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Insurgentes: intervista a Steven Wilson

LostHighways è sempre stato un magazine dalla parte della sinestesia, della sinergia tra le arti visuali e musicali. LostHighways è sempre stato dalla parte della musica di qualità che non trova spazio nel mainstream. Il progetto solista di Steven Wilson, leader dei Porcupine Tree, ha concentrato tutti questi concetti nel DVD Insurgentes, un documentary road movie firmato dal regista danese Lass Hoile. Si tratta di un complemento visuale dell’omonimo primo album uscito nel 2008. LostHighways ha avuto l’onore di intervistare il poliedrico musicista inglese approfondendo non solo questo progetto ma anche temi come l’attuale stato della discografia mondiale, la perdita della curiosità e del concetto di album come forma d’arte per le generazioni dell’iPod, i ricordi della sua vita, i Joy Division, l’evoluzione delle tecnologie di registrazione, l’intenzione di proseguire l’esperienza solista con un nuovo album. Vi presentiamo una delle nostre pagine più belle. (Harmony Korine è in free download dal sito ufficiale; foto di Lass Hoile si ringrazia Fabio Vergani – A Buzz supreme e la Kscope Records)

Prima di iniziare vorrei dirti che sono onorato di intervistarti perché rappresenti attualmente uno delle migliori menti della musica del nuovo millennio.
Grazie mille!

Possiamo definire il film Lass Hoile incluso nel DVD Insurgentes come la parte necessaria e complementare del tuo primo album solista?  Uno step fondamentale di un unico progetto artistico sinestetico…
Sì, è proprio la lettura corretta e ti ringrazio per la domanda. Diciamo che il film è partito come un documentario sulla realizzazione del disco, poi si è tramutato in un documentario sulla vita di un musicista del nuovo millennio (come ad esempio me) che si trova ad affrontare le diverse problematiche relative alla perdita del concetto di album come forma d’arte (art-work, packaging) e quindi si scontra con la cultura del download. Bisogna dire però che essenzialmente resta un complemento visuale del disco Insurgentes, c’è la possibilità di  vedere le location che hanno ispirato i brani del disco, come il Messico e il Brasile.

Uno dei punti principali di questo documentario è considerare di nuovo la musica come una forma d’arte dove la scrittura, la performance live, la produzione, l’art-work, i testi, i video sono parte della stessa visione estetica. Questo concetto vuole mettere in evidenza la grossa perdita di curiosità delle attuali generazioni che crescono con internet, cellulari, iPod, America Idol e reality. Cosa bisogna fare per fronteggiare questa involuzione della musica (a parte la provocazione dei sei differenti modi per distruggere l’iPod!)?
Per me l’iPod è solo un simbolo di questa involuzione, io non ho nulla contro gli iPod. Posso capire la sua convenienza e praticità,  ma  non riesco ad accettare che sia diventato lo strumento di riproduzione musicale dominante, che debba caratterizzarsi come unica esperienza sensoriale dell’ascolto e che quindi influenzi i processi di creazione della musica. E’ veramente triste pensare che oggi la maggior parte delle persone abbiano perso l’abitudine di ascoltare musica a casa con un buon sistema stereo e che invece si accontentino di un suono a bassa risoluzione in formato compresso come l’mp3. In pratica possiamo dire che si è perso il fascino dell’art-work, dei versi, del disco come esperienza estetica totale. Questo è stato causato principalmente dall’avvento della tecnologia software nella musica, quello che doveva essere un semplice contenitore di emozioni è diventato la sostanza di quell’emozione e la musica è solo un aspetto secondario rispetto alla tecnologia di riproduzione… questo è veramente deprimente. Io credo che la musica debba essere vissuta nel migliore dei modi. Nel film per far comprendere la differenza sostanziale che c’è tra l’ascolto di  un mp3 e quello di musica registrata ad alta fedeltà oso una similitudine: la differenza percettiva ed emotiva tra il vedere un quadro in una galleria d’arte e lo stesso in una piccola immagine jpg di visualizzatore portatile. La musica di questo secolo è proprio una povera piccola rappresentazione jpg di un bellissimo quadro.

Bellissima similitudine…
L’ascolto di un mp3 in un iPod è un’esperienza sensoriale povera rispetto all’ascolto di un CD, un vinile, per non parlare dei DVD surround. Ho cercato di far emergere questi concetti nel film perché il suono compresso degli mp3 e la cultura del download devono essere un’alternativa ai tradizionali sistemi di riproduzione e distribuzione musicale ma non le uniche e dominanti vie d’accesso alla musica.

Sono d’accordo con te. Questo film è stato anche l’occasione per ripercorrere la tua vita. In particolare quanto è stata importante la figura di tuo padre nella scoperta della passione per la musica? Mi sto riferendo alla multi-track tape machine costruita da tuo padre e al suo amore per i Pink floyd…
Sono stati importanti entrambi i miei genitori. Mi hanno influenzato gli ascolti dance-music di mia madre come potevano essere i dischi di Donna Summer e gli ascolti di mio padre basati principalmente sulla musica progressive dei Pink Floyd (sono cresciuto ascoltando The dark side of moon). Poi siccome mio padre era un brillante ingegnere elettronico ed era in grado di costruire le multi-track tape machine, mi ha insegnato l’approccio creativo delle registrazioni a casa senza band, diciamo che agli albori degli anni ottanta riuscivo a esprimere la mia vis creativa come molti ragazzi fanno oggi attraverso software di registrazione digitale multitraccia. Ecco mio padre non  mi ha insegnato a suonare un particolare strumento ma a registrare, creare musica.

Questo film è stato anche un pretesto per viaggiare e esaminare lo stato della musica presso diverse culture. Ci sono opinioni in tale direzione da parte di tuoi colleghi con i quali hai condiviso anche side-projects? In Italia un insieme di band indipendenti ha sollevato la questione del grosso filtro esercitato rispetto alla musica di qualità dai tradizionali mass-media. Questo progetto è Il paese è reale ed è stato promosso dalla  band italiana Afterhours. Cosa ne pensi?
Tocchiamo un interessantissimo punto dell’industria discografica odierna. Oggi sembra emergere una grossa spaccatura: abbiamo il totale scollamento tra l’aspetto di puro intrattenimento della musica e quello artistico. La storia passata dell’industria musicale si è basata sul coniugare entrambi questi aspetti. Prendiamo ad esempio gli anni settanta, non c’era questo scollamento nella pop music. Gruppi come Talking Heads, Police creavano un pop interessante ed intelligente riuscendo a raggiungere anche le vette delle classifiche di vendita. Questo tipo di approccio l’abbiamo avuto fino agli anni novanta, vedi Radiohead, Massive Attack e Portishead. Recentemente invece stanno emergendo programmi come American Idol, reality vari che hanno spostato la bilancia dalla parte dell’intrattenimento perché puntano tutte le carte del marketing sul desiderio collettivo di diventare celebrità e quindi non hanno alcun interesse verso la produzione di un disco come oggetto artistico di qualità. Le majors hanno sposato questa tendenza e band come i Porcupine Tree, che attraggono grossi bacini di fans nelle performance live, a livello dei media tradizionali sono invisibili. In pratica potremmo dire che la musica di intrattenimento sta alle major/mass-media/star-system come l’onesta arte di fare musica sta al mondo underground-indipendente.

L’audio di questo DVD è Dolby Surround. Sei anche uno dei migliori produttori di questo tipo di tecnologia audio, penso al remastering dolby surround 5.1 di alcuni dischi dei King Crimson. Dimmi di questo tipo di esperienza sensoriale come alternativa all’ascolto dei files audio mp3 a bassa qualità…
Non sono tra i migliori! Posso dirti che è l’esperienza totalmente antitetica a quella dell’mp3. Ed è la soluzione meno conveniente per il fruitore finale ma anche quella più coinvolgente. Lo costringe ad essere seduto in un posto a casa, ad essere attento sui vari suoni. E’ una sorta di esperienza sonica tridimensionale che soprattutto può piacere ai musicisti. Certamente fare musica con questa tecnologia offre un nuovo ventaglio di opportunità creative all’artista .

Hai citato i Joy Divsion come una delle principali fonti di ispirazione per Insurgentes. Cosa pensi della figura di Ian Curtis?
Ho letto il libro ed ho visto il film sulla sua vita (Touching From A Distance di D. Curtis, Control di A. Corbijn, ndr). Un’esperienza umana segnata da una grossa dote di implosione di tristezza. Non penso sia stato un grande musicista ma con i Joy Division ha avuto delle intuizioni geniali che hanno aperto al movimento post-punk, divenendo una band storica e di riferimento.  Nel mio modo di sentire la musica vedo grossi punti di contatto tra i dischi dei Joy Division e quelli dei Pink Floyd. Sento una stessa atmsofera, una stessa percezione del lato oscuro della vita. L’esistenzialismo di Curtis ha molti punti in comune con le tematiche presenti in The wall o in The dark side of the moon. Lo so che questo accostamento può sembrare strano per i fautori del progressive rock e per quelli del post-punk, ma io vedo questa connessione che poi ho esplicitato nei riferimenti di Insurgentes.

Sei coinvolto in differenti e svariati progetti musicali (No-Man, Bass Communion, I.E.M., Blackfield) al di là dei Porcupine Tree, poi hai un progetto solista. Quale tra tutti questi ti rappresenta di più?
Di sicuro il mio progetto solista. Proprio ora sto iniziando a registrare il secondo lavoro di questa mia esperienza artistica in solitaria. Sarà un disco davvero ambizioso, un doppio cd molto vario dove si alterneranno lunghi pezzi progressive e pezzi basati solo sul piano, pezzi industrial ed altri tipicamente pop. Sarà la vera rappresentazione della mia personalità artistica: amo il progressive, il post-punk dei Joy Division e dei Cure, la dance di Donna Summer, lo shoegazing dei My Bloody Valentine. Il progetto dei Porcupine Tree mi offre invece la possibilità di esprimere un solo aspetto della mia creatività artistica. Questo documentario, che sta avendo un grosso successo, ha avuto proprio questa finalità: far capire alle persone che mi seguono che mi riconosco totalmente nel nuovo progetto solista. Questa mia nuova fase  rappresenta pienamente la mia attitudine ad esplorare nuove strade dopo circa vent’anni di carriera.

Quale è stato l’ultimo film ed album che ti hanno veramente impressionato?
Due dischi mi hanno veramente impressionato quest’anno. Il primo è stato quello degli Everything Everithing, un disco pop sofisticato e complicato; il secondo è stato la colonna sonora di Inception, film che ho amato molto, il lavoro di Hans Zimmer è stato fantastico e ci sono delle chitarre fantastiche di Johnny Marr degli Smiths.

Harmony Korine – Preview

Insurgentes – Preview

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