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Un concerto rock non è una chiesa!: intervista a Ethan Miller (Howlin’ Rain)

Il concetto di sperimentazione rock connesso all’orgasmo di una jam session live. Innescare scarica di adrenalina durante un concerto concepito come unicum: il rock  non è mica la chiesa, non è un rito ripetitivo e canonico! Radici del proprio credo che affondano nei profondi anni settanta, quando sperimentare era un preciso mandato del pubblico e delle etichette non schiave del profitto ma dell’edonismo artistico. Con il terzo lavoro The Russian Wilds c’è stata la consacrazione degli Howlin’ Rain. Tutto questo ed altro in questa fantastica intervista con Ethan Miller, il leader di una band fuori tempo che solcherà alcuni palchi italiani a settembre. Per chi ama un certo tipo di rock che non stanca mai!

Qual è l’origine del nome della band?
Sono stato ispirato dal paesaggio e dagli elementi del periodo invernale e delle tempeste primaverili nelle zone rurali del Sud Humboldt, nelle montagne della California. A volte in città una grande tempesta scatena una sensazione intensa anche se non è proprio come essere in una capanna nei boschi, completamente abbracciato dagli elementi sfrenati della natura. C’erano molte immagini relative a questa parte di mondo nei testi del primo album e Howlin’ Rain  è nato dalla combinazione di ricorrenze testuali dei brani e più semplicemente dal sentimento cardine da cui è partito tutto il nostro immaginario.

Come mai quattro anni per realizzare questo terzo  disco?
Per un centinaio di ragioni che andavano dagli impegni di Rick sino alle mie ossessioni, quali mettere su una nuova band e trovare una nuova sintonia. Poi, ad un certo punto, Rick ha avuto un’infezione al braccio che l’ha bloccato in un rifugio in Scozia e quindi siamo dovuti stare fermi ancora, mentre la sua ferita guariva.

Come potresti definire la psichedelia, il rock-blues ed il classic rock?
Questi sono solo alcuni dei termini che noi tutti usiamo per trovare gli album in un negozio di dischi o quando parliamo tra appassionati di musica, in realtà sono utili o significativi solamente in questi ambiti. La mia posizione preferita è tra le linee di confine dove si confondono i generi e dove una band non si può davvero dire si trovi, di solito è a quel punto che la musica “di genere” comincia ad essere guidata da fantasmi e spiriti in qualcosa di più potente di quello a cui l’etichetta “di genere” la vincolerebbe. Ad esempio Peter Green con i Fleetwood Mac appartiene alla “Rock Blues” del negozio di dischi, ma quando ne ascolti la musica partecipi a qualcosa di sfocato e stregato, arrivi ad uno stato di estasi dove si alternano ombre e fantasmi che ti riempiono la testa… non sembra proprio di ascoltare del blues-rock.

Qual è la principale caratteristica dell’approccio artistico del rock anni settanta rispetto agli approcci rock che si sono avuti negli anni seguenti (es. new wave, metal, grunge…)?
onestamente mi piacciono gli approcci ed i suoni/ album/band provenienti da tutte queste epoche e generi che menzioni, però la musica rock degli anni ’70 ha un posto molto profondo nel mio cuore. Howlin Rain è il posto nella mia vita musicale in cui mi compiaccio, dove si rivela  il mio amore  per questa musica in cui provo a scovare qualcosa di ancora nuovo e vivo. Nella musica, come nei film, negli anni ’70 c’è stato un momento veramente importante per grandi contributi artistici grazie ad un livello di tecnologia raggiunto in studio, e nello stesso momento vi era un preciso mandato per gli artisti da parte del pubblico pagante (e anche da parte delle stesse case discografiche): la libertà di sperimentare e cercare di creare suoni unici. Un’altra cosa importante era che i grandi studio erano accessibili anche per la musica underground degli. Oggi, se un artista votato alla sperimentazione vuole fare qualcosa di completamente anti-commerciale, nessuno della Warner Brothers lo manda  per sette giorni nello stesso studio in cui Journey o Led Zeppelin hanno registrato. All’epoca c’era un reale accesso a questi fantastici studi di registrazione guidati da eccellenti ingegneri del suono, niente a che vedere con gli studi  casalinghi! Così in quegli anni, anche la musica che ha avuto un valore commerciale pari a zero, è stata trattata con un certo rispetto ed elevata nella sua presentazione e registrazione.

Quanto è importante avere dell’improvvise jam session durante un live?
E’ importante per noi band perché abbiamo bisogno di questi momenti per innescare energia ed aprire porte di potenza  nelle canzoni. Una band dal vivo non può semplicemente eseguire sempre la stessa performance ogni sera, seguendo un discorso provato e memorizzato, perché alla fine il tuo spettacolo non susciterà più emozioni. Un live non è una chiesa. Un live non è un rito spirituale o statico. Quando la band viene sfidata ad improvvisare il rischio di fallimento è alto come il potenziale di successo nella creazione di un gruppo di musica dal nulla. Ma quella scarica di adrenalina che si prova quando si rifanno i pezzi dal vivo improvvisando è un qualcosa che non ha prezzo.

Come è nata Self made man?
Quella canzone in realtà  è stata sviluppata nel corso di un anno o due. Veniva da un paio di versioni diverse di una canzone che avevo scritto e la cui forma attuale è frutto anche di una trasformazione proveniente da un paio di jam session. Un giorno stavamo improvvisando la melodia e la sezione solista e procedendo in questa maniera ci siamo trovati in quel groove staccato che mi ha portato a cantare… sarebbe diventata la seconda armonia base, poi anche Joel ha cominciato a cantare e siamo approdati al coro finale. Una dinamica insolita per noi. Le parti strumentali ed i riff escono da jam session con facilità ma è raro per gli uncini vocali, per non parlare di parti armoniche e testi improvvisati. Quando ciò accade quelli sono i giorni ideali per lavorare!

Cosa pensi della collaborazione con Rick Rubin?
Lavorare con Rick è artisticamente molto gratificante, ma per motivi di natura logistica e di pianificazione le tempistiche non mi sono piaciute affatto.

The russian wilds – Preview

The Russian Wilds by howlinrain

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