arriva come un pugno in faccia: chitarre potenti, batteria (una splendida Ludwig arancione trasparente suonata magistralmente da Fabio Rondanini) colpiscono il pubblico, che risponde con entusiasmo.
“I cerchi vanno chiusi dentro se stessi e non fuori”: così Agnelli introduce Non voglio ritrovare il tuo nome, una ballata meravigliosa. Il sound si fa sempre più penetrante, così come cresce la sintonia tra il pubblico e la band. E Agnelli ringrazia, sottolineando la percezione di un pubblico più coinvolto a livello emotivo. Dopo i brani estratti dal nuovo corso discografico, seguono i grandi classici, come Ballata per la mia piccola iena, Varanasy Baby e Male di miele.
Le note della struggente L’odore della giacca di mio padre riportano l’attenzione su Folfiri o Folfox. Alternando atmosfere intime e raccolte ad altre noise ed energiche, tra pezzi storici come Strategie e altri legati al presente come Se io fossi un giudice, il live prosegue, incantando la platea. La band sul palco si mostra unita, come tasselli di un mosaico dove ognuno ha il proprio ruolo: Dell’Era e Rondanini interpretano alla perfezione la sessione ritmica, Pilia sprigiona suoni eccezionali dalla sua chitarra, D’Erasmo si dimostra per l’ennesima volta un polistrumentista eccellente e ormai indispensabile per il sound degli Afterhours. Le distorsioni di Iriondo completano un quadro pressoché perfetto all’insegna del rock più vero.
La seconda parte del live è dedicata al passato: La verità che ricordavo, Non è per sempre e un’inaspettata Pop (una canzone pop) in versione acustica sono tra i pezzi che portano verso la parte conclusiva del concerto. La band lascia il palco per poi tornare a impossessarsene per un finale che prevede Quello che non c’è e Bye Bye Bombay, il cui ritornello è lasciato completamente nelle mani e nelle corde vocali del pubblico.
Dopo due ore, che sono volate via, il pubblico non se ne vuole andare. Si vorrebbe restare lì tutta la notte perché un live del genere è impagabile. Uno show potente, trascinante, coinvolgente. Una band capace di arrivare dritta nell’anima e portarsene via un pezzetto. Manuel Agnelli ha dato la miglior risposta possibile a chi lo voleva vittima di un vortice di polemiche, dimostrando, se mai ce ne fosse ancora bisogno, di avere carisma e credibilità talmente forti da mettere a tacere qualsiasi possibile detrattore.

Foto di Annapaola Martin

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