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“Io sono uno che non nasconde le sue idee, questo è vero”: vi racconto Luigi Tenco

Immaginate una di quelle sere, quelle in cui non avete voglia di dormire e vi mettete a fare zapping. Immaginate che all’improvviso i vostri occhi e le vostre orecchie sentano il bisogno di fermarsi a guardare e ascoltare uno di quei documentari con video in bianco e nero che raccontano (o almeno si propongono di farlo…) la storia della musica italiana. Vi fermate, vi mettete in ascolto così, tanto per avere un sottofondo agli ultimi minuti in attesa di cadere tra le braccia di Morfeo. Ad un certo punto però accade qualcosa: il vostro sguardo viene rapito da due occhi tristi che vedete passare sullo schermo. Quegli occhi poi iniziano a cantare: “Vedrai vedrai vedrai che cambierà forse non sarà domani ma un bel giorno cambierà. Vedrai vedrai non son finito sai non so dirti come e quando ma vedrai che cambierà” (Vedrai Vedrai – 1965).

Quegli occhi vi hanno stregato e così è nato un amore, un amore che vi porterà indietro con gli anni, a quarant’anni prima, a quando i vostri genitori erano ancora adolescenti e vivevano i loro primi amori accompagnati da quelle stesse note. Così ho scoperto la musica di Tenco, la sua poesia e così proverò a raccontarvelo.
Luigi Tenco nasce il 21 marzo del 1938 a Cassine, in provincia di Alessandria, ma è a Genova che vivrà gran parte della sua vita. Tra il 1953 e il 1958 inizia a muovere i primi passi nel mondo della musica, entrando in contatto con molti di quelli che poi formeranno la cosiddetta scena genovese (Gino Paoli, Bruno Lauzi, Fabrizio De Andrè…), ma anche con Celentano, Jannacci e Gaber. Il repertorio comprendeva soprattutto jazz e Rock & Roll. La vera svolta arriva nel 1959, quando inizia a incidere dischi per la Ricordi. Il suo primo successo è Quando“Quando il mio amore tornerà da me nel cielo una stella splenderà. S’e’ spenta da quando il mio sogno e’ svanito da quando il mio amore fuggì da me”
Nel 1962 ritorna al suo primo vero amore, il cinema, partecipando al film La Cuccagna di Luciano Salce e incide una canzone dell’amico De Andrè: La ballata dell’eroe. Sempre nello stesso anno iniziano anche i problemi con la censura, che considera alcuni suoi testi troppo espliciti. Credo che sia abbastanza inutile (e pure alquanto noioso) stare qui ad elencarvi le date e le uscite discografiche, i successi e gli insuccessi di Tenco. Saltiamo così direttamente al 1966, quando arriva l’incontro con la cantante italo-francese Dalida, incontro che l’anno successivo lo porterà sul palco di Sanremo. Si farà (e si fa tutt’oggi) un gran parlare di questa coppia, della loro presunta storia d’amore, tanto che è persino in lavorazione un film (i probabili protagonisti saranno Riccardo Scamarcio e Monica Bellucci). Poco importa se questa storia esistesse davvero o se fosse invece solo un modo come un altro per farsi un po’ di pubblicità (più da parte di Dalida che di Tenco…), quello che è certo è che Tenco si è ritrovato suo malgrado sul palco di Sanremo a cantare Ciao amore ciao! In un’intervista, in cui si parlava del fatto che avessero chiesto a Tenco di sorridere un po’ mentre cantava, si leggono queste parole “Si vede che non hanno capito niente e poi non debbono dirmelo di sorridere perché lo so da me che faccia debbo fare quando canto una canzone che tra l’altro è mia, cioè l’ho scritta e musicata io, viene dai miei sentimenti, non dai loro. Ma qui sono abituati così: tu sorridi, tu invece muoviti un po’, tu vestiti in quel modo, tu fatti crescere i capelli, tu scuoti l’anca. Poi la gente si crede che è tutto spontaneo”. Tenco e Dalida salirono su quel palco e vennero eliminati. Questo fu un duro colpo per Tenco, che una volta rientrato nella sua stanza d’albergo si tolse la vita sparandosi un colpo in testa.
“Io sono uno che sorride di rado, questo è vero ma in giro ce ne sono già tanti che ridono e sorridono sempre però poi non ti dicono mai cosa pensano dentro.” (Io sono uno – 1966)Non è facile scrivere di Tenco, così come non è mai facile trovare le parole adatte quando si vuole raccontare chi non è più tra noi, si rischia sempre di salire sul carro delle celebrazioni fini a se stesse. E questo sicuramente non era Luigi Tenco. Ma chi era allora? Era un uomo che ha lottato col sistema per far accettare quello in cui credeva, ma che ha finito con l’esserne travolto a soli 29 anni. Era un uomo forse troppo sensibile, forse troppo complicato per far musica quando la gente voleva ascoltare Io tu e le rose mentre lui cantava “Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare, il giorno volevo qualcuno da incontrare, la notte volevo qualcosa da sognare.” (Mi sono innamorato di te – 1962) e traduceva Blowin’ in the wind di Bob Dylan. Basta solo dire che una canzone che ancora oggi cantiamo tutti, Lontano Lontano (“E lontano lontano nel tempo l’espressione di un volto per caso ti farà ricordare il mio volto l’aria triste che tu amavi tanto”), si è piazzata addirittura ultima a “Un disco per l’estate” del 1966. Era un uomo amico di un certo Fabrizio De Andrè (che scrisse Preghiera in gennaio proprio per l’amico appena scomparso ed era l’unico collega presente al funerale) e che con lo stesso ha condiviso non solo l’inizio della carriera, ma anche il fatto di non essere mai stato completamente capito. Era un uomo che ha deciso che a 29 anni ormai non apparteneva più a questo mondo (anche se permangono ancora molti dubbi su questo suicidio), ma che è rimasto con le sue canzoni che sono ancora capaci di aprire un varco nell’anima di chi le ascolta.
Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda “Io tu e le rose” in finale e ad una commissione che seleziona “La rivoluzione”. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi.” Luigi Tenco – Sanremo – 27 gennaio 1967.

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5 commenti

  1. Il tuo più bel articolo. Tocca moltissimo le corde dell’anima. Era difficile scrivere di lui ma tu sei stata in equilibrio sull’armonia del ricordo di un grande della nostra musica.

  2. Tenco è in assoluto una voce che staziona nei miei ricordi. Mi hai fatto pensare a tante cose che ormai sono andate.
    Grazie.

    P.S.
    …il festival di San Remo va in onda in prima serata, il Premio Tenco bisogna ringraziare il cielo se lo trasemttono a orari da vampiro.
    Ho detto tutto…

  3. Sai qual’è la cosa più assurda secondo me? Che il Premio Tenco si svolga proprio a Sanremo, su quel palco dove Luigi non sarebbe neanche salito…
    Comunque Cris non sò perchè ti stupisca ancora: siamo in Italia e le cose che valgono vengono praticamente ignorate per lasciare spazio ai reality…

  4. Amen!
    Mi viene da piangere…

  5. I’m sorry per il ritardo… cronico.
    Complimenti Katia. Emozione e ricordi. In altro modo sarebbe stato sterile.
    Grafomani!

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