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Afterhours – Opium Rooms, Dublino 23/04/2017

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Il tour europeo dei nostri Afterhours fa tappa a Dublino. C’è emozione in me e in molti degli italiani all’estero che sono impazienti di accoglierli. Sono uno dei gruppi con cui sono cresciuta e che ancora mi accompagna, rimasto fedele a se stesso negli anni, seppure coi diversi cambi di formazione e le evoluzioni, sempre ispirato grazie alla lucidità di pensiero di un Manuel Agnelli più in forma che mai e di musicisti tra i migliori in circolazione. E’ come se un pezzo di casa fosse venuto a trovarmi e sono orgogliosa di poterli vedere a Dublino, così come tanti gruppi internazionali che amo, a riprova che agli italiani, a questi italiani, non manca niente.
Il concerto si è tenuto all’Opium Rooms, un club piccolo ma accogliente, atmosfera intima quindi. Da questo punto di vista sono tornati alle origini, nonostante ormai gli spazi a loro dedicati siano molto più grandi. Pubblico per lo più di italiani, qualcuno è anche venuto appositamente dall’Italia per goderseli e supportarli fuori casa.
Con loro in tour Il Cile, cantautore di Arezzo, che propone brani dai suoi album Siamo morti a vent’anni e In Cile Veritas. Non lo avevo mai visto dal vivo e mi ha fatto una bella impressione, con dei grandi pezzi come Liberi di vivere o Cemento Armato.
Una breve pausa ed entrano gli Afterhours.
Iniziano con Né pani né pesci, Il mio popolo si fa e Oggi, una tripletta dall’ultimo disco, Folfiri o Folfox, a far capire subito che non ci sono compromessi e nessuna scaletta facile per accattivarsi i presenti. Per questo tour hanno fatto una scelta integralista, proponendo forse una delle scalette più difficili della loro storia. Molti pezzi dall’ultimo album, Folfiri o Folfox appunto, disco bellissimo ma delicato. Tutto è a nudo, il cuore e la voce di Manuel, i temi che tratta, le storie che racconta, la malattia, la morte, la necessità di andare avanti nonostante la perdita, “scoprendo che il dolore non era la destinazione vera”. Ci sono emozioni da raccontare, strumenti che le accarezzano, alternandosi in un bilanciamento da equilibrista. Eseguirlo dal vivo richiede parecchia emotività e concentrazione, sia sul palco che da parte del pubblico, la cui risposta diventa importante. C’è attenzione e voglia di partecipare. Tutto ci tocca nel profondo. Siamo già conquistati e presi. Quindi si torna qualche anno indietro con Ballata per la mia piccola iena e La sottile linea bianca, pezzi che non perdono di una virgola il loro fascino. E così ancora San Miguel, scenograficamente interpretata da Manuel Agnelli, e con Iriondo, D’Erasmo, Dell’Era e i nuovi arrivi Rondanini e Pilia (mai scelte furono più azzeccate) impeccabili. Il palco piccolo non aiuta i loro spasmi rock, più di una volta rischiano di scontrarsi (o si scontrano), ma tengono la scena magistralmente.
Da citare una emozionante Grande, La tempesta è in arrivo, fino agli albori di Male di miele e a chiudere questa prima parte Ci sono molti modi, suonata al piano da Manuel, pezzo che continua a strapparci il cuore romantico e sanguinante fin dai tempi di Ballate per piccole Iene. Una ragazza durante il concerto mostra una bandiera irlandese con una scritta, così Manuel carinamente rientra portandola a mo’ di mantello, mentre Roberto Dell’Era ci racconta di avere vissuto a Dublino parecchi anni fa. Manuel ci dice che è una bella città e di essere stati accolti molto bene. Mi ha fatto piacere, ci tenevo che la mia casa adottiva avesse cura, come fa ogni giorno con me, anche dei miei cari “amici” di una vita.
Questa sarà difficile da fare”… ed è La verità che ricordavo, in effetti, far volteggiare il microfono in poco spazio non è semplice, ma è tutto gestito al meglio, “è così che è essere sani”. Poi La vedova bianca, Padania, Bye bye Bombay, dove tutti siamo invitati a cantare, prima di una seconda pausa. “Fuori fuori fuori”, si urla, (era tanto che non lo sentivo in italiano) ed eccoli ancora per salutarci, stavolta davvero, con Quello che non c’è e Non è per sempre. Si chiude così, tra rock, quello che eravamo, quello che siamo diventati, commozione e un caldo abbraccio virtuale che sapeva di casa. A presto amici, grazie, venite a trovarci più spesso.

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