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Palme – Ólöf Arnalds

recensione_olofarnalds-palme_IMG_201501La trentaquattrenne musicista islandese, già turnista per Björk e Múm, giunge con Palme alla sua quarta prova solista. Ólöf si accompagna nel canto principalmente arpeggiando una chitarra classica, ma, anche grazie ai suoi studi presso l’Accademia delle Arti Islandese, non ha problemi con acustiche, elettriche, koto, charango (chitarrina boliviana a 10 corde), celesta, harmonium, organo, piano, viola e violino (ne ha dato prova sia negli album pubblicati a suo nome che nelle numerose collaborazioni).
Sin dall’apertura in sereno crescendo di Turtledove, con tastiere nebulose e sonagli appena udibili, s’intuisce quel cambiamento che oramai si imponeva al silente minimalismo acustico su cui erano fondati gli album precedenti. Certo lo stile vocale, che ricorda a tratti quello di Joanna Newsom, specie per certe sfumature talvolta infantili del falsetto, non muta qui significativamente, e con esso la costruzione delle armonie: la cifra di Ólöf resta improntata ad un’intimità dolente, tanto scarna quanto dolce e melodioso è il canto. La svolta attuale è da ricercare tutta negli arrangiamenti che arricchiscono, senza snaturarla, la formula collaudata della cantautrice. Innanzitutto, l’inserimento di una sezione ritmica, anche se ridotta, conferisce maggior dinamismo alle composizioni, tanto nella sua veste acustica che nelle battute sintetiche di brani come Hypnose, in cui l’uso dell’elettronica rimanda al minimalismo cromatico dei Portishead di The rip. La scoperta di sonorità digitali dilata le possibili trame di una scrittura lieve e sicura come sempre, assieme ad una più complessa orchestrazione vocale, in cui cori e seconde linee ora contrappuntano in registro basso la linea di Ólöf, nel madrigale Defining gender (paragonabile alla Maryan di Robert Wyatt), ora disegnano paesaggi evocativi, come nel ritornello senza parole di Patience. Tutta elettronica è infatti la costruzione di Half steady, probabilmente il momento migliore dell’album, dalla voce sussurrata e raddoppiata nelle strofe, lirica nel refrain, sostenuta da un ritmo pressante, quasi jungle, di batterie acustiche e rullanti distorti.
Si è parlato per Palme di leggera neve polverosa, ma quel che si sente è il sole, il sole che scalda e rischiara il verde prato di una corte rinascimentale.

Credits

Label: One Little Indian/Audioglobe – 2014

Line-up: Olöf Arnalds (Composer, Vocal, Guitar, Development, Engineer, Producer) – Klara Arnalds (Design, Layout, Vocals) – Alan Douches (Mastering) – Högni Egilsson (Vocals) – Magnús Tryggvason Elíasen (Drums) – Sigurlaug Gísladóttir (Vocals) – Guðbjörg Hlin Guðmundsdóttir (Violin, Vocals) – Eiríkur Orri Ólafsson Eiríkur Orri Ólafsson (Trumpet) – Saga Sigurðardóttir (Photography) – Skúli Sverrisson (Composer, Development, Engineer, Producer) – Gunnar Örn Tynes (Development, Engineer, Mixing, Producer)

Tracklist:

  1. Turtledove
  2. Defining Gender
  3. Hypnose
  4. Palme
  5. Patience
  6. Half Steady
  7. Han Grete
  8. Soft Diving

Link: Sito Ufficiale, Facebook

Palme – streaming

Patience – video

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