Italo Calvino esortava alla leggerezza. Nulla a che fare con la superficialità, bensì una forma di conquistata consapevolezza di sé e della bellezza che la vita sa mostrare per arrivare a “planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore”. E questo è proprio il senso di una certa attitudine partenopea condensata in quel nun te ne fa’ che da’ il titolo all’acclamato quarto disco di Gnut ovvero Claudio Domestico. Uno straordinario miracolo musicale che ha preso la forma di dieci canzoni in equilibrio perfetto sulla tradizione napoletana, il folk di Nick Drake ed Elliot Smith, le lezioni dei Beatles e lo spirito del blues che accarezza la voce di Gnut, una delle più intense ed espressive in circolazione. Il sodalizio artistico con il poeta punk Alessio Sollo e il produttore Piers Faccini, la collaborazione con musicisti straordinari e un talento estremo, alieno da calcoli e strategie, hanno traghettato Nun te ne fa’ (Beating Drum, 2022) dritto al cuore del pubblico e all’attenzione della critica, puntando sul dialetto come codice primario per un “genere autobiografico” in cui parole e strumenti si fanno delicatissima eppure potente poesia. In un’era in cui anche la musica si consuma e si dimentica, le canzoni di Claudio hanno dato prova di resistenza e splendore, reiterate negli innumerevoli appuntamenti dal vivo in giro per l’Italia. Così, a poco più di un anno dalla loro uscita ufficiale, vengono celebrate con il formato in vinile e un nuovo tour che è partito dal Teatro Trianon Viviani, il tempio della canzone napoletana, e toccherà Milano (6.12), Roma (11.01), Bologna (18.01), Torino (19.01), Palermo (01.02) e Firenze (17.02).
Il concerto in casa partenopea ha svelato l’ottima dinamica delle parti in gioco che hanno saputo ordire preziosissime trame per i brani in scaletta, del tutto fedeli alla delicatezza e all’intimismo di nascita ma per l’occasione vestiti a festa, sfoggiando una ricchezza di suoni e umori a cui contribuisce la formazione che sul palco accompagna Gnut, così emozionato ma centrato. Ilaria Graziano, Michele Signore, Marco Caligiuri, Valerio Mola, Gianluca Capurro, Jonathan Maurano sono artisti di grandissima caratura in perfetta sintonia nell’interpretare l’immaginario di ogni singolo pezzo.
Nuvola, Duje Vicchiarielli, Come Se, Ammore Quanno è Ammore, ‘E Pparole, I’, Chella Notte, Anche Per Te scorrono con grazia e profondità.
Segue la tranche dedicata, invece, alle canzoni scelte dai precedenti capitoli discografici: Il rumore della luce del 2011 (Nollosò, Voci, Il rumore della luce, Controvento, Credevo male con ospite uno strepitoso Pier Faccini) e Prenditi quello che meriti del 2014 (Fiume lento, un gioiello di melodia, e Solo una carezza). Spazio anche per Se cucini tu dall’ep Domestico del 2016.
Chiude il cerchio, prima del bis, l’irruenza di Colpa mia con la poesia dionisiaca della tammorra di Luca Rossi.
Richiamato sul palco da un pubblico entusiasta, partecipe e grato, Gnut riserva per il gran finale Nun te ne fa’ e Nu poco ‘e bene (canzone al centro dell’esperimento sociale di Fanpage in omaggio alle donne vittime di schiavitù, di cui più della metà costrette alla prostituzione).
Nella serata inaugurale di questo nuovo tour Gnut ha ancora una volta dimostrato il valore di un percorso artistico importante e fuori dalle logiche comuni. La sua è una crescente conquista di spazi e cuori. Il pubblico gli rimanda ogni volta un calore palpabile e commovente. Lui dà e riceve in uno scambio magico di energia che soffia una bolla dove trova posto soltanto la bellezza del suo talento libero, così raro nella purezza e nella naturalezza del suo manifestarsi.
Nella roccaforte della canzone napoletana si è preso quello che merita! Non resta che auguragli ancora di più!
Foto di Alessandra Finelli | alessandrafinelli.com
Si ringrazia Giovanni Gigantino | La Fabbrica Etichetta Indipendente