See Emily play / Call and Response
“Agosto, il mese più freddo dell’anno” cantano i Perturbazione. Fortunatamente però in questo periodo sono tanti coloro che si divertono sotto il sole al mare, mentre altri si trovano a godere del fresco in montagna, poi ci sono anche quelli che lavorano in città, e quelli che le visitano.
Così capita di trovarsi a bere uno spritz a Venezia accorgendosi subito dell’ottima scelta musicale del barista: Pink Floyd, probabilmente il best of (Echoes).
Dopo la bellissima giornata tra le calli veneziane, canali e crostini al baccalà, cerco su internet informazioni sulla splendida mostra vista nel chiostro della chiesa della Madonna dell’Orto al Cannaregio. La magnifica chiesa, contenente anche dipinti del Tintoretto, è apparsa un po’ per casa mentre vagavo in un percorso poco turistico, tra i profumi veri della città di Venezia. La mostra ad ingresso libero era un’occasione troppo ghiotta per essere sprecata. Pietre la cui bellezza è difficilmente descrivibile, sulle quali sono scolpiti volti umani tra le venature e le naturali crepe di alabastro, marmo, onice, dolomite. Immobili nella loro maestosità, serietà, fierezza, custodi dei millenni e degli eventi che hanno creato la pietra e poi la scultura.
Il web mi offre subito una scoperta incredibile riguardo la mostra intitolata Call and Response: l’artista si chiama Emily Young, britannica che vive ormai da anni in toscana, persona che ha ispirato il brano del 1967 See Emily play, dei Pink Floyd.
Si tratta di un brano magico, il secondo singolo della storia dei Pink Floyd, uno dei primissimi passi di questi giganti della musica internazionale.
Il brano, scritto da Syd Barret, narra di un sogno nel quale apparve e fu protagonista proprio Emily Young. Il volto di Emily era evidentemente noto a Syd Barret perchè ai tempi l’attuale scultrice di fama mondiale era una studentessa quindicenne chiamata “la ragazza psichedelica”, semplice avventrice dei locali nei quali gli esordienti “Pink Floyd Sound” erano soliti suonare.
Ora Emily Young vive in Italia, in Toscana, è considerata la più grande scultrice britannica vivente, espone a Venezia, dove io ho potuto casualmente vedere le sue opere, e dove ho potuto sorseggiare uno spritz all’Aperol ascoltando il best of di una band che lei vide realmente nascere… la stessa band che nel 1989 proprio nella città lagunare realizzò uno di più famosi concerti della storia (nonché uno dei più discussi). Quando si dice “il caso”.
Emily Young scoprì molto più tardi, da una biografia dei Pink Floyd, di essere stata musa ispiratrice di Syd Barret, quel ragazzo con il quale scambiò anche qualche parola nelle sere londinesi della sua gioventù. La stessa Young in parte nega di essere la protagonista della canzone in quanto Barret utilizzò quella narrazione per parlare di sé, del suo lato creativo e del suo eccesso nell’uso di LSD.
Ne rimane comunque una favolosa storia, una curiosità che fa da ponte tra luoghi e tempi tramite l’arte, legata alla musica nel cuore di un appassionato e agli occhi che non si stancano mai della bellezza.
Call and Response
esposizione delle opere di Emily Young
dal 9 Maggio al 22 Novembre 2015
Chiostro della chiesa di Madonna dell’Orto, Cannaregio 3512 – Venezia
Link: Call and Response