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Sette pietre per tenere il diavolo a bada – Cesare Basile

Giochiamo al gioco del rovescio, il rovescio della medaglia. Guardiamo in faccia la testa senza dimenticare che cela una croce. Sul palmo della mano il metallo brucia, come il tradimento, come una menzogna. La carne sente prima del cuore. Sulla carne restano i segni. Ma è nel petto che si annida la memoria. I segni senza il cuore non sono che bellezza profanata. I segni senza il cuore sono tappe senza viaggio, punti nel caos, un brutto tiro giocano all’ordine, quello apparente delle simmetrie. Vestiamo un abito d’ossa e carne, siamo animali e il sangue che ci scorre nelle vene, ma possiamo altro, possiamo la lucidità delle cicatrici: possiamo il ricordo, la fede, la resistenza, l’orgoglio, la paura, l’amore, l’esilio, l’oltraggio. Testa e croce. Possiamo dirci la verità come stessimo saziando gli istinti del ventre: mangiando pane, bevendo vino, appagando la carne, uccidendo il nemico, lasciando alle lacrime il loro destino di supplica. Nudi: come il bisogno di cibo, la sete, il desiderio, la morte, l’amore; come la storia, assassina e assassinata, presa e vendicata, mendicata e saggia. Nudi come una preghiera, una sassata, uno sparo. Spogliati dal lusso delle rime, svezzati una seconda volta con zuppe di terra e carte da decifrare. Ridotti a cencio e soli, su quest’isola che è la Sicilia ma non solo, un nodo in gola ma non solo, uno sputo ma non solo. Giochiamo al gioco del rovescio, il rovescio della medaglia. Su una faccia Fabrizio De Andrè, Emil Cioran, la Macedonia; sull’altra Danilo Dolci, Rosa Balistreri, il sicilianu, i tarocchi, un presagio. Sette pietre per tenere il diavolo a bada: dieci canzoni conficcate nel cuore di una Madonna Mediterraneo che prega volgendo lo sguardo ad ovest, ad un oltreoceano di timbri e corde dove il folk e il blues si incontrano e diventano istinto poetico; dieci canzoni spogliate eppure gravide di suono, generose, mai prolisse, arrangiate al segno della tradizione, delle astinenze, di un rock uncino, appuntito, adulto. Cesare Basile firma dieci nuovi paragrafi di un testamento privatissimo cui attingere è stupore e malinconia, ispirazione e dolore, fastidio e grazia; un testamento privatissimo che riguarda l’ombra di ciascuno: occorre avere il coraggio di non voltare la testa dall’altra parte.Che alle volte una canzone è un asino che raglia E l’amore una faccenda troppo delicata Quest’amore è una faccenda troppo delicata per lasciarla a voi” (L’ordine del sorvegliante).Ora fate voi.

Credits

Label: Urtovox – 2011

Line-up: Cesare Basile (chitarre, ukulele, banjo, cigarbox guitar, percussioni, voce) – Enrico Gabrielli (fiati, cori) – Rodrigo D’Erasmo (violino, cori) – Alessandro Fiori (Chitarra) – Luca Recchia (basso, cori) – Alessio Russo (percussioni) – Massimo Ferrarotto (percussioni) – Toni Kitanovsky (guitar noise) – Lorenzo Corti (chitarra elettrica) – Marcello Caudullo (chitarra elettrica) – Micol Martinez (voce) – Vera di Lecce (voce) – Daniela Ardito (voce) – Alfredo Aliffi (bass noise) – Roberto Dell’Era (basso) – Roberto Angelini (lap steel) – Salvo Compagno (tammorre) – Enzo Mirone (tammorra) – Fulvio Di Nocera (arco). Arrangiamento d’orchestra (orchestra della radio nazionale macedone):John Bonnar. Prodotto da Cesare Basile con Guido Andreani e Luca Recchia (track 3 e 10 prodotte da Cesare Basile e Lorenzo Corti). Testi di Cesare Basile; La Sicilia havi un patruni di Ignazio Buttitta e Rosa Balistreri (batteria)

Tracklist:

  1. L’ordine del sorvegliante
  2. Il sogno della vipera
  3. L’impiccata
  4. Strofe della guaritrice
  5. E alavò
  6. Elon Iar Ler
  7. Sette spade
  8. Lo scroccone di Cioran
  9. La Sicilia havi un patruni
  10. Questa notte l’amore a Catania

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