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Oltre la canzone: Brunori Sas @ Estragon (BO), 26-02-2017

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Ricordo poco le date. Ho un problema di memorizzazione dei dati giorno-mese-anno. Senza l’aiuto del web non sarei quindi riuscito a collocare temporalmente il ricordo (questo invece assolutamente vivido) del primo concerto della Brunori Sas al quale ho assistito.
Padova, 31-10-2009. Il Vol 1, disco d’esordio della Sas, era uscito da poco più di quattro mesi e il locale La Mela di Newton inaugurava proprio con quel concerto.
Ricordo la serata, ricordo la musica, ricordo i sorrisi e le risate, ricordo il pubblico che cantava, ricordo i botti dei tappi di Prosecco.
Sono passati più di sette anni e quattro dischi per la Brunori Sas, un progetto musicale nato un po’ per scherzo, quasi per scommessa, che ora si trova a fare continui soldout nei più grandi locali per la musica dal vivo dello Stivale.
Il tour di A casa tutto bene, disco uscito il 20 Gennaio, è appena iniziato ma a Bologna ha dovuto raddoppiare la data (Dario, al prossimo tour toccherà a tutti provare l’ebrezza del palazzetto!).
Il 26 Febbraio, la seconda delle date bolognesi, le pareti dell’Estragon sanno già cosa da lì a poco accadrà sul palco, mentre il pubblico attende cuocendosi nella propria curiosità. Il compito di aprire la serata spetta al bravissimo Nicolò Carnesi. Il cantautore siciliano è un altro che, come Brunori, con il tempo è cresciuto in modo impressionante. Solo sul palco insieme alla sua chitarra riesce a colpire con i suoi brani freschi ma malinconici, divertenti ma mai sguaiati, semplicemente intelligenti e curati. Anche in assenza dei ricchi arrangiamenti strumentali presenti nell’ultimo disco Bellissima noia, il set scorre piacevole concludendosi tra copiosi applausi.
Entra la band e poi Dario Brunori, accolti da applausi e grida. Il pubblico è eterogeneo: i giovanissimi stanno sotto il palco, ma buona parte ha superato anche abbondantemente i trent’anni.
La prima cosa a colpire è senza dubbio il palco: grande, illuminato da un fondale di pannelli led, con i musicisti disposti a diverse altezze e Dario in mezzo al palco. Se agli esordi era la Sas a doversi adattare ai palchi dei locali, ora avviene esattamente il contrario. Se prima il carisma e l’ironia di Dario Brunori erano il fulcro del live, ora la band è esaltata e concorre come mai prima al trionfo conclusivo del concerto.
Di fronte al pubblico non ci sono solo canzoni ed un menestrello, ma c’è una squadra che si muove come fosse un corpo solo, una band che riesce davvero a fondere le proprie singole anime fino ad esplodere in dono al suo pubblico.

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Si inizia con La verità, il primo singolo estratto da A casa tutto bene. Segue il ritmo de L’uomo nero e la magia emozionale di Canzone contro la paura (un asso calato forse fin troppo presto questa sera).
Come segnalato dallo stesso cantautore, c’è ovviamente il tempo anche di spolverare qualche brano vecchio: Come stai è ormai un “inno brunoriano”, che però forse viveva meglio nella più asciutta versione originale.
Fra milioni di stelle, Pornoromanzo, l’incanto di Lei, lui, Firenze fino ad Arrivederci tristezza. Si ride e si piange (sì, qualche lacrimuccia l’ho vista davvero guardandomi intorno).
Le canzoni della Brunori Sas hanno una particolarità: contengono due livelli di lettura. Al primo arrivano tutti facilmente: buone canzoni orecchiabili e piacevoli. Il secondo livello di lettura è più raffinato: di ascolto in ascolto, chi ha la volontà di fermarsi a riflettere sulle parole può trovare significati profondi, delicatezze testuali e profondità non scorte prima… è in quel momento, proprio in quell’istante nel quale si comprende il dettaglio in più, che la lacrima cerca la libertà.
Nella versione dal vivo Don Abbondio si svela come un gran pezzo, denso e strutturato, mentre la nuova versione di Rosa suona un po’ eccessiva, anche se di grande impatto.
Pausa, mentre il pubblico attende il doveroso bis.
Guardia ’82 è la canzone della bandiera, io mi immagino Dario, come Neil Armostrong fece sulla Luna, piantare una bandiera con il suo volto sulla spiaggia di Guardia Piemontese, se lo meriterebbe. E’ cantata in coro da tutto l’Estragon insieme al solo Brunori al piano.
La successiva Kurt Cobain anticipa il saluto finale con la incantevole Secondo me, uno dei brani più delicati ed emozionanti del nuovo disco.

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La straordinarietà di questo concerto risiede nella capacità di riuscire ad unire pubblico e artisti al cospetto di “belle canzoni”, ma di canzoni intese come espressione di “anime belle”. C’è un magnetismo particolare nell’aria, qualcosa che tra gli artisti in circolazione e il loro pubblico è piuttosto raro. Un riconoscersi simili che va oltre ai gusti e all’estetica musicale. Non vengono seguite mode radiofoniche, ma viene consacrato, con umiltà, il proprio modo di essere.
Dice Brunori: “Se canti il popolo sarai anche un cantautore / Sarai anche un cantastorie / Ma ogni volta ai tuoi concerti / Non c’è neanche un muratore”. E così mi guardo intorno per cercare tra quelle alzate al cielo, almeno un paio di mani grandi e logore, ma in effetti non le trovo. Torno a casa arrovellandomi sul senso di tutto ciò, cercando risposte e nuove domande.
Lunga vita a tutta la Sas e a coloro che si concedono un “na-na” per divincolarsi dai propri guai o per rincorrere i propri sogni. Bravi tutti.

Gallery fotografica di Emanuele Gessi

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