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Una rincorsa verso la libertà: Manuel Agnelli @ Botanique/Bonsai Garden, Bologna 16/07/2022

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Estate di concerti e pandemia, di persone che non riescono più a nascondere il bisogno di incontrarsi e ritrovare una parte di sé sotto ad un palco, nella magnifica ritualità della musica dal vivo. Dopo qualche anno nel quale tutti siamo stati individui aggregati solo dalle statistiche del Covid, negli occhi delle persone questa sera si vede la riscoperta di un’aggregazione vera che si declina in due tipologie. La prima è più intima e vede gruppi di amici finalmente sentirsi liberi di abbracciarsi e bere qualche birra nell’attesa di un concerto. La seconda è più sottile, ma al contempo profonda e vede ogni singola persona tornare a fare parte di una collettività che reagisce e vibra allo stesso modo quando viene accarezzata da determinati suoni, note, parole. Un senso di appartenenza culturale ed emozionale ad una tribù ogni volta nuova, rassicurante, una fratellanza nel “sentire” che tutti avevamo un estremo bisogno di rivivere.
Cala il silenzio al Bonsai Garden di Bologna, si spengono le luci, il palco è vuoto e si sentono le prime note e la voce dalla registrazione di Pam Pum Pam. Il brano, uscito insieme al singolo La profondità degli abissi, è potente nella sua teatralità e sembra una scelta programmatica per presentare al pubblico la nudità rock e autoriale di Manuel Agnelli.
Ma davvero il concerto inizia così? L’ingresso dell’artista sul palco è affidato ad un suo stesso brano registrato? Fa strano, penso prima di accorgermi che Beatrice Antolini si siede al pianoforte e dopo un istante la voce ha un tono diverso, carico di emozione. Manuel Agnelli entra sul palco con il microfono in mano cantando, stupendo tutti. Ecco, nella sua nudità artistica, in tutto il suo coraggio che si fa, e si è sempre fatto, ingrediente per nuove sfide, nel segno della propria ispirazione e della propria libertà.
“Puoi scomparire / cambiare città / non puoi scappare da quel che sei. / Ho preso tutto / nessuno mi ha preso. / Di questo mi fido. / So cosa voglio / io voglio un cuore / che sogna
e si fida / solo di te / almeno di te”. La voce potente di Agnelli, vestita solo dal pianoforte, intona versi che non lasciano scampo, che si fissano nella mente di tutti. Questo non è solo l’inizio di un concerto, ma l’inizio di un intero percorso nel quale l’artista si pone di fronte al pubblico in modo nuovo.
Signorina mani avanti è il secondo brano in scaletta, l’ultimo pubblicato. Tutto il pubblico lo canta a squarciagola. Ruvidità e fragore tra catene che sbattono e distorsioni feroci, un inno alla rivoluzione interiore, alla ricerca della propria identità.
Così iniziamo anche noi questo percorso di ricerca, traghettati da Manuel Agnelli nelle vesti di Caronte. Un mare in burrasca è Veleno, acida e straniante è Non si esce vivi dagli anni ’80, abrasiva e dolente è Male di miele.

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Sotto il palco il pubblico è completamente coinvolto: voleva questo viaggio, lo attendeva da troppo tempo.
Sopra il palco la scena è in mano ad Agnelli, mentre la band formata da Beatrice Antolini, Giacomo Rossetti, Frankie e DD dei Little Pieces of Marmelade crea un fondale roboante ai brani che tante volte abbiamo sentito suonare dagli Afterhours (nelle varie formazioni della sua lunga storia). L’apporto della chitarra di Frankie è importante ed energico, ma la batteria di DD è ciò che più si scosta dal precedente assetto dei brani: l’ampia palette di colori che offriva Fabio Rondanini ora è ridotta ad una impattante scala di chiaroscuri, potenti e sporchi che ben si prestano per dare nuovo impulso ai brani. Il basso di Giacomo Rossetti è forse l’elemento che spicca meno, ma il suo lavoro e la sua versatilità con continui scambi di strumenti sembra essere davvero fondamentale e fonte di sicurezza per questa neonata band alle prese con il primo tour. Dietro a pianoforte, tastiere e sintetizzatori (ma anche basso, percussioni e seconde voci) Beatrice Antolini è l’asso che tutte le formazioni vorrebbero avere, capace di tessere mille trame contemporaneamente e caratterizzare il suono del live: preziosa e insostituibile.
Giunge il momento per un trittico che quest’anno festeggia venti anni. “Un rettile può cambiar pelle ma non cambia il cuore” canta Agnelli in Varanasi baby, poi Bungee jumping e Quello che non c’è. Cambia il suono ma i brani, senza particolari riarrangiamenti, mantengono la forza poetica ed emotiva.
Ballata per la mia piccola iena, immortale nella sua perfezione, ci accompagna nel nuovo mondo de La profondità degli abissi, pluripremiato brano dalla colonna sonora del film Diabolik, e della cavalcata devastante di Proci, il brano più sorprendente nella sua esecuzione dal vivo, a differenza di Padania sul quale occorre ancora un po’ di lavoro per dare, con questo nuovo assetto sonoro, il dovuto onore alla sua forza immaginifica.
In un live-set così aggressivo non potevano mancare 1.9.9.6, Dea e Lasciami leccare l’adrenalina a sciogliersi nella notte “nero cristallo” di Voglio una pelle splendida.
Non è per sempre unisce tutti in coro, sopra e sotto il palco.
Una lunga e bellissima introduzione strumentale ci conduce ai ricordi trasformati in canzone: un viaggio, Mimì, il porto e quelle semplici parole ormai diventate un motto “io non tremo” di Bye Bye Bombay.

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Ci sono molti modi, la struggente ballata che spesso ha chiuso i concerti degli Afterhours, completa anche questa serata, tra gli applausi, i sorrisi, qualche lacrima.
Manuel Agnelli conferma la sua coerenza artistica anticipando con questo tour il disco solista che uscirà a settembre. Soprattutto lui necessita di questo tour, per scrollarsi di dosso i lustrini di X Factor, per riappropriarsi del suo pubblico, della sua storia che va verso un futuro di nuove grandezze, spogliando i brani degli Afterhours proponendoli senza le magnifiche vesti che i tanti membri della band negli anni hanno donato ad essi (per quanto riguarda i live, primo su tutti, Rodrigo D’Erasmo), ma facendoli rivivere ancora con un senso diverso in tutta la loro potenza assorbita negli anni da fedelissimi e nuovi adepti. I pezzi in scaletta sono intramontabili, sono passato, presente e futuro, al di là di chi li suoni, l’unico imprescindibile è lui: Manuel. Si percepisce il peso di questo passaggio, è un azzardo enorme, ci vuole coraggio. In questa fase Agnelli sta prendendo la rincorsa. Come prima di tuffarsi da una scogliera, togliendosi scarpe e vestiti, per poi nuotare libero in un mare tutto da conquistare. Chissà in quanti sono già lì pronti ad inquinare le acque? Chissà, invece, quanti saranno pronti a scoprire nuovi lidi con lui?
Al termine di questo fitto calendario di concerti Agnelli sarà pronto, per stupirci ancora, in uno spazio forse maggiormente autoriale, di più ampio respiro, fuori dalla scatola d’oro chiamata Afterhours.
Unica nota negativa della serata è da riscontrare in qualche ingranaggio nell’organizzazione del concerto che si è inceppato imponendo, per motivi non ben chiari, lo spostamento del live dalla data prevista il 14/07 presso il BOtanique, al 16/07 nello spazio del Bonsai Garden. In tanti che avevano acquistato il biglietto per la data originaria non hanno potuto partecipare. Errori del genere non dovrebbero accadere.

Foto di Carol Alabrese

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