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Dalla parte giusta: Afterhours @ Casa delle musica (NA) 23/03/2017

08 Afterhours @ Casa Della musica (NA) 23 03 2017Il tempo si ferma e azzera la superficialità usata in polemiche, giudizi, teorie che franano inutilmente addosso a chi sa esporsi nel nome di una trasparenza e coerenza che rispondono prima di tutto all’onestà verso se stessi. Il tempo si ferma e pone nuda e cruda la verità sui palchi di molte città italiane toccate dal Folfiri o Folfox Tour 2017. La verità di una band che da circa trent’anni alimenta un progetto che va oltre generi e categorie. La verità di un primato che non è frutto di competizione, di paragoni. Gli Afterhours sono unici e incarnano tutta la forza, l’energia, la potenza, l’irruenza, la purezza e il candore che rendono paradossale e perciò meraviglioso il rock.
La sera del 23 marzo è la Casa della Musica di Napoli ad accogliere la band di Milano. Il pubblico delle grandi occasioni risponde caloroso, fin dal primo abbraccio lanciato al giovane Andrea Biagioni, talentuoso chitarrista e voce in crescita che Manuel Agnelli ha sdoganato dal talent XFactor spingendolo per direttissima all’apertura delle date degli Afterhours. Qualche cover, tra cui le impeccabili I’m on fire di Springsteen e Hallelujah di Leonard Cohen eseguita seguendo l’esempio dell’interpretazione di Jeff Buckely, e l’indedito Il mare dentro, firmato da Diodato, lasciano ben sperare nell’attesa dei suoi prossimi passi lungo il cammino di una ricerca che ne faccia emergere un profilo più definito.
Intorno alle 22.15 salgono sul palco i veri protagonisti. Né pasci né pesci e Qualche tipo di grandezza rendono i primi minuti del concerto quasi sovrumani, tale e tanta è la dose di adrenalina nell’aria, Manuel Agnelli sembra una belva indomita che lotta nel perimetro del corpo fino a raggiungere l’apice di un equilibrio complicato eppure così spontaneo tra forza fisica e intensità espressiva. Brano dopo brano, la vocalità appare come uno strumento che si piega e si adatta alla volontà, ai sentimenti, al furore, all’eterna giovinezza di un vate che vede netta questa realtà riuscendo a cantarla, con tutte le misere contraddizioni, con tutto il dolore e la reazione che si può scegliere di avere. Sul palco va in scena una dinamica delle parti perfetta: Iriondo, Pilia, Rondanini, Dell’Era , D’Erasmo sono orologiai che dominano il tempo con la sapienza dei veterani che sanno concedersi anche il lusso dell’estro e della divagazione.
Folfiri o Folfox, uscito lo scorso giugno, è al centro di questo tour e segna una direzione ben precisa: la morte, il cancro, la rivoluzione interiore determinata dalla perdita sono temi affidati ad una tessitura dei suoni minuziosa, attenta, ricercatissima definendo un livello di altissima tensione che rende straordinaria la carica empatica. Questo corso live degli Afterhours è molto particolare, insolito: il coinvolgimento emotivo sovrasta quello fisico, che riemerge però prepotente nei pezzi di reportorio. La parentesi delle date in teatro nel 2015 ha lasciato dei semi che hanno fatto sbocciare fiori segreti in questa nuova fase, è una sensazione che fa capolino in chi si ritrova così avvolto da un’atmosfera in cui striscia la narrazione di qualcosa che trascende le canzoni stesse, San Miguel e Folfiri o Folfox ne sono l’esempio per eccellenza.
Oggi, L’odore della giacca di mio padre, Grande segnano momenti di grande poesia, di commozione profonda.
Non ha molto senso citare tutti i brani di una scaletta lunghissima, che ha pescato anche da Padania, I milanesi ammazzano il sabato, Quello che non c’è, Ballate per piccole iene, senza tralasciare pezzi storici come Male di miele e Bye bye Bombay. Ha senso, invece, riflettere sull’importanza di una tale potenza comunicativa. Sentirsi parte di un evento del genere, del rito di certo rock, ti fa sentire non isolato, ma dalla parte giusta delle cose. Questa band ha l’intelligenza di dominare il sistema, sa occupare uno spazio-tempo per manifestare un’alternativa possibile in cui la gente si riflette. Mi piace pensare alla verità che cercava Auden, una verità che coincideva con la meraviglia, lo stupore, l’imprevisto, la concretezza, qui, adesso. E credo proprio che la verità degli Afterhours sia così, in movimento, indefinibile, e che vuole essere cercata, lasciandosene sorprendere… appunto.

Galleria fotografica di Luigi Maffettone

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