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Musica Leggera – Pacifico

Delicatezza vitale di capillari, di fiato. Come leggere un libro di poesie ad occhi chiusi. Che non è musica leggera se condensa i sensi di un’intera vita. Se genera istanti parlando di istanti, se resta ferma davanti agli occhi ad invocare i ricordi. Le parole sembrano esistere senza le mani che le hanno volute. Perché soltanto chi le possiede può scegliere di liberarle. Così Pacifico sussurra miraggi e deliri nella più aerea delle visioni, con voce filata a risanare mancanze, ad avvolgere i polsi di libertà celeste.
“A chi serve il mio passaggio,silenzioso raggio entrato dal balcone?”. C’è estetica che si fa chiamare arte ed è destinata a voli rapidissimi di cometa. Decora, sfiora. E c’è invece arte visibile di luce polare. Questa. Che entra. Che resta. Si apre così questo album, con l’omonimo Musica leggera. Annunciando già il turbamento nel disordine perfetto del nostro sentire.
Segue Sangue fiume caldo. Pioggia e tuoni di penombra ad ascoltare il silenzio. “I miei pensieri: travestiti da sogni i miei carcerieri.” Rubare un momento e di quel momento essere derubati. Fosco e tormentato viaggio tra se stessi e la solitudine, passando per il sangue.
Con Solo un sogno, a Sanremo del 2004, Pacifico si aggiudica il Premio per la Miglior Musica. Il perché è facile. E’ un sogno. E così, in questa atmosfera vivono i sogni. Tra suoni di corazze e silenzi di guerre vinte, di riposo. Un brano di amore illimitato, che porta al dolore chi sacrifica se stesso all’attesa e al perdono. Chi non teme di morire se sa rendere immortale un sogno. “Tutto è quieto e non serve un giorno in più. E non c’è più niente al mondo da aspettare”. Non può lasciare indifferenti tanta suggestione.
Segue Per non rimanere. Il tempo passa vigliacco a testa china, lasciando i suoi segni indelebili. Eppure così velocemente passa anche l’inverno. Un brano malinconico e reazionario, ma visto già con gli occhi di domani. Non c’è mai il buio, nelle parole di Pacifico. “Dentro, lo sai, c’è un vento perenne perso in gole profonde.” Ma il vento logora l’immobilità. Porta echi. Profuma.
Il brano A poche ore, è reso ancora più prezioso dalla collaborazione con Ivano Fossati. Amore contro amore, verso amore. Incredibile la capacità di renderne tenera la presa di coscienza. Accettare, desiderare ogni pena se porta alla grazia. Se è frutto della grazia.“Peso che segna la schiena, t’incurvi e ti stanchi, ma è senza quel peso che arranchi.”
Una luce… ninna nanna di tasti e di archi, prillante, brillante. Commovente. Toccare appena per non perdere consistenza. Essere pazienti e mettersi in gioco, se una vita intera vale un ritorno. Una leggera preghiera che non chiede niente, se non l’essere ascoltata, l’essere ricordata. Sicuramente uno dei brani più belli dell’album. “Fuoco fatuo, perpetua la tenue speranza di avere sofferto abbastanza” .
Come un fuoco lento parla ancora del tempo, del suo cieco scorrere, ed è sbeffeggiare ed ammettere la sua forza, la sua potenza. E’ proiettarsi nel futuro e non avere alcuna certezza, perché manca la visibilità ma non la visione. “Guardo nel futuro che mi sfila tra le dita. Guardo nel futuro ma l’immagine è sbiadita, e non so dove conduce questa strada che ho imboccato .Quando è stato, quando ho sbagliato”
La fuga è un altro dei brani che preferisco di questo album. Sarà la capacità di creare ritratti, più che spunti, che solo artisti come Pacifico possiedono. La volontà di fuggire dalle proprie prigioni, eppure restare aggrappati per non perdere le proprie sicurezze a volte inutili. Che rassicurano e permettono di ambire all’alto non conoscendolo. “Sorriso in faccia, languide braccia stringono e fanno rimandare. Prendersi tempo, caro frattempo…”
Cent’anni almeno. Difendersi dal male che la mancanza impone, annullando se stessi per non guardare chi si allontana senza voltarsi indietro. Il sonno come barriera sognata, ma non veramente voluta. Non veramente possibile. “Braccia e gambe tremanti. Santi invocherò. Dormirò cent’anni almeno, non uno in meno”.
Segue King Kong (la minaccia e il pericolo). Un brano di follia e di parole rapide, di immagini in flash. Potenza e abbandono, paura. Che è la storia di tutti, che è la storia dei popoli. Di prigionia e di rivolta, di gabbie e di istinti. Un brano che parla di noi e di tutti, che parla di tutti noi.
Liberi gli occhi. Sgorga dal pianoforte e diventa quiete, e sulla metamorfosi del suono, parole raccontano del viaggio. Di un cuore di acqua che piange acqua e che nell’acqua muore. “Acqua fai liquidi gli occhi e il mio calco di pietra va in briciole”. Ancora dolore vissuto con dignità. Perdere identità e forza per ritrovarsi ancora più saldi. Solidi. Toccante l’ultima frase:” E mi faccio bastare quel poco che c’è senza di te”.
Un solo tempo: una preghiera dai suoni allegri che parla di solitudine, un brano che sembra antico eppure modernissimo di suoni di lucciole e fiori di metallo. Pulito e leggero, con un senso sconfinato come il mondo che spaventa e stupisce. Che è il mondo che ingoia e restituisce. “Mamma mia, dimmi che ci faccio qui seduto in mezzo a un prato e intorno solo un tremito di stelle”
Ricomincia ogni giorno. Inspiegabile bellezza. Parole che travolgono e occupano occhi e gola, respiro. “Pelle ferita sottile cristallo e poco c’è da sapere:curarti e darti da bere senza mai darlo a vedere”. Riascoltare e non credere a tanta perfezione. Riascoltare. Ferirsi. Estasiati e puri.
L’album si chiude con Io e il mio cane. Una degna conclusione per chi così si racconta. Muto se non di suoni che spiegano ogni cosa. Con la dignità e la lealtà di chi deve alla vita sequestri e riscatti, di chi non sa odiare perché ha troppo amato. Perché ha davvero amato.

Credits

Label: Carosello – 2004

Line-up: Pacifico

Tracklist:

  1. Musica Leggera
  2. Sangue fiume caldo
  3. Solo un sogno
  4. Per non rimanere
  5. A poche ore
  6. Una luce
  7. Come un fuoco lento
  8. La fuga
  9. Cent’anni almeno
  10. King Kong (la minaccia e il pericolo)
  11. Liberi gli occhi
  12. Un solo tempo
  13. Ricomincia ogni giorno
  14. Io e il mio cane

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