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Fuga da scuola – Dainocova

L’anno passato è appena finito. Quello nuovo appena si percepisce e già dice molto, molte cose che non vorremmo ascoltare. Di sicuro è inverno. I cieli, tutti, si rompono in pezzi asimmetrici e scampano come possono ai giorni tutti uguali. Uno dopo l’altro, in fila indiana, i tramonti tengono in mano delle storie. Le porgono senza boria a chi ha un minuto per stare a sentire: storie bellissime, se solo hai bisogno di ascoltare. Il freddo tarda, questa volta. Il tempo è lento a mutare in ghiaccio e quel rimasuglio di primavera non vissuto istiga ogni santo mattino a un risveglio che provi ad essere, almeno, un risveglio di cuore. Si vede il mare da qui. Lo si sente, per dirla tutta. Si finisce per impararlo un pochino di più, fra i muscoli delle sirene e gli addii delle acciughe. Se si è amato forte anche solo per un minuto, se per una volta almeno si è tentato un furto al proprio destino di affanni: il mare indovina il verde dell’entroterra e lo risputa blu, con la semplicità delle note messe in fila e che non osano stonare nemmeno il dolore. È un bel posto, Dainocova, dove sostare e da cui affacciarsi. È una manciata d’anni e d’esperienza capaci di accogliere e custodire, una casa di pietra senza porta, con le finestre rivolte verso est, muri che ascoltano il vento e il vento, eccolo, è musica. Sono piccole le cose che rendono grande un ricordo: ecco il segreto di questo disco; ecco gli accordi muoversi ed un sorriso salire, dalle mani agli occhi, come quando hai un segreto e vorresti che qualcuno lo raccontasse al posto tuo. Fragrante, morbido, un pochino più anziano della sua età: un disco che non vuole cambiare niente e forse, proprio per questo, finisce per indovinare qualcosa. Ad esempio un certo bisogno di pulizia nello scrivere canzoni: fare canzoni che somiglino a chi le ascolta, ai giorni, al bisogno di cura di chi le ascolta. Non c’è rumore qui: ci sono solo chitarre, basso e batteria. Non c’è frastuono: compare il pianoforte, ad un certo punto, ed è un taglio dell’orizzonte, semplicemente.
È un buon posto, Dainocova, dove fermarsi e lasciarsi immaginare: da una poesia che è pane caldo, dal dire la musica come avrebbe amato Monsieur Hulot. Certo mare è pop, di fatto, ma il salmastro fatica nell’arrendersi ai generi: non funziona così anche con i sogni? Dainocova è il progetto solista di Nicola Porceddu, cantautore, batterista e sperimentatore. Consigliatissimo.

Credits

Label: Moka – 2011

Line-up: Dainocova:testi e musiche, chitarra acustica, voce e sampling; Luca Gambula (chitarra elettrica) – Andrea Siddu (batteria) – Luigi “Zock” Zoccheddu (basso e cori) – Francesco Tocco (pianoforte, track 6). Artwork by Moka produzioni + Neeva. Disegni: Dainocova. (batteria)

Tracklist:

  1. Sirene e acciughe
  2. Inverno contro tutti
  3. Stessa compagnia
  4. Perso in campagna
  5. Proprio strani
  6. Occhi da minatore
  7. Caccia alle farfalle
  8. Il tempo di un toast
  9. Sulla luna

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