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The Future Bites – Steven Wilson

the-future-bites-740x740Steven Wilson ha sempre dichiarato che la musica che l’ha più influenzato è stata quella che ascoltavano i suoi genitori. Da una parte il rock progressive, come quello dei Pink Floyd che ascoltava il padre, e dall’altra il pop anni settanta-ottanta, da Donna Summer fino ai Talk Talk, che ascoltava la madre. Quindi non c’è da meravigliarsi che la svolta “pop” iniziata in To the bone oggi con The Future Bites sia giunta a compimento, anche pensando al suo amore dichiarato in recenti nostre interviste (qui) per moderni progetti synth-pop come Bat For Lashes e Everything Everything. Questo alto tradimento verso il credo prog non dispiace affatto perchè ambientazione sonora perfetta per raccontare ancora una volta altri aspetti negativi di questo mondo distopico che attualmente stiamo vivendo. Mentre il precedente lavoro focalizzava sulla post-verità e sulle fake news, ora l’ex-leader dei Porcupine Tree ha costruito un concept album intorno a tre assi portanti: la shopping-terapia fuori controllo, i social media manipolatori e la perdita dell’individualità. Tutte problematiche globali che si sono aggravate in questo anno pandemico, a testimonianza della visionarietà “neo-realista” che ha sempre contraddistinto l’artista inglese. Il disco si apre con Unself dove una chitarra acustica affiora da una coltre oscura a demarcare un mondo dove il tempo si è fermato per poi esplodere in Self con trame synth-pop che strizzano l’occhio a Giorgio Moroder e ai Depeche Mode. L’approccio sperimentale verso l’uso sapiente dell’elettronica è raggiunto in King Ghost, dove si sente l’apporto del co-produttore David Kosten. La vera gemma è il cantato in falsetto di Steven Wilson che fa decollare il pezzo in una maniera incredibile. Poi c’è l’iper-melodica 12 Things I Forgot in cui ri-affiora la vita parallela di Steven Wilson nel progetto melancholic-pop dei Blackfield. In Eminent Sleaze la linea pop si tinge di un mood soul sorretto dal Fender Rhodes di Adam Holzman e il Chapman Stick di Nick Beggs, inseguendo ed rinnovando atmosfere alla Prince. Man Of The People è la canzone più vicina a qualcosa che avrebbero potuto pensare i Porcupine Tree, armonie concentriche, dove ancora una volta il falsetto si accompagna in maniera sublime. I nove minuti di Personal shopper sono la sintesi perfetta di tutto il disco, con i suoi continui cambi di rotta sviluppa tutta la creatività elettro-pop di Steven Wilson, dove la ciliegina sulla torta è la voce di Sir Elton John che promuove questi “finti sold-out products” caratterizzanti la tematica dello shopping compulsivo. Un cerchio che si chiude brillantemente con quell’idea di pop che si vuole celebrare. Follower si colora di glam-pop-rock, partendo come i Placebo per poi seguire il David Bowie anni ottanta. L’album si chiude con Count of Unease, dove un mood “ambient” lo-fi, basato su shaker e note di piano, ha lo scopo di delineare quel senso finale di vuoto e disumanità che ti lascia questa vita hi-tech. The Future Bites cerca di consolidare e portare al grosso pubblico la grande personalità di Steven Wilson, immergendo la sua artisticità nell’accessibilità di un pop intelligente proprio come hanno fatto figure storiche negli ottanta come Peter Gabriel, David Bowie e Mike Oldfield.

Credits

Label: Caroline International – 2021

Label: Steven Wilson (vocals, guitars, keyboards) – Nick Beggs (bass, Chapman Stick) – Adam Holzman (keyboards) – Craig Blundell (drums).

Tracklist:

1. Unself
2. Self
3. King Ghost
4. 12 Things I Forgot
5. Eminent Sleaze
6. Man of the People
7. Personal Shopper
8. Follower
9. Count of Unease
Link: Sito Uffciale.

Personal Shopper – Video

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