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Una selezione naturale: intervista a Claudio Domestico (Gnut)

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Un ritorno alla consapevolezza del bisogno di Amore. Così abbiamo voluto interpretare la poesia di parole e musica dell’ep firmato da Alessio Sollo e Claudio Domestico, due anime intense e dolcemente ispirate di una Napoli colma di tradizione e modernità. Due anime affini che hanno nutrito un progetto più ampio: Hear my voce è una collezione di registrazioni prodotte da Piers Faccini e realizzate in formato vinile 12″ (edizione limitata) e distribuite in Francia e Inghilterra. Di tutto questo e molto altro abbiamo parlato con Claudio, scoprendoci meno soli. Perchè è vero, a questo serve l’arte, una canzone… a scoprirsi vicini, senza limiti di spazio e di tempo.

Mi racconti come è nato questo ambizioso progetto di Piers Faccini e il filo rosso che lega le produzioni che lo compongono?
Piers è un appassionato di world music, ama la musica dei popoli del mondo e la sua storia. Paradossalmente conosce la musica napoletana meglio di me che sono napoletano. Ha una grande cultura che l’ha spinto ad investire con la sua etichetta, la Beating Drum, in cose molto distanti tra loro ma con un forte legame con le proprie radici.
Il filo conduttore delle sue produzioni credo che sia proprio una rilettura delle “radici” dell’artista prodotto.

Quanto è stata rischiosa la scelta del napoletano per un progetto di ampio respiro che varca i confini italiani con la distribuzione in Francia e in Inghilterra?
Non mi sono mai posto il problema del fattore “rischio” in nessuno dei miei dischi. Se non punti alle classifiche e alle grandi radio commerciali non esistono regole troppo strette.
Con Piers dovevo realizzare un disco in italiano, ma intanto ho iniziato a scrivere canzoni in napoletano musicando poesie di Alessio Sollo. Ho proposto questo nuovo repertorio a Piers che ha apprezzato molto e abbiamo deciso insieme di iniziare a lavorare su queste canzoni.
Credo che la canzone napoletana all’estero abbia conservato il suo fascino, per il tipo di pubblico a cui mi rivolgo sarebbe stato più “rischioso” cantare in italiano o in inglese con il mio pessimo accento.

Parliamo del sodalizio con Alessio Sollo. Raccontami la natura artistica e umana di questo legame che segna i brani dell’ep. Come avete lavorato insieme?
Tutto è iniziato con una canzone L’ammore ‘o vero. Lui, qualche anno fa, ha preso la buona abitudine di scrivere poesie tutti i giorni e di pubblicarle sui suoi social. Per gioco provai a scrivere qualcosa leggendo un suo post e scrissi la prima canzone. Da quel momento non ho più smesso.

Quando ti ascolto penso alla tradizione della canzone napoletana. E “tradizione” mi fa anche pensare a quei nomi che negli ultimi decenni la hanno onorata contaminandola. Uso un nome tra tutti, quello di James Senese. Lui sostiene che le mode non contino nulla, ma che sia la “tradizione” il vero elemento che permette al talento di crescere e segnare una strada nuova. Dimmi del passato della nostra cultura popolare a cui più ti piace tornare…
Mi sono avvicinato alla tradizione e alla canzone napoletana abbastanza tardi. Devo dire che l’artista chiave che mi ha aperto alla tradizione è sicuramente Roberto Murolo. I suoi dischi sono bellissimi, gli arrangiamenti scarni di chitarra sono incredibili e la sua voce restituisce la giusta dimensione alle melodie senza tempo che caratterizzano la canzone napoletana.

Questo ep mi ha fatto viaggiare indietro nel tempo. Mi ha evocato l’amore raccontato da Di Giacomo. Vado fuori strada o è un nome importante anche per il tuo modo di “dire” l’amore usando la lingua napoletana?
E’ una domanda che andrebbe fatta ad Alessio. Credo che lui sia un talento incredibile, tra le cose migliori nella storia di Napoli. Abbiamo riflettuto sul fatto che in napoletano non esiste il verbo amare, forse anche per questo motivo è una delle lingue migliori per scrivere d’amore.

Na jurnata e sole, al di là dell’amore, evoca un immaginario che mi ha portata al nostro lungomare, come se un luogo fisico possa farsi punto assoluto di una geografia del cuore. Suoni, Colori, odori, cielo, tutto rientra nella sintassi dell’appartenenza. Parlami di questa appartenenza a Napoli, intesa proprio come città con i suoi luoghi e come metafora che si espande…
Napoli è una grande madre dalla quale è impossibile staccare il cordone ombelicale. E’ una città che determina il tuo modo di essere e di vivere. Non ho altri modi per esprimere il mio rapporto d’amore e risentimento nei suoi confronti se non attraverso la mia musica.

Tornando a Senese, con estrema semplicità chiama in causa quale primo motore il “sentimento”. Raccontami il sentimento in cui credi tu e da cui nascono le tue canzoni…
Ci sono tanti tipi di sentimenti, io credo nella forza delle canzoni e delle energie positive. Credo che l’istinto che porta a cercare di condividere la propria arte sia qualcosa che nasce dall’esigenza di sentirsi meno soli, usando l’arte come “selezione naturale” per trovare anime con sensibilità affini alle nostre.

Se ti chiedessi di indicarmi la tua canzone perfetta? Quella in cui senti di aver messo tutto il sentimento che volevi comunicare…
E’ sempre l’ultima che ho scritto e alla quale sto lavorando.

A cosa stai lavorando? Che progetti hai nella testa?
Da diverso tempo cercavo di convincere Alessio a pubblicare un libro di poesie, ma lui è sempre stato molto scettico perché ama regalare i suoi scritti a chi lo segue esclusivamente attraverso i social.
Un giorno, però, riflettendo sul fatto che lui ha scritto quasi tutti i testi del mio nuovo disco, gli ho detto che mi sarebbe piaciuto molto fare la musica per il suo libro. In questo modo sono riuscito a convincerlo e ora, infatti, stiamo lavorando al nostro libro/disco, che uscirà entro Natale.

Scegli per i nostri lettori la tua personale playlist che racconta il “sentimento” della canzone napoletana.
Tutta l’antologia della canzone napoletana – Murolo, GraziellaSergio Bruni, MaruzzellaCarosone, E cerca e me capìPino Daniele, E figlie so’ piezz’ e coreMario Merola

Hear my voice – Streaming

Na Jurnata ‘e Sole – Video

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