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La notte di Caribou @ FineFame#1 – Estragon (BO) 06/09/2014

live_Caribou@Estragon_IMG1_201409Questa sera i gorghi della Festa dell’Unità di Bologna hanno inghiottito tutto: le auto, la gente, i bolognesi ed i tanti che da altre città hanno raggiunto il capoluogo emiliano per i due principali eventi che segnano il calendario di quest’oggi. Due concerti, Caparezza all’Arena Joe Strummer e Caribou all’Estragon. Tra uno e l’altro c’è solo qualche ora di scarto (la serata dell’Estragon, targata FimeFame inizia tardino) ed in mezzo l’intero Parco Nord con gli allestimenti ed il naturale fondersi di profumi di cibo locale e messaggi di fumo rivolti agli alieni che si innalzano dal ristorante argentino.
All’Estragon, quando è mezzanotte, il djset di MarcoUNZIP è ancora lì a scaldare una fetta di pubblico che è accalcata sotto il palco in attesa dell’ingresso della band capitanata da Daniel Snaith. Il canadese calcherà il palco solo molto più tardi accolto da calorosi applausi.
Sul palco si presentano in quattro, tutti interamente vestiti di bianco, disposti molto vicini sul grande palco dell’Estragon. Daniel Snaith davanti a tutti con synth, tastiere, qualche centinaio di metri di cavi ed una batteria (ridotta), Brad Weber attestato in prima fila di fronte a lui con batteria (completa) ed un pad elettronico; più arretrati John Schmersal al basso e Ryan Smith a dividersi tra chitarra e tastiera.
La musica di Caribou prende forma diffondendosi come i giochi di luce sul palco, non particolarmente elaborati ma comunque d’effetto. La performance è un vero e proprio live, un concerto dal vivo nel quale non viene trasmessa al pubblico la sola musica ma anche quel carico umano che arriva direttamente dalla vibrazione di corde e pelli. Daniel Snaith stupisce per la concentrazione che lo assorbe completamente, per lo sguardo fisso in un punto immobile e vuoto a circa un metro da lui: ascolta, attende il crescere dei suoni per domarli, per corteggiarli, frustarli, per giocarci.
Durante la serata vengono presentati alcuni brani inediti che saranno inclusi nel prossimo disco Our love, ad ora anticipato dal ballabilissimo brano Can’t do without you (dal vivo decisamente meno patinato ma molto più ricco e coinvolgente). Ovviamente non potevano mancare in scaletta (pena lapidazione da parte del pubblico) brani ormai celebri come Odessa e Sun, vere e proprie teste d’ariete dell’osannato album Swim, insieme alla splendida e più introspettiva Found out.
live_Caribou@Estragon_IMG3_201409Daniel Snaith si destreggia tra strumenti e microfoni con una disinvoltura impressionante, apparendo come una sorta di direttore d’orchestra discreto, che non necessita di segnali per farsi intendere dai suoi musicisti. L’alchimia tra i componenti della band è profonda ed efficace, ed anche le sbavature (sottolineate da qualche sorriso complice tra loro) rendono l’esperienza live più vera.
La musica di Caribou è ricca di stimoli sensoriali: brani più ruvidi, altri completamente fluidi, alcuni capaci di ustionare la pelle, pezzi più solari e freschi, divagazioni elettroniche che picchiano forte senza però mai eccedere. Un bel live, non lunghissimo ma adeguato, che ha portato in sé solo due pecche. Il primo, palese, la mancanza di uno spettacolo visivo più elaborato che avrebbe sicuramente contribuito ad un maggior coinvolgimento emotivo; per secondo, forse più opinabile in quanto soggettivo, la poca intensità generale della performance. Snaith, come detto, non si è certamente risparmiato, ma la musica tendeva a diffondersi nell’Estragon e rimbalzare sulla pelle del pubblico. La considerazione, personale, è che sia mancata quella capacità di spingersi fino nel profondo, offrendo tante belle sensazioni epidermiche ma poche vere emozioni: hanno ballato tante gambe, ma pochi cuori quando sarebbe bastato davvero poco poco in più.
Conclusosi il live di Caribou, il cambio di palco e la riapertura delle porte dell’Estragon, giunge il tempo per il dj-set di Floating Points, producer americano tanto acclamato dalla critica e dal pubblico internazionale.
Lui, scandalosamente nerd con il capello biondo corto, gli occhiali con la montatura spessa, braghette corte e tshirt largona, si molleggia dietro ai piatti alternando vinili. Il mix che accompagnerà la chiusura della serata fino alle 5 del mattino è composto da musica house e dance, ma anche tanti pezzi di stampo soul, jazz e discomusic. Un djset di facile ascolto, che inizia più energico per poi concludersi con il puro divertimento morbido e dal gusto vintage: in questo modo la nottata FineFame si conclude come una festa, scrollandosi quell’aurea sofisticata che si era voluta affibbiare.
live_Caribou@Estragon_IMG2_201409Il progetto FineFame nasce proprio per presentare una serie di serate di musica elettronica articolata e di qualità, con al centro la musica dal vivo, in questo caso proprio in un contesto storicamente vocato ai concerti come è l’Estragon. Per distinguere però una serata particolare, in qualche modo brandizzata, da una “semplice” data di un tour, occorre però anche altro, un allestimento ed una organizzazione più complessa capace di creare una identità vera all’evento FineFame. Siamo però sull’ottima strada. Il primo passo, ma anche il più complicato, potrebbe essere la creazione di un pubblico più attento alla performance live. Tanti (troppi) hanno vissuto il live di Caribou come uno dei più banali djset, dal quale è naturale e fisiologico distrarsi in chiacchiere, spostarsi continuamente alla ricerca di amici, consumare il pavimento avanti e indietro nella direzione dell’uscita per la zona fumatori. Per molti (non tutti fortunatamente) la musica live è stata solo una scenografia nel contesto di una serata, e questo atteggiamento irrita e rovina l’atmosfera che solo un concerto suonato dal vivo può creare nel continuo scambio tra chi è sopra e sotto il palco.

Gallery fotografica di Emanuele Gessi

(Si ringraziano Estragon, FineFame ed Eventeria per la collaborazione)

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