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Con il loro suono fluido e tagliente: Pitch @ Arteria (BO) 14/01/2011

Fredda passeggiata a farsi strada tra colpi di tosse e brividi. Bologna si presenta così nel cammino verso  il locale, come in tante altre serate di questo umido inverno che fa strage di fazzoletti e fa maledire le sciarpe ed i cappotti affogati di nebbia.
L’Arteria, nonostante il suo celarsi sotto il livello della strada di un piccolo vicolo, è indubbiamente ben più ospitale e confortevole del cielo plumbeo sulla città. Il calore inizia a scaldare le mani e le parole fin quando la musica non inizia.
I Pitch sono sul palco: il progetto musicale incarnato dalla presenza scenica di Alessandra Gismondi è un qualcosa di raro in Italia. Se non si tratta di canzonette, poche sono le donne front-man di una band, poche hanno il sensuale magnetismo di Alessandra, poche hanno una voce educata prestata ad un rock così saturo di suoni.
Quella dei Pitch è una musica densa e fredda come una lama, che a lungo posata sulla pelle, inizia a bruciare.
Vancouver è il potente e fluido brano d’apertura del concerto; l’esibizione comprenderà tutti i brani di Comme un flux, il nuovo disco della band che proprio con questa data inaugura il tour di presentazione.
C’è passione in ogni pezzo che anticipa e segue gli applausi del pubblico. La capacità più sorprendente della band è quella di suonare un rock difficilmente definibile, complesso e dissonante, spiazzante. Tra shoegaze e suoni psichedelici i Pitch infilano brani intensi capaci di fondersi uno all’altro creando un unico climax inconfondibile ma che parla tante lingue differenti.
Suadente e graffiante, Divine anticipa la più ritmata The back door. Qui ed in altri molti brani la batteria di Nicola Rambelli dal vivo svolge un ruolo di prim’ordine: il tempo è scandito con potenza e precisione e le canzoni prendono le forme di claustrofobiche fughe segnate da pesanti e disperati passi.
Le sghembe note di chitarra si sposano con incredibile magia alla fascinosa voce di Comme un flux mentre Any trace of love lascia spazio alle taglienti chitarre di Luca Bandini e Christian Amatori.
Psichedelica nel suo crescendo e nella sua ossessiva acidità, Breakfast star è un muro di suono che travolge e violenta prima della più delicata Real life.
Martha Graham Dance impressiona invece per la sua semplice bellezza, incantando con suoni che forse sono figli dell’esperienza Vessel e quindi della vicinanza ai Giardini di Mirò di Reverberi e Nuccini.
Il concerto però non si chiude senza aver deliziato con alcuni brani tratti dai precedenti lavori: più irruenti e più sfrontati perdono in eleganza rispetto a quanto è in grado di offrire Comme un flux, ma guadagnano in immediatezza, proprio quella che necessita per concludere nel migliore dei modi un’intensa serata di musica: Last days of happiness, Girl insane, No more kisses, Francoise e A violent dinner per strappare gli ultimi applausi al pubblico e tanti sorrisi di Alessandra.
I Pitch si confermano una band di indubbia capacità musicale ed artistica: ci vuole coerenza e purezza a portare avanti un progetto del genere, tanto affascinante quanto fuori dalle righe e dalle mode. (Foto di Emanuele Gessi)

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