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L’armata dei droni: Muse @Forum Assago (MI) 14 e 21/05/2016

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Era il 1999 ed una mia amica mi disse: “Ascolta questo nuovo gruppo: un disco che sembrano i Radiohead di The Bends“.
Fu così che, incuriosito, mi addentrai nel mondo dei Muse ma li vidi dal vivo la prima volta solo nel 2001 al Velvet di Rimini quando presentavano il loro secondo album. Ora ne hanno fatta di strada e molte cose sono cambiate, c’è chi rimpiange i vecchi Muse (anch’io ammetto di averli lasciati in sospeso per qualche anno per poi riprenderli nel penultimo tour), ma c’è anche chi li ha sempre amati e continua a seguirli. E quando vedi un concerto (o due come ho fatto io) come quello di questo fantomatico Drones World Tour, capisci che anche se scenograficamente sono ormai un band da successo planetario, in fondo sono rimasti ancora con i piedi per terra e non disdegnano affatto il contatto con i loro fans.
Aveva fatto scalpore che fossero riusciti a fare sei date sold out nella stessa location, il Mediolanum Forum di Assago vicino a Milano (mai successo per nessuno in Italia). Bisogna anche far presente che il palco era mostruosamente imponente, occupava in lunghezza quasi tutto il parterre ed il pubblico poteva stare lungo tutto il perimetro dello stage (anche se in realtà venivano occupati solo i due lati frontali). Si può dire due lati frontali perché il palco ruotava a 360°, facendo in modo che si potesse vedere bene praticamente da ogni posizione. Di conseguenza, il parterre non era molto gremito come negli altri eventi del forum, sia per un discorso di sicurezza, sia per la vastità effettiva del palco. Dal corpo principale dello stage si allungavano due passerelle dove a turno i membri della band si spostavano mostrandosi meglio al pubblico che si trovata in quelle zone.
Sono andato a vedere la prima data, sabato 14 maggio, con un posto in tribuna e siccome mi ero divertito un botto, ho cercato e sono riuscito a trovare in extremis anche un parterre per l’ultima data, il 21, per vivere più “fisicamente” il concerto. Dalla posizione in tribuna mi sono gustato molto bene la scenografia fatta di cose già viste (mi hanno ricordato concerti degli U2, Peter Gabriel, Arcade Fire, Coldplay e Nine Inch Nails) e invenzioni super tecnologiche. Ho visto quindi: palloni-droni che volteggiavano per il forum illuminandosi di led multicolori, teli dove venivano proiettate figure cybernetiche, immagini in tempo reale della band sugli schermi di un megacilindro al centro del palco e un aereo-navicella spaziale gonfiabile (che a molti sicuramente ha ricordato il maiale volante dei Pink Floyd). L’audio non l’ho apprezzato molto nella prima data, mentre nell’ultima serata era buono.
Le canzoni di Drones (2015) hanno fatto da padrone per entrambe le serate: Psycho, Reapers, Dead Inside, The Handler (bellissima la scenografia in questa canzone, con Matt e Chris a fare da marionette controllate da delle mani proiettate sui teli), [JFK], Defector e la pomposa The Globalist. Tutte mi hanno fatto una buona impressione dal vivo facendomi rivalutare notevolmente l’ultimo album. Poi si sono alternati classici come Plug In Baby, Citizen Erased (brividi a mille su questa alla prima sera), Stockholm Syndrome, Feeling Good e Map of the Problematique.
La band sullo stage è stata impeccabile. La voce di Matthew Bellamy in entrambe le date non ha avuto inflessioni e a differenza di precedenti live non mi è sembrato strafare con gli assoli, è stato piuttosto regolare. Ha salutato e ringraziato il pubblico più volte e all’ultima sera è anche sceso a cantare vicino alla prima fila durante Dead Inside dispensando “gimme five” ai fans. Chris Wolstenholme, al basso multi-led, è il più serioso del gruppo, però ha fatto uno strappo alla regola divertendosi a scoppiare i palloni gonfiati e ripieni di coriandoli a forma di omini che erano stati sparsi in mezzo al parterre sul finale di Starlight. Dominique Howard è il drummer che dispensa potenza ritmica in tutte le canzoni, cimentandosi anche in un duetto jam con Chris e, in un frangente, in un intermezzo jazz. A supportarli, semi-nascosto dentro ad una “buca” sul palco, c’era il quarto uomo Morgan Nicholls che completava tutti i suoni della band cimentandosi con tastiere e seconda chitarra.
Il finale di entrambi i concerti prevedeva Mercy (il secondo singolo di Drones) con finale in un tripudio di coriandoli e stelle filanti sparati a razzo sul pubblico (e qui ho ringraziato di aver preso anche il parterre ed essermi trovato proprio nel posto giusto) e la cavalcata di riff Knights of Cydonia preceduto da un intro di Man With a Harmonica di Ennio Morricone suonata da Wolstenholme.
L’armata dei droni-Muse ha quindi dimostrato di essere una band in ottima forma dal vivo che sta tracciando un suo deciso percorso verso l’ormai consolidata celebrità mondiale.

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