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Whiplash

Whiplash

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Andrew è tra noi. E’ il ragazzone un po’ sfigato, silenzioso e con pochi amici che tutti hanno avuto come vicino ci casa, compagno di banco o amaramente riconosciuto di fronte allo specchio ogni mattina. Uno di quelli che a diciannove anni va al cinema con papà, che ha paura di alzare lo sguardo, che sbatte la testa sempre sugli stessi spigoli. Andrew soffre però di tutto ciò, in particolare la consapevolezza di essere banale e inutile. Lo attanaglia un solo pensiero: morire senza che nessuno parli di lui per qualcosa di grandioso realizzato in vita, non essere ricordato. Che cosa terribile. Gli affetti interessano poco ad Andrew, e nel caso essere ricordato dal padre o da una moglie ha poca importanza per lui. La vita può essere usata meglio, pensa Andrew, può essere vissuta per godere di cose fantastiche regalandone altrettante, e passare alla storia. Rimanere, sempre.
Per questo Andrews suona. La batteria è tutto.
Al più prestigioso e severo conservatorio di Manhatthan il giovane allievo Andrew incontra il più temibile dei docenti. Il pazzo Terence Fletcher, interpretato magnificamente da J.K. Simmons, riconosce nel ragazzo qualcosa che deve essere svelato, messo a nudo, estirpato da quel guscio di carne giovane che è Andrew.
Fletcher è l’alter-ego del Sergente Istruttore Hartman di Full Metal Jacket: medesima violenza verbale e psicologica sui suoi allievi prossimi all’esaurimento nervoso, vittime di umiliazioni pubbliche che strappano sorrisi al sapore di bile. Il metodo dell’insegnante però porta forse i suoi frutti in un rapporto di venerazione-odio da parte del giovane batterista.
La trama del film non può essere svelata ulteriormente. Le cose di cui è bene parlare di questa emozionantissima pellicola cinematografica sono però comunque tante.
Prima di tutto si può parlare della magia. Quella della musica, quella che ogni appassionato di qualsiasi genere può provare nel vedere una band prepararsi. Il rumore caotico di tutti gli strumenti estratti delle loro custodie, il luccicare degli ottoni, il rumore delle dita che sfregano sulle ruvidità delle corde, lo stridere delle chiavi che vengono girate durante l”accordatura, lo scrocchiare delle ossa e dei muscoli dei musicisti che si preparano, il fruscio dei fogli, il lieve sibilo di un panno che scivola sul legno lucido, il chiacchiericcio disinvolto negli ultimi attimi prima della concentrazione più profonda. I passi del direttore d’orchestra che arriva. L’assordante silenzio della tensione, tale da poter riconoscere il crepitio dei propri sogni prossimi al collasso, mai così fragili.
Si può parlare anche della dedizione e della forza, del rialzarsi dopo essere caduti, del sudore che bagna la fronte. Il corpo è lo strumento della nostra vita, ed il sangue che si vede uscire dalla mani distrutte di Andrew è il simbolo di una volontà che va oltre il corpo. Il sangue come passione, il livido come orma lasciata nel cammino.
Poi si può parlare dei diversi approcci alla vita, delle scale di valori, dello scontro generazionale, degli affetti e dei freni che impongono alle ambizioni più grandi.
Soprattutto si può parlare di Musica. La “emme” maiuscola è d’obbligo in tal caso, si parla di jazz. La libertà e l’anima espressa nella perfezione di un’esecuzione matematica: il miracolo della musica è tutto lì. Whiplash, come forse nessun’altra pellicola, rende magistralmente l’idea di questa assoluta follia chiamata Musica. Un crinale da percorrere senza errori, con un carico di passione e anima che toglie il fiato di battuta in battua: guai sbagliare. Commettere un errore significa offendere la musica stessa. Whiplash, eccedendo forse, esalta la solennità della Musica, il rispetto che ad essa va dovuto, l’umile sottomissione, che tanti troppo spesso dimenticano.
Whiplash è anche un capolavoro di regia e sceneggiatura (esordio di Damien Chazelle in un lungometraggio), che non perde mai il ritmo e mantiene lo spettatore incollato, costringendolo ad appassionarsi, a sorprendersi, a soffrire le pene dell’inferno con il protagonista Andrew interpretato da Miles Teller.
In Whiplash c’è la lotta per l’autodeterminazione, e c’è la sua conquista finale. La fine della pellicola per il protagonista è un nuovo inizio che rimane celato. Proprio come accade a noi nella vita reale, che non sappiamo mai cosa accadrà nel domani, ma vediamo così bene solo e soltanto ogni singola goccia di sudore versato, in cui ci specchiamo, talvolta ci lasciamo affogare perchè non abbastanza testardi come Andrew.

Titolo: Whiplash
Scritto e diretto da Damien Chazelle
Attori principali: Miles Teller, J. K. Simmons, Melissa Benoist
Produzione: USA 2014
Premi vinti: Golden Globe attore non protagonista J.K. Simmons, Sundance Festival 2014 premio della giuria e del pubblico
Nomination: Oscar come miglior film , miglior attore non protagonista, miglior sceneggiatura non originale, miglior montaggio, miglior missaggio sonoro

Whiplash – trailer

Locandina

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