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Naples On Fire: Kasabian live @ Etes Arena Flegrea 15/07/2018

kasabian-napoli-2018_10Cronaca di un’arena incendiata. In questa magica notte d’estate i Kasabian non tradiscono le aspettative delle 6000 persone accorse all’Etes Arena Flegrea, in occasione di questo ulteriore evento targato Noisy Rock Fest. La band di Leicester è stata degna del Vesuvio che domina la città di Napoli, ha letteralmente incendiato la folla con una scaletta fitta di canzoni rock con la R maiuscula. Canzoni per la maggior parte estratte dall’ultimo album For Crying out Loud perchè come dice il titolo sono canzoni per essere cantate a squarciagola in un raptus di pura gioia come quello che ti può regalare un concerto rock. Sin dall’inizio con l’intro Nessun Dorma i Kasabian stabiliscono un feeling particolare con l’arena, sottolineando quel legame di sangue che c’è tra questa band inglese e l’Italia, grazie al chitarrista leader di origine italiana Sergio Pizzorno. Le radici di Sergio fuoriescono tutte e si manifestano in quel suo essere istrionico sul palco, rubando quasi sempre la scena al cantante Tom Meighan. Brani come III Ray (The King), Underdog, Days Are Forgotten e Eez-Eh sono perfetti per iniziare in maniera adrenalinica un concerto rock, sono il giusto equilibrio di epici riff rock e ritmiche ballabili senza via di scampo. I Kasabian riescono ad importare dal passato le movenze di band leggendarie come i Led Zeppelin e gli Stooges, attraverso riff avvincenti e ad intingerli in moderne atmosfere elettro-psychedeliche come potrebbero fare gli odierni Tame Impala. Rendono al massimo anche se si cimentano in semplici ballate dal sapore beatlesiano come la spendida You’re in Love With a Psycho e Bless This Acid House. Le frecce all’arco dei Kasabian non finiscono mai soprattutto quando dai primi album attingono pezzi come Empire e L.S.F. (Lost Souls Forever) o pezzi come Re‐Wired e Goodbye Kiss da Velociraptor e Stevie da 48:13 che hanno un impatto live incredibile. Il concerto si conclude degnamente con Vlad the Impaler e Fire dal loro forse migliore album West Ryder Pauper Lunatic Asylum, dove Sergio Pizzorno diventa pienamente il beniamino del pubblico, avvolgendosi anche nella bandiera italiana sul finale, dichiarando il suo amore per la città partenopea. Napoli aveva bisogno di una band così per far risorgere la necessità di avere spazi per concerti e festival rock dal respiro internazionale come accade da anni in molte metropoli europee. A Napoli c’è un popolo rock che pulsa ancora attraverso diverse generazioni e non vuole solo progetti di marketing, costruiti a tavolino. Cè speranza per gli “Underdog” di questa città. (Photo by www.onstageweb.com)

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