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The Age of Adz – Sufjan Stevens

La prolificità di Sufjan Stevens non è ormai un segreto per nessuno ma, nonostante in questi ultimi anni il genietto di Detroit non sia stato fermo un attimo tra partecipazioni a compilation, colonne sonore, dischi di out-takes ed ep, il suo ultimo album vero e proprio, tra l’altro splendido, risaliva al 2005 e si chiamava Come On Feel The Illinoise. Così, dopo un assaggio datoci dal recente Ep All Delighted People, ecco arrivare, succulento, un nuovo album e, per la prima volta, manca un concept ad unire i brani. Ciò che si nota sin dai primi ascolti di questo The Age Of Adz è certamente un uso molto più denso dell’elettronica, che sembra continuare a percorrere quella strada che aveva intrapreso con i brani You Are The Blood e Blood pt.2, contenuti nella compilation Dark Was the Night. E se quei due brani erano davvero un trionfo totale dell’elettronica, il nuovo lavoro di Sufjan Stevens non disdegna per niente il suo impianto sonoro tradizionale e le sue peculiarissime e spesso complessissime orchestrazioni, giungendo ad un risultato che è davvero particolarissimo e, ancora una volta, nuovo. La commistione delle due componenti, quella classica e quella moderna, quella antica e quella nuova, è ravvisabile come la caratteristica principale del nuovo lavoro dell’autore americano. Ma la vera novità, che non fa altro che confermare il genio assoluto dell’artista in questione, è il modo col quale il suddetto riesce ad utilizzare le diverse componenti di cui si serve. Sembra quasi di ascoltare due orchestre, una sinfonica, costituita dai suoni degli strumenti classici quali archi, fiati e percussioni, e l’altra completamente elettronica, costituita da tutta quella miriade di suoni ai quali fanno capo sintetizzatori, sequencer, drum machine e chi più ne ha più ne metta. Due orchestre che suonano insieme su una base compositiva costruita sempre e comunque su elementi pop. Il risultato è stupefacente perché, se l’orchestra sinfonica è utilizzata in maniera classica a livello di arrangiamenti, l’elettronica ha un ruolo del tutto (s)travolgente e moderno. Scompiglia le strutture dei brani, fornisce le chiavi ritmiche sulle quali si sviluppano le orchestrazioni classiche, diviene il collante ideale per reinterpretare il classico e darne una visione del tutto innovativa superando anche quella distanza che vi è tra i concetti di verità e artificiosità. All For My Self rappresenta benissimo quanto appena detto, una struttura corale classica che si muove sui ritmi sghembi creati dall’elettronica e si tramuta in qualcosa di nuovo. Non si tratta del classico rivisitato in chiave moderna, ma bensì del classico e del moderno utilizzati insieme ed ognuno nella propria maniera tradizionale, in modo tale da creare qualcosa di ancora più moderno. Quel che riesce a fare Sufjan Stevens con gli elementi a sua disposizione è davvero impressionante, ancora una volta un lavoro articolatissimo, stracolmo di materiale, ricchissimo di idee mescolate tutte insieme con grande gusto e sapienza all’interno degli undici brani. E anche se vi sono momenti in cui è possibile riscontrare una prevalenza della componente dream pop (Vesuvius), altri in cui prevale la componente elettronica (Too Much), altri in cui a mostrarsi maggiormente è la componente classica (Now That I’m Older), The Age of Adz possiede comunque la forza di essere un lavoro compatto, nel quale tutti i molteplici elementi sanno fondersi e mostrarsi insieme in tutti i brani e la magniloquente suite finale di oltre 25 minuti di durata (Impossible Soul) sembra contenere in sé tutto quanto affermato sinora. Ma The Age of Adz è anche un lavoro nato con la volontà di rispecchiare, a partire dallo stesso titolo, l’arte di Royal Robertson, artista paranoico e schizofrenico, profetico e fantascientifico, al quale il disco è dedicato (è possibile ammirare i suoi lavori in copertina e all’interno del booklet). Ancora una volta l’opera di un artista che insegue il concetto antico de “l’arte per l’arte”, che sperimenta, osa in continuazione e, incredibilmente, vince sempre.

Credits

Label: Ashmatic Kitty Records – 2010

Line-up: Sufjan Stevens

Tracklist:

  1. Futile Devices
  2. Too Much
  3. Age of Adz
  4. I Walked
  5. Now That I’m Older
  6. Get Real Get Right
  7. Bad Communication
  8. Vesuvius
  9. All for Myself
  10. I Want To Be Well
  11. Impossible Soul

Links:Sito Ufficiale,MySpace

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