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Pays Sauvage – Emily Loizeau

pays-sauvage-emily-loizeauPays Sauvage è il secondo album della cantautrice franco-inglese Emily Loizeau. L’idea di selvaggio come abitante fruitore di ambienti insoliti, di colui che si adatta all’ambiente più che adattare quest’ultimo alle sue esigenze. L’idea di una natura incontrastata e madre di tutte le cose, natura che non dona vita ma che è essa stessa vita e si esplica in ciò che di più puro e sincero ci offre alla vista e all’udito. Natura osservata incantati, innamorati, ripresa e riprodotta fedelmente nella sua cruda sincerità. Natura come qualità, caratteristica fondamentale dell’animo, che si trasforma in naturalezza e possibilità di esprimere interamente se stessi. La naturalezza che si fa essa stessa selvaggia tra retaggi di folk, country, pop e chanson alla francese e che scaturisce dal contatto diretto con l’ambiente naturale più puro della regione dell’Ardèche, nel sud della Francia, i cui suoni semplici, veri e reali, sono ripresi con grande maestria da Elodie Maillot che rende parte dell’espressione il canto degli uccelli, il combattimento dei galli, il canto dei bambini, il rumorio dei vulcani. Selvaticità che è cattività e quindi libertà, legata all’idea di viaggio della mente e del corpo; quell’idea cara a scrittori come Jack Kerouac, Jack London o Arthur Rimbaud. Viaggio reale e metaforico tra sentimenti, legami, sensazioni che scaturiscono da ricordi lontani, che scavano nella memoria, riportano alla luce frammenti di infanzia e la malinconia nostalgica legata ad essi, tra gioia e dolore, stravaganza ed irriverenza, sincerità ed autenticità; viaggio tra culture differenti come quella francese e quella inglese, che si incontrano con riverente rispetto, senza discriminazioni, poiché le diverse prospettive altro non fanno che ampliare lo spettro della comprensibilità e della conoscenza. Viaggio come apprendimento e come integrazione comunitaria che parte dall’intimità di poche persone, quali il violoncellista Olivier Koundouno e Cyril Aveque, chitarrista e batterista, a cui presto si aggiunge il violinista Jocelyn West, ma che non esita ad accogliere una schiera di musicisti più diversi che diventano una vera e propria famiglia affiatata, una sorta di concezione di condivisione “hippie”, un’apertura dove tutti gli amici sono invitati al party a condizione che portino i loro strumenti. Ed ecco allora presentarsi da Moriarty a Dyonisos, poi Olivia Ruiz, Thomas Fersen e Renan Luce. E ancora David Herman Dune, Jeanne Cherhal e Nina Morato. Un tripudio d’arte che vuole abbandonare gli strumenti tradizionali del mestiere come l’amato piano (che Emily suona dall’età di cinque anni), perché la musica scaturisca da se stessi, scavando dentro la propria coscienza, al semplice contatto con la natura, e venga eseguita col semplice ausilio di ciò che si ha a disposizione (che si tratti di xilofono, flauto, benjo o percussioni di tutti i tipi), poiché la bellezza è tutta interna.  E c’è l’immaginario malinconico della chanson francese classica, da Brassens a Barbara e Julien Clerque (La Photograhpie), ma non mancano i grandi di sempre quali Bob Dylan, Nina Simone, Devandra Banhart, Tom Waits, con un tocco folklorico popolare evidente e sempre presente (La Femme a Barbe ne costituisce un esempio) che, talvolta, non rifiuta nemmeno di strizzare l’occhio al pop (In Our Dreams). Così si passa dalle splendide e ampie melodie della titletrack, attraverso il duetto sulla soffusa Dis Moi Que Tu Ne Pleure Pas scritta da Daniel Waro, alle atmosfere jazzate da club fumoso anni ’30 di That Little Something, alla bellissima e soffice ninnananna Facing a World With Anger, alle trame bucoliche di Fais Battre Ton Tambour e La Dernière Pluie, fino alla pura e spensierata dolcezza del ricordo infantile di Sister, all’intimismo di Tell Me That You Don’t Cry con un piano che culla le due voci, maschile e femminile, prima che gli arpeggi di chitarra e gli archi entrino ad illuminare tutto. E se Songes è perfetta nei suoi incastri sonori e timbrici e negli accenni melodici che suggerisce, Le Coer D’un Gèant è altrettanto fantastica nel suo sviluppo corale. Tutto questo è Pays Sauvage, il Paese Selvaggio. Un lavoro bellissimo per Emily Loizeau che fa del suo bilinguismo una cifra stilistica personale e caratteristica, che sa donare l’incanto con le dolci sillabe del francese e quelle più marcate di una lingua germanica quale l’inglese. E Princess and The Toad, in duetto con Thomas Fersen, ne è magnifico esempio di bellezza mostrando la principessa e il rospo che si scambiano dichiarazioni favolistiche, alternando ognuno le due lingue, su un sottofondo di valzer sgangherato.

Credits

Label: Polydor France under license of Bella Union – 2009

Line-up: Emily Loizeau

Tracklist:

  1. Pays Sauvage
  2. Fais Battre Ton Tambour
  3. Tell Me That You Don’T Cry
  4. Sister
  5. La Dernière Pluie
  6. Songes
  7. Coconut Madam
  8. La Femme A Barbe
  9. The Princess And The Toad
  10. Ma Maison
  11. In Our Dreams
  12. Dis-Moi Que Toi Tu Ne Pleure Pas
  13. Le Coeur D’Un Géant
  14. La Photographie
  15. Facing a World of Anger
  16. That Little Something

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