Home / Editoriali / Se un sogno si attacca come una colla all’anima” Afterhours @ Estagon Club (BO) 06/10/12

Se un sogno si attacca come una colla all’anima” Afterhours @ Estagon Club (BO) 06/10/12

Quando si parla di “amore” la razionalità deve essere messa da parte e scattano delle decisioni che sembrano pazzie, ma che alla fine si rivelano sempre quelle più giuste. Se poi si tratta di inseguire la musica, allora non bisogna pensarci su manco mezzo secondo e partire. Ed è così che ho deciso di avventurarmi verso Bologna per andare a seguire l’ultima data del tour degli Afterhours.  E devo dire che ne è valsa decisamente la pena!
Prendo posto davanti alla transenna e aspetto. Per la riuscita di un concerto non basta la band, deve scattare qualcosa tra palco e pubblico. Io la chiamo “botta allo stomaco” e arriva subito, appena gli artisti entrano in scena. Non sempre la sento, ma quando arriva non sbaglia mai e preannuncia uno spettacolo speciale. Il 6 ottobre 2012, alle are 22.30 circa, appena gli Afterhours sono saliti sul palco dell’Estragon, ho sentito come un pugno alla bocca dello stomaco e ho capito al volo che sarebbe stata una serata unica. Il tour è quello per la presentazione di Padania, il loro ultimo discusso album. Gli Afterhours ci hanno abituato a spiazzarci ad ogni nuova uscita discografica perché sono una band viva, che non si accontenta del successo facile e cerca di non ripetersi. Padania è uno dei più sperimentali tra gli album della band di Agnelli: un album non facile, che ha diviso la critica e pure lo zoccolo duro dei supporters. Padania è pure l’album che segna il rientro ufficiale di Xabier Iriondo nella band capitanata da Manuel Agnelli: un rientro che si è fatto sentire alla grande anche dal vivo.
La partenza è affidata a Metamorfosi: la voce di Agnelli si arrampica tra i vocalizzi per arrivare alla vetta del cuore della platea. Il set si muove tra i brani nuovi, ma non mancano incursioni nel passato: La vedova bianca e La verità che ricordavo (con quel microfono che rotea nell’aria) sono pezzi che scaldano tutti i presenti. Manuel canta di sogni che si attaccano come una colla all’anima e la folla risponde in delirio. Sul palco c’è una band coesa, che si muove all’unisono, che sprigiona energia da ogni sguardo, da ogni gesto. Spreca una vita con la sua rabbia, la malinconica Nostro anche se ci fa male, Ci sarà una bella luce, Costruire per distruggere scivolano via come perle di una collana liberate dal filo che le teneva unite. Si spargono nell’aria per poi ricadere sulla folla che le raccoglie come tesori preziosi. La classica Male di miele scatena il pubblico che l’aspetta sempre con ansia; E’ solo febbre, Ballata per la mia piccola iena, Il paese è reale sono pezzi di un passato che ricordano più di vent’anni di storia di una band piena di carisma e vitalità. Arriva anche il momento del salto nel buio di Bunjee jumping, con l’archetto di D’Erasmo che sferra stilettate nell’anima. L’intesa tra Dell’Era e D’Erasmo, lo scambio tra Iriondo e Agnelli, la foga del battito di Prette e la puntuale presenza di Ciccarelli sono elementi imprescindibili che fanno di ogni concerto degli Afterhours un evento unico, che incolla i fans alla transenna. La terra promessa si scioglie di colpo precede uno stop nel set, che riprende alla grande nel giro di pochi minuti perché il pubblico reclama la band sul palco.
Al rientro sul palco Manuel annuncia che deve leggere un comunicato importante: dal web si apprende che Agnelli sarebbe morto da qualche ora… Uno scherzo di pessimo gusto da parte di un qualche buon tempone che però non ha scalfito di una virgola l’artista milanese che con la sua splendida ironia ci regala una 1.9.9.6. da cardiopalma! Posso avere il tuo deserto, con Manuel che fa roteare la chitarra in aria e quel “razionalità” che si leva dal palco come un urlo liberatorio, è uno splendido regalo, Bye Bye Bombay è una gradita conferma e Ci sono molti modi arriva a colpire dritto lo stomaco.
Ancora pochi minuti di pausa poi la band si riappropria del palco, ma non da sola: con loro, infatti, c’è Giulio Favero de Il Teatro degli Orrori per eseguire Lasciami leccare l’adrenalina e una potentissima Dea. Una presenza che fa esultare la platea che è in visibilio. Voglio una pelle splendida arriva puntuale a chiudere il set, almeno stando alle intenzioni di Agnelli e compagni. Ma il pubblico non è dello stesso avviso e non si muove di un passo: non ne ha ancora abbastanza perché quando si respira musica onesta e adrenalina allo stato puro non si vorrebbe mai smettere. Così la band torna sul palco per una splendida Quello che non c’è che chiude due ore abbondanti di concerto. Gli Afterhours se ne vanno, tra ringraziamenti a chi li ha seguiti e supportati durante tutto il tour (dai tecnici ai ragazzi del merchandising) e applausi ad un pubblico molto molto carico che ha reso il concerto un evento unico.
Gli Afterhours si sono confermati ancora una volta una band rara, riuscendo a stupire il pubblico con un’indimenticabile performance mozzafiato. Un pubblico che li aspetta presto per altre emozioni, quelle che loro sanno regalare in modo diverso da tutti. (Foto di Emanuele Gessi – Lost Gallery)

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