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Desguise of the species – Glass Cosmos

recensione_GlassCosmos-Desguiseofthespecies_IMG_201410Chissà se nella mente di Darwin durante le sue elucubrazioni sulle teorie evoluzionistiche della specie si fosse mai materializzata una donnasardina; non sto parlando di una sirena, badate bene, ma di una donnasardina. Donna nella metà inferiore, sardina (grande sardina) in quella superiore.
Sicuramente tale evoluzione pseudoumana è balenata nelle teste dei Glass Cosmos, che hanno scelto proprio il soggetto che vi ho appena descritto, la donnasardina, per la copertina del loro album di esordio: Desguise of the species (copertina realizzata dal fotografo Alessio Caglioni, rivisitando l’opera surrealista di Renè Magritte “L’illusione collettiva”).
Teorie evoluzionistiche delle specie, dicevamo; è questo l’intento contenutistico dell’album del gruppo bergamasco, sottolineando il camuffamento, più di una volta, a discapito della vera e propria evoluzione, nella vita, nei rapporti e nella musica.
Al camuffamento invece, i Glass Cosmos, non pensano per niente; il gruppo è ben ancorato a generi definiti, dai quali trarre sicure linee guida: new wave, post punk, rock. Nelle 11 tracce del disco si amalgamano chitarre scure, linee di basso prepotenti, ritmiche incalzanti, vocalità nebulose e intimamente roboanti.
Chrono ci ipnotizza con riff a sei corde malinconici ed un refrain da radio edit d’oltremanica; O Tempora, o Mores si concentra ancora una volta sulla tematica del tempo che scorre, la ritmica è incalzante come le instancabili lancette di un orologio che girano con irriducibile inesorabilità. The Bilderberg Club è un brano strumentale che raccoglie e riassume l’intento emozionale dell’intero lavoro.
Disguise of the species è un disco curato, pensato e ben organizzato, con un filone di coerenza sonora e contenutistica dalla prima all’ultima traccia.
Nessun compromesso quindi, nè con le mode del momento nè con artifici stilistici che potrebbero rendere il disco maggiormente mainstream. Si rimane fedeli alla linea, o alla wave per essere più precisi. Che troppa fedeltà possa un po’ rovinare l’emozione e la curiosità? A voi la risposta, io non vorrei trasformarmi in una donnasardina!

Credits

Label: autoproduzione

Line-up: Francesco Bianchi (voce), Florian Hoxha (chitarra), Francesco Arciprete (basso e seconde voci),Matteo Belloli (batteria)

Tracklist:

  1. Milestone
  2. Libreville
  3. Last night I killed Godot
  4. Shine in it’s own light
  5. It won’t be long till down
  6. New shores
  7. The Bilderberg Club
  8. Redempion is a pathway to nihilism
  9. O tempora, o mores
  10. A slim pixie, thin and forlorn
  11. Chrono

Links: Facebook

Desguise of the species – streaming

 

 

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