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Cuore a nudo – Mauro Ermanno Giovanardi

Cuore a nudo, è quello di un artista che si dona senza riserve al nostro, a sua volta messo a nudo da un abbraccio intimo e penetrante. Questo Cuore a nudo si es-pone nello scrigno di un teatro per poi trovare dimora nell’antro dell’anima, in quelle profondità capaci di accogliere non una musica dal vivo, ma una musica viva, una vibrazione che permane, un incanto che accade senza sosta nelle note che illimitatamente si propagano avvolgenti e suadenti. La meraviglia comincia ad adergersi e dilagare grazie a Sanguineti che fa parlare Shakespeare nella nostra lingua madre, grazie a Giovanardi che gli dà voce… solo una calda voce e un pianoforte, che delicatamente insinua la musica, danno suono ad un’antica parola poetica, sussurrata con sacralità finché sboccia in canto. Mentre le dita continuano ad accarezzare i tasti del piano e la nostra intimità, affondano sempre più nel profondo del nostro essere la poesia, quella di Tenco, ora, accompagnata dal respiro di fiati che scuotono l’aria e la carne senziente. Si è percorsi da brividi al sentire con quanta acuta sensibilità Giovanardi dà l’anima a Tenco, non è un’interpretazione, è un com-prendere la parola nella parola ed i frammenti di un sé che vi restano ancorati, portando con l’amore quell’essere nel divenire, a divenire ancora. Si stringono i propri palpiti e ci si lascia pervadere da un Gualtieri declamato con delicatezza. La parola si fonde e trasfonde con eleganza nel suono di un pianoforte che accompagna il viaggio dei Naviganti “con l’acqua alla gola”, quel viaggio che può esser guidato anche da un solo filo di vento e che porta in un mare di onde innalzate dagli archi che, d’improvviso, dal fondo dell’abisso fanno fiorire dall’acqua Un cuore a nudo. Davide Rossi orchestra i suoi archi per lasciarci fluttuanti come per un dolore acuto o per troppo piacere, come quando una mancanza sa, tanto quanto una presenza, toglierci il fiato. A toglierci il respiro subentrano poi altre corde, taglienti, che si accostano ferendo, aprendo lacerazioni per farne la culla delle parole di Lodoli, che vi si posano brucianti come sale. I fiati fondono e confondono pensieri e carne, s’impongono ed erompono con violenza nell’anima, lasciandola su di una distesa dove correre a perdifiato sui versi di Shakespeare… di corsa, sì, verso il Giugno ‘73. Basta socchiudere gli occhi per scorgere lo spirito di De Andrè danzare tra le note, tra le sue stesse parole vestite di buona voce, ed insieme a noi sale su La giostra, dove “la vita normale è un passo più in qua”.
La breve ma persistente carezza di Penna dischiude un varco agli strumenti, che incedono come il domandare, come un chiedere che è desiderare senza posa… spiagge, fiori e nuvole, “stelle fatte con un ago su un cielo tutto di carta” reclamano pensiero. Tra le note altra poesia viene pronunciata da una voce corposa e serica, mentre la musica con piccoli tocchi sfiora il cuore con la stessa dolcezza delle intime carezze sui capelli, quelle che scorrendo tra le ciocche ti spogliano di qualsiasi residua difesa. Si resta così, cedevoli ed abbandonati nell’abbraccio di una poltrona, in ascolto di una canzone popolare milanese che ci fa apparire davanti agli occhi un teatro, la storia de El mé gatt illumina insieme ad una fisarmonica un palco su cui accade un amore feroce, che fa sorridere ma insieme intenerisce, lasciando che sia lo sguardo ad ascoltare e l’udito a contemplare.
La musica, quella degli strumenti e quella della voce, la musica della parola e del senso si dispiega e qualche lacrima o emozione condensata si ferma in gola… non c’è necessità di urla o violenza, “solo sfiorando può esplodere tutto”, basta il soffio di un’anima su un’altra anima per sentire che “c’è sangue e scorre ancora”, perché deflagri un intero universo e tumultuose sensazioni travolgano. Prima che venga l’ora di chiudere, quella fatta poesia da Pagliarani, c’è il tempo per un’ode all’intimità femminea, per stupirsi, con la semplicità e il candore di Tonino Guerra, al pensiero dell’origine del mondo dipinta da Courbet ed oggi cantata da Giovanardi. C’è anche il tempo per un ultimo slancio della volontà, per un anelito insopprimibile, c’è il desiderio di un Testamento d’amore… in cui il cuore resta a nudo, prigioniero di un abbraccio, anche quando questo non c’è più, anche quando questo permane nonostante l’assenza sottraendosi al tempo, annientandolo.
Poco meno di un’ora, cinquanta minuti che lasciano dimentichi del senso dei secondi, degli orologi, delle lancette, si arriva alla fine neppure coscienti di sé, ma solo della bellezza e del suo saper prendere ora forma di teatro, ora di canto, ora di contrabbasso o chitarra, ora di sax o violino, ora di versi o silenzi, sempre di poesia… la poesia di un cuore che non teme di mostrarsi nudo ed ha l’ardire di denudare, quella poesia che svela ed in-canta.

Credits

Label: Radiofandango/Edel 2007

Line-up: Mauro Ermanno Giovanardi (Voce, cori) – Fabio Barovero (Pianoforte, fisarmonica, cori) – Paolo Milanesi (Tromba, spalla in El mé gatt) – Lorenzo Corti (Chitarre, loops, flauto, cori) – Hanno collaborato: Davide Rossi (Archi) – Tony Cattano (Trombone) – Federico Marchesano (Contrabbasso) – Leziero Rescigno (Ritmiche, cori) – Saba Anglana (Cori) – Gionata Bettini (Post produzione, assemblaggio, versioni e cori) – Igor Sciavolino (Sax)

Tracklist:

  1. Come un attore (W. Shakespeare trad. E. Sanguineti)
  2. Vedrai Vedrai (L. Tenco)
  3. Un giorno dopo l’altro (L. Tenco)
  4. Tu manchi da questa camera (M. Gualtieri)
  5. Naviganti (I. Fossati)
  6. Un Cuore a Nudo (M.E. Giovanardi/M. Baruffali)
  7. Ognuno dentro di sé ha un vuoto (M. Lodoli)
  8. Il mio amore è come una febbre (W. Shakespeare trad. E. Sanguineti)
  9. Giugno ’73 (F. De André)
  10. La Giostra (M.E. Giovanardi/A. Cremonesi)
  11. Era la mia città (S. Penna)
  12. Hai pensato mai? (N. Toffolo)
  13. A Milano (P.V. Tondelli)
  14. El mé gàtt (I. Della Mea)
  15. Solo sfiorando (L. Morino/M.E. Giovanardi)
  16. La Figa (T. Guerra)
  17. Testamento d’amore (M.E. Giovanardi)
  18. Sarà ora di chiudere (E. Pagliarani)

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3 commenti

  1. Lieta di leggere la musica che SAI raccontare

  2. Valentina tu si che sai parlare di musica in maniera colta. La tua scrittura è emozione con riferimenti culturali a 360° e non quei riferimenti nozionistici da collezionisti che dopo 150 ascolti al giorno uniformano l’udito e non sanno più emozionarsi. Son solo carne spenta, tu sei viva!

  3. “L’ardire di denudare”: ben detto, Vale.

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