Si chiamano Okkervi River, come un fiume che scorre vicino a San Pietroburgo ma in realtà arrivano dal Texas e sono al loro quarto album, The stage names: sorprendente, intelligente, musicalmente eccellente.
Al primo ascolto penserete di aver trovato un bel disco fatto di ritmi vivaci che si mescolano alle ballate rock più classiche, di giri di chitarra accattivanti, di una voce sicura e vibrante. Un disco un po’ folk con qualche apertura al rock.
Al secondo ascolto inizieranno a sorprendervi i testi e i titoli di queste canzoni, penserete che non solo questi ragazzi sanno suonare bene e il loro cantante, Will Sheff, non è proprio niente male, ma che c’è qualcosa di più in questo gruppo: sono una voce fuori dal coro senza finire nell’elitarismo a tutti i costi, sono indie senza essere di nicchia. E questo nasce dalla grande capacità di saper scherzare su ciò che ci sta intorno, e soprattutto, su quello che invece troppe persone prendono dannatamente sul serio: Our life is not a movie or maybe? Bhe, certe volte vorremmo che lo fosse per poter premere il tasto pause, oppure per tornare indietro, andare avanti, far scorrere veloci il nastro… Veloci come le chitarre in questo brano che a tratti vi ricorderà il migliore rock and roll americano.
Nove canzoni, nove film con i protagonisti più assurdi e le storie più strane, nove tranche de vie con una splendida colonna sonora. E allora riusciamo a vedere una piccola stanza in penombra e un uomo seduto sul letto di sua figlia, tra le mani un piccolo quaderno e nel cuore una grande malinconia. Intorno a sé è rimasto tutto uguale, ci sono ancore le bambole della sua bambina, c’è ancora il carillon che suona ma in quelle pagine scopre un’altra persona… “Is she someone I don’t know at all?” Il ritmo della musica è lento, la voce di Sheff è sussurrata e quasi trascinata e quel carillon…Bhe, quel carillon fa venire una gran malinconia anche a te… Oppure l’intensa Title Track con quel pianoforte che interviene a riempire i momenti di maggiore tensione.
Però c’è una domanda che mi rimbalza in testa per tutto il disco: tutto questo è finzione o realtà?Quanto le storie vogliono davvero commuovere o divertire o quanto invece Will Sheff e i suoi si stanno prendendo un po’ gioco di noi?Qual è in fondo il confine tra realtà e finzione?
Credits
Label: Jagjaguwar – 2007
Line-up: Will Sheff (voce e chitarra) – Scott Brackett (Tastiera e tromba) – Brain Cassidy (voce, chitarra elettrica e mandolino) – Jonathan Meiburg (voce e tastiera) – Travis Nelsen (batteria) – Patrick Pesterius (basso) – Seth Warren (elettronica)
Tracklist:
- Our Life Is Not A Movie Or Maybe
- Unless It’s Kicks
- A Hand To Take Hold Of The Scene
- Savannah Smiles
- Plus Ones
- A Girl In Port
- You Can’t Hold The Hand Of A Rock And Roll Man
- Title Track
- John Allyn Smith Sails
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La differenza tra realtà e finzione è solo che tu scrivi verità e parole che hanno ritmo…Grande Ale!