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Canzoni Di tattica E Disciplina – Luminal

E’ un pomeriggio piovoso. L’acqua che cade dal cielo batte contro il vetro della mia macchina mentre una strada di provincia, sporca, fangosa, sfreccia sotto le ruote. Il vento fischia dalla lama di finestrino aperto ma io non lo sento. Non sento quel suono perché dalle casse dello stereo è appena partita la musica de L’Uomo Bicentenario, il pezzo che apre Canzoni Di Tattica E Disciplina dei Luminal. E, credetemi, questo brano vale da solo il prezzo del disco. Poi ci sono le restanti dieci che fanno del loro primo lavoro uno dei prodotti migliori che mi sono capitati per le mani negli ultimi tempi. Tutto ciò mi fa pensare. Mi fa pensare che, per pura sfortuna, mi persi il loro concerto a Roma e la cosa, ora, inizia a darmi sui nervi. Perché? Perché questo disco non solo “spacca” ma ha la capacità di unire un suono e delle sonorità ipnotiche e al tempo stesso grezze e potenti con dei testi che sembrano avere qualcosa di quella poesia metropolitana che mancava dalle nostre scene musicali da tanto, troppo, tempo. Spesso siamo rimasti incantati da testi che hanno una loro consecutio temporum, un inizio e una fine, ma le parole che colano da queste canzoni hanno l’impatto di pensieri in libertà. Ed è proprio questo che penso sia la Poesia. Pensieri in libertà, a volte incoerenti, altre volte in contraddizione, ma che nel contesto del periodo danno un senso al cantato. Ed è proprio questo che sembra fare questo disco. Dare un senso a qualcosa di troppe volte provato a spiegare senza riuscirci, a quel senso di angoscia o di rabbia, di frustrazione e di sconfitta che spesso abbiamo avuto come compagno di viaggio e di letto. Dieci brani che trasformano questa rossa confezione di musica in un vaso di Pandora musicale. L’Uomo Bicentenario apre le danze in modo più che entusiasmante, l’arpeggio e il riff sono sbalorditivamente diretti e l’incipit vocale lascia stupiti dalla grinta femminile della cantante ma la title track è ancora più accattivante. Il suo finale, il suo gridare “Sono in piedi sul fondo dell’oceano, IO NON HO MAI VISTO L’OCEANO!” è una delle cose più coinvolgenti che sia mai passata nel mio stereo da tempo.  Lo stesso coinvolgente pathos che trasuda ne Il Regno quando la voce di Alessandra Perna grida: “Tutto è SACRO” …ed ecco chiarito il concetto. Come fai a spiegare la sacralità delle cose in mille parole quando basta semplicemente affermarlo? Ma se lo si deve affermare, allora che lo si affermi con la batteria di Alessandro Pieravanti che picchia come una mitragliatrice ritmica. Un disco che fa di alcune parti sonore un punto chiave della sua affermazione. In Paradiso/Inferno il giro martellante di basso di Alessandro Cataldo sul cantato-recitato della Perna è quasi ipnotico nella sua violenza. Ma attenzione! Per violenza non significa che la musica deve essere per forza dura e metallica! Sono le atmosfere che cambiano il semplice buio in profonda tenebra e la gioia in estasi. I concetti che ne sottolineano il tappeto sonoro fanno il resto. Se fossi Dio la Morte sarebbe la tua cameriera” non è proprio il massimo del romanticismo ma non penso sia romanticismo quello che si cercava. Il verso mi ha fatto tornare alla mente i passaggi della letteratura gotica di fine ottocento, affermazioni nette e sensate ma oscure e drammaticamente impegnative e reali. L’intero Canzoni Di Tattica E Disciplina si sviluppa in un altalenare di cantato e recitato. Le chitarre di Alessandra Perna e di Carlo Martinelli non scadono mai nello strafare ma si limitano a sottolineare un pensiero o una ritmica martellante. Con tutta l’ignoranza che mi contraddistingue penso siano comunque i testi a fare la parte del gigante. L’intero testo de La Soluzione è davvero stupendo, non ci sono cali di tono nè si vuole addolcire quello che sembra essere un’affermazione dell’io più che un invito. Le modalità del canto della Perna e di Martinelli ci portano con la mente alle sonorità pseudo-punk dei primi anni ’80 italiani ed è impossibile non notare la lezione di Giovanni Lindo Ferretti nel canto della voce maschile. Lezione che torna ed è perfezionata ne La lunga Corsa, forse il brano con le chitarre più coinvolgenti dell’intero disco. Le uniche note dolenti sono solo Il Sonno Del Coyote e Dammi tutti I Tuoi Soldi, di tutti i brani forse quelli con le sonorità e le armonie più innocue. Ma non volevo chiudere parlando delle note dolenti. Volevo chiudere parlando della fine del disco. Disco che si chiude con il pianoforte che lascia il posto alle chitarre distorte de Il Fiume. Ma si chiude davvero? Forse la sorpresa più angosciante dell’intero disco parte all’ottavo minuto dell’undicesima traccia. Sconvolgente. Come l’indifferenza. Come un volo a braccia aperte.
Un disco che mi ha lasciato interdetto e stupefatto. Tempo fa dissi che la nuova musica italiana doveva smettere di cercare di germogliare fiorellini innocui che sanno di felicità e sesso da liceali arrapati per iniziare ad emettere spore velenose. Continuo a pensarlo. Alcune spore sono gia nell’aria e questi Luminal sono in volo. Credete a me e credete ai Luminal quando dicono che “non c’è miglior tempo del presente”.
Lasciatevi avvelenare.

Credits

Label: Black Fading/Fridge Records – 2008

Line-up: Alessandra Perna (voce e chitarra) – Carlo Martinelli (voce e chitarra) – Alessandro Cataldo (basso) -Alessandro Pieravanti (batteria e piano)

Tracklist:

  1. L’uomo bicentenario
  2. Tattica e disciplina
  3. La soluzione
  4. La distruzione
  5. Il sonno del coyote
  6. Inferno/paradiso
  7. Lumen
  8. Il regno
  9. Dammi tutti i tuoi soldi
  10. La lunga corsa
  11. Il fiume

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